Autopsy è il nuovo film dell’orrore realizzato dai produttori di Insidious e Sinister. Diretta da André Øvredal, autore di The Troll Hunter, la pellicola è distribuita da M2 Pictures e disponibile nelle sale cinematografiche dall’ 8 Marzo 2017.
Sinossi: Grantham, Virginia. Lo specialista Tommy Tilden (Brian Cox) e suo figlio Austin (Emile Hirsh) gestiscono il rinomato obitorio dello stato. La loro esistenza tranquilla viene però sconvolta dalla richiesta di analizzare il corpo di una giovane ragazza brutalmente uccisa e conosciuta come Jane Doe. Apparentemente il cadavere sembra un caso come tanti ma, nel corso dello studio, i dottori scoprono delle incongruenze fisiche raccapriccianti: il corpo della ragazza è perfettamente conservato all’esterno ma i suoi organi interni sono perforati e bruciati e le sue articolazioni sono sadicamente frantumate. Improvvisamente, un’oscura presenza inizia a uccidere qualsiasi essere vivente…
Recensione: Effettuare un’autopsia su un cadavere prevede sangue freddo, concentrazione totale e rigore estremo. Trovare interessante e, perversamente, piacevole studiare i corpi inanimati risale alla letteratura gotica, a Mary Shelley e al suo Dottor Victor Frankenstein, capace di ricreare la vita dalla morte. Con il tempo, la medicina legale è diventata un vero e proprio campo di ricerca per cui è necessaria una specializzazione professionale certificata ma, tuttavia, le autopsie sono ancora considerate una pratica inquietante, al limite tra il terreno e l’ultraterreno.
Per questo motivo, André Øvredal, già regista di The Troll Hunter, affidandosi alla sceneggiatura di Ian B. Goldberg e Richard Naing – entrambi autori della serie televisiva Dead of Summer – decide di incentrare l’intera pellicola di Autopsy sullo studio completo del bellissimo corpo di una giovane donna. Attraverso l’artificio del metacinema – che prevede una macchina da presa davanti alla principale macchina da presa – due medici analizzano le ferite inferte cercando di ricostruire la scena e il movente dell’omicidio. Come un vero e proprio chirurgo armato di bisturi, André Ovredal taglia il corpo, lo apre, studia un organo dopo l’altro, condannandolo a essere nient’altro che un involucro, un contenitore, un baccello. Quello che avrebbe dovuto essere, però, un semplice capitolo di una lunga serie di studi scientifici si rivela un compito ostico e delicato dove logica e razionalità si scontrano apertamente con superstizione e paura.
Le scene sono crude, le azioni violente e le reazioni decisamente suggestive per un prodotto girato interamente in una claustrofobica stanzetta monoculare. Autopsy, dunque, è un film dannatamente spietato, rivolto esclusivamente agli stomaci forti capaci di sopportare urla straziate, lacrime silenziose e sguardi allucinati per l’intera durata della pellicola, per abbandonarsi, così, ai più cruenti colpi di scena.
Martina Calcabrini