« Ognuno è libero di speculare a suo gusto
sul significato filosofico del film,
io ho tentato di rappresentare
un’esperienza visiva,
che aggiri la comprensione per penetrare
con il suo contenuto emotivo
direttamente nell’inconscio. »
(Stanley Kubrick parlando di
2001: Odissea nello Spazio)
Torna in sala 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) il film di fantascienza di Stanley Kubrick del 1968, basato su un soggetto di Arthur C. Clarke, il quale ha poi tratto dalla sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo.
Fino al 15 febbraio, il capolavoro di Stanley Kubrick restaurato in 4K dal regista Christopher Nolan verrà proiettato in molte sale in tutta Italia in occasione dei 100 anni della Warner Bros.
Benché molti ritengano la pellicola ispirata al racconto di Clarke La sentinella, lo stesso autore ha affermato che “La sentinella assomiglia a 2001 come una ghianda assomiglia a una quercia adulta”.
Il film di Kubrick è considerato unanimemente un capolavoro della storia del cinema e costituisce una svolta epocale per il cinema di fantascienza.
Nel 1991 la pellicola è stata giudicata di rilevante significato estetico, culturale e storico, e inserita nella lista di film preservati nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al ventiduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al quindicesimo posto.
Prologo: dopo aver “scoperto” un misterioso monolite un gruppo di scimmie dimostra di possedere la scintilla dell’intelligenza. I primati la applicano subito usando un osso come strumento per cacciare, ma anche come arma per uccidere altri loro simili. Anno 2001: sulla Luna viene scoperto un misterioso monolite, identico a quello preistorico, che riceve impulsi da Giove. Qualche tempo dopo, diretto verso il pianeta maggiore del nostro sistema solare, l’astronauta Bowman è costretto a “uccidere” il computer Hal 9000, colpevole della morte dell’equipaggio. Anche per lui però non c’è ritorno.
Il rapporto fra 2001: Odissea nello spazio e le teorie di Nietzche è molto profondo. Il primo segnale di questa relazione ci viene fornito dal regista già dalla prima inquadratura. L’allineamento tra la Terra, la Luna e il Sole, infatti, ci viene presentato sulle note del Così Parlo Zarathustra, quasi a voler rimarcare sin da subito una delle possibili chiavi di lettura dell’opera. I legami che uniscono 2001: Odissea nello spazio a Nietzche, tuttavia, non si esauriscono in una semplice omonimia.
Se per Nietzche, infatti, l’uomo rappresenta nient’altro che una corda tesa fra la bestia e il super-uomo, una concezione analoga è ravvisabile nel film di Kubrick, che si apre quattro milioni di anni fa, in un mondo popolato di scimmie antropomorfe, prosegue nell’era dell’uomo con il viaggio sulla Luna prima e verso Giove poi, per concludersi oltre l’infinito, quando l’astronauta Bowman supera i suoi limiti umani per evolversi in qualcosa che è oltre l’umano.
Secondo questa visione evolutiva, ogni fase presenta dei forti legami con quella precedente, in una sorta di catena indissolubile che determina lo sviluppo della vita. Ogni fase ha già in sé l’embrione dello stadio successivo: ciò che saremo è conseguenza diretta di ciò che siamo stato. Ecco qui un altro tema caro a Nietzsche: quello dell’eterno ritorno, ossia ciò che fa del divenire l’essere. Già, perché il viaggio di Bowman è un viaggio alla scoperta dello spazio sconosciuto, ma è anche e soprattutto un viaggio interiore alla scoperta di sé. Non a caso, infatti, 2001 è un’odissea, nel senso più profondo di nòstos, ossia un ritorno (eterno?) verso qualcosa che già si era pur senza averne la consapevolezza.