Nonostante i suoi soli 34 anni, Valeria Bilello ha un curriculum importante. Passata agilmente dalla moda (a 15 anni era modella) al ruolo di VJ quando MTV era ancora un canale dedicato esclusivamente alla musica, negli ultimi dieci anni si è costruita una carriera di attrice di assoluto rispetto. Attiva sia in TV (Squadra Mobile, Il sistema, ma anche un’importante occasione internazionale di cui mi informa nel corso dell’intervista) che al cinema (Happy Family di Salvatores e Miele di Valeria Golino, senza disdegnare commedie come I soliti idioti e Pazze di me) Valeria è la dimostrazione di come si possano attraversare contesti tra loro anche antitetici senza rimanerne in alcun modo connotata a vita. Adesso è al cinema, insieme a Marco Giallini e Alessandro Gassmann, in Beata ignoranza di Massimiliano Bruno e abbiamo colto l’occasione per farci due chiacchiere.
Beata ignoranza ironizza sulle differenza tra apocalittici e integrati nell’utilizzo di Internet e, nello specifico, dei social network. Come ti collochi tra questi due estremi?
Una versione moderata di Filippo (Alessandro Gassman) direi! Vivo la tecnologia e i social in generale senza grandi turbe: ne posso fare a meno ma mi diverte essere connessa e seguire i miei amici attraverso le foto e vari post!
L’impressione che si ha vedendo il film è che sul set – anche per le dinamiche, già rodate in precedenza, tra Marco Giallini e Alessandro Gassman – ci fosse un clima di grande divertimento. C’è qualche aneddoto che ti è rimasto particolarmente impresso?
Il clima sul set era di inizio scuola (abbiamo girato a settembre) e allo stesso tempo di fine scuola, date le ore di risate e di buon umore. La sera in cui abbiamo girato la scena della cena ci siamo veramente divertiti e fatto praticamente l’alba a suonare la chitarra e cantare “Isn’t She Lovely“, il brano di Stevie Wonder che si ascolta nel film.
Quanto è difficile per un attore italiano essere preso in considerazione per una produzione internazionale e quali sono – se ci sono – le principali differenze tra il lavorare all’estero o in Italia?
Lavorare all’estero è complicato per chiunque non abbia un buon inglese, penso però che sempre più attori europei ci stiano riuscendo, alcuni a livelli altissimi, quindi non è impossibile. Le occasioni buone ci sono, basta impegnarsi.
Un regista italiano e uno americano con cui faresti carte false pur di recitare.
P.T. Anderson, Sorrentino, Xavier Dolan e Sofia Coppola.
E invece un’attrice che ti capita di usare come punto di riferimento?
Gena Rowlands, straordinaria.
Che rapporto hai con il gossip? Ti limiti a tollerarlo o lo consideri parte del mestiere?
Non mi riguarda e onestamente cerco anche di evitarlo il più possibile anche nella vita, i pettegolezzi mi annoiano dopo un po’…
Immediatamente dopo la tua esperienza come VJ, hai studiato regia alla Scuola di Cinema di Milano. Quella dietro la macchina da presa è un’esperienza che, prima o poi, vorresti fare o senti di aver trovato nella recitazione il tuo ambiente ideale?
Sento che tornerò a scrivere e dirigere prima o poi, la mia testa è sempre lì, su quel pensiero. La recitazione è una passione che non abbandonerò mai, ma tra qualche anno sarebbe bello concentrarsi sulla regia.
Come e dove ti vedi tra vent’anni?
Non so davvero, non voglio immaginarmi, preferisco sorprendermi! Ma spero vicino al mare e con una bellissima famiglia.
Quali invece i tuoi progetti immediati?
Uscirà in primavera Sense8, una serie per Netflix a cui ho partecipato e a breve inizierò a girare un nuovo film per il cinema con la regia di Alessio Lauria, con cui avevo già girato Monitor nel 2015.
Fabio Giusti