Voci lontane… sempre presenti di Terence Davies
Voci lontane… sempre presenti (Distant Voices, Still Lives, Gran Bretagna 1988). Dramma e commedia sono gli stili in perfetto equilibrio che Terence Davies usa nel raccontare, attraverso gli occhi di un bambino, l’Inghilterra dalla WW2 agli anni Cinquanta.
Il vissuto del regista (Davies nasce a Liverpool nel novembre del 1945) si riversa nel ritratto di una working-class family cattolica di Liverpool vessata da un padre odiato e amato (Pete Postlethwaite).
Il film è ‘invisibilmente’ diviso tra una prima parte (Voci lontane) che mette al centro del racconto la figura del padre e una seconda parte (Sempre presenti) che mette al centro del racconto la madre e i figli. Scritto e diretto dall’inglese Davies, venne presentato al 41º Festival di Cannes nella sezione “Quinzaine des Réalisateurs” dove vinse il FIPRESCI (il premio dato dalla Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) e, nello stesso anno, il Pardo d’oro al Festival di Locarno.
Duro e lucido, di questo film il critico e autore cinematografico inglese David Robinson scrisse: “Il ritratto più vivido, condensato e penetrante della classe operaia nell’arte contemporanea britannica“.
L‘invenzione di Morel di Emidio Greco
Di nuovo disponibile in DVD
Un film italiano che ha segnato un’epoca. Tratto dal celebre romanzo di Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel del 1940 viene portato per la prima volta sul grande schermo da Emidio Greco nel 1974. Un film che s’interroga sugli strumenti di rappresentazione/riproduzione della realtà e sul loro potenziale conoscitivo.
Un evaso approda in un’isola deserta, dove scopre un palazzo apparentemente abbandonato, eppure popolato di gente che vi conduce una vita eccentrica e dissipata. Incuriosito e attratto da una delle donne, Faustine, il naufrago cerca di avvicinarsi a lei, ma invano: la donna non mostra di vederlo, è come se egli non esistesse…
Anna Karina/Faustine e Giulio Brogi/Il naufrago danno una presenza straordinaria al reale e al virtuale, aiutati dalla ‘fotografia sensoriale’ di Silvano Ippoliti, dalle scenografie di Amedeo Fago che comunicano bene il senso di ambiguità e sospensione di una dimensione temporale e spaziale, dal montaggio di Mario Chari e dalla musica di Nicola Piovani.
Un film che ancora oggi colpisce e inquieta per una realtà riprodotta più tangibile della realtà stessa.