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Interviews

Intervista a Valentina Tomada

Non ho voluto rappresentare la malattia nella sua crudezza, ma renderla poetica.

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In questi giorni ricorre il settantasettesimo compleanno di due grandi attrici, la francese Annie Girardot e la nostra Monica Vitti. Purtroppo i loro volti, simbolo di un’epoca cinematografica, da qualche anno sono segnati dall’Alzheimer, su cui a lungo la settima arte sembra aver taciuto, a differenza di altre malattie pure temibili come il cancro e l’Aids. Negli ultimi tempi però qualcosa è cambiato e l’argomento è stato affrontato sul grande schermo sempre più spesso, se pensiamo alla protagonista de “A spasso con Daisy”, all’anziano disorientato de “La finestra di fronte”, alla moglie del commissario de “La ragazza del lago” e soprattutto alla magistrale interpretazione di Julie Christie in “Lontano da lei”.

In corrispondenza della 15a giornata mondiale dell’Alzheimer (21 settembre), abbiamo incontrato l’attrice e doppiatrice Valentina Tomada che ha appena esordito nella regia con un brillante cortometraggio intitolato “Loop”, dedicato a due anziani coniugi senza memoria, barricati nel loro appartamento per difendersi da un mondo che non riconoscono più, la cui vita scorre spensieratamente, nonostante le brusche incursioni della figlia e di un barista, che tentano di riportarli alla realtà.

«Non ho voluto rappresentare la malattia nella sua crudezza, ma renderla poetica, romanzarla un po’ – racconta la neoregista romana – pensando a due vecchietti simpaticamente sbadati che non ricordano nulla, nemmeno di essere sposati, ma che non dimenticano di amarsi. La storia ruota tutta intorno al loro amore».

La vivace interpretazione di Remo Remotti e Gisella Sofio, nonché il ritmo sostenuto della sceneggiatura, rispecchiano il carattere determinato e inquieto della Tomada: «Non riesco a stare ferma – confessa con gli attenti occhi celesti e i piedi che tamburellano incessantemente -. Vorrei presto girare di nuovo ed è molto probabile che il tema sarà ancora l’anzianità. Mi fanno tanta tenerezza gli anziani che una volta erano tenuti in grande considerazione e invece adesso per la nostra società sembrano un peso. Molti di loro hanno una ridotta capacità motoria e vivono di ricordi, quindi una malattia che attacca la memoria è tremenda. Sono particolarmente sensibile alla loro tristezza perché penso sia terribile andare male incontro alla morte, vivere male la conclusione del ciclo della vita. Secondo me il disagio nella vecchiaia è il disagio dei disagi».

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