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Interviews

28 Trieste Film Festival: Intervista con Ana-Felicia Scutelnicu

Un altro episodio di cinema al femminile che ci ha molto colpito, all’ultimo Trieste Film Festival, è Anishoara, sorprendente lungometraggio diretto dalla cineasta moldava Ana-Felicia Scutelnicu. Sorprendente, sì, ma fino a un certo punto, perché in passato avevamo visto altri lavori di questa autrice senz’altro giovane, che però sembrerebbe già in possesso di una poetica e di una cifra stilistica alquanto personali. Ana-Felicia vive e lavora a Berlino (dove si sta ora concludendo il festival), attualmente. Ed è lì che l’abbiamo contattata, per saperne di più sui suoi film e sul suo particolarissimo sguardo cinematografico.

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Un altro episodio di cinema al femminile che ci ha molto colpito, all’ultimo Trieste Film Festival, è Anishoara, sorprendente lungometraggio diretto dalla cineasta moldava Ana-Felicia Scutelnicu. Sorprendente, sì, ma fino a un certo punto, perché in passato avevamo visto altri lavori di questa autrice senz’altro giovane, che però sembrerebbe già in possesso di una poetica e di una cifra stilistica alquanto personali. Ana-Felicia vive e lavora a Berlino, attualmente. Ed è lì che l’abbiamo contattata, per saperne di più sui suoi film e sul suo particolarissimo sguardo cinematografico.

scutelnicu-pesaggioPrima di soffermarci su Anishoara, qualche parola riguardo al passato. Quali sono i tuoi ricordi delle precedenti esperienze a Trieste, intendo ad esempio la positiva reazione a caldo di pubblico e giornalisti, quando presentasti il cortometraggio Între Ziduri?

Sono ricordi molto cari e importanti per me, perché il corto Intre Ziduri è stato anche il mio primo film ad essere mostrato nei festival… e a Trieste l’ambiente festivaliero è stato davvero grande e generoso con me. Abbiamo avuto ottime reazioni e commenti, riguardo al film, ottenendo alla fine il Premio del Pubblico.

Ana-Felicia Scutelnicu premiata a Roma per "Panihida"

Ana-Felicia Scutelnicu premiata a Roma per “Panihida”

In seguito hai avuto un grande successo di critica con quel film, Panihida, che vinse anche un premio importante al Festival di Roma. Abbiamo così notato, nel tuo lavoro, una crescita artistica legata ai valori formali e alla dilatazione temporale, in primo luogo. Anche il particolare dialogo tra tradizioni locali e modernità cominciava ad apparire più stretto, più chiaro. Cosa ne pensi di tutto ciò?

Di sicuro Panihida è il mio “film-della-maturazione-registica”. Dopo alcuni anni di studio presso l’Accademia del Cinema di Berlino (DFFB), ho iniziato a cercare di sperimentare sempre di più con il linguaggio cinematografico, ispirandomi ovviamente ai vecchi maestri del cinema … Panihida ha rappresentato questo primo tentativo di fare qualcosa di autentico e unico.

ScutelnicuOra possiamo finalmente parlare di Anishoara. Da dove è arrivata l’ispirazione per il film?

Sono state la vera ragazza chiamata Anishoara e la Anishoara che avevo in mente ad ispirarmi, per questa storia. Mi era piaciuto in precedenza lavorare nel villaggio con lei e con tutti gli altri, così ho deciso di continuare i miei esperimenti nel fare film proprio lì, dove ho trovato un sacco di libertà ed ottimi ingredienti con cui giocare.

E quindi Anishoara ha voluto dire anche la seconda occasione di lavorare con la giovane, sorprendente attrice Anisoara “Ana” Morari, giusto? Cosa puoi dirci di questa scelta?

Esattamente! Questa presenza straordinaria di fronte alla macchina da presa è ciò che mi affascina, nel lavorare con Ana Morari. Ognuno sente la sua energia, l’emozione e il forte impatto sullo schermo, in particolare sul grande schermo. E tutto questo senza dover dire una parola: per me, giovane regista alla ricerca di un linguaggio cinematografico puro con pochi dialoghi, lei è semplicemente perfetta.

La protagonista Ana Morari nel monastero di Orheiul Vechi

Uno dei motivi per cui il film ci è piaciuto così tanto è il modo originale con cui guardi alle tradizioni del tuo paese d’origine, la Moldova, mescolando il vecchio stile di vita con sentimenti crudi e situazioni stranianti, naif. È vero tutto ciò? E perché hai deciso di localizzare il racconto nei pressi di un luogo di importanza storica come Orheiul Vechi, col suo famoso monastero?

Orheiul Vechi è un posto perfetto sotto molti punti di vista: pittoresco e con bei paesaggi, non lontano dalla capitale, il che significa poi infrastrutture per la produzione e tanta gente con la mentalità aperta, che lì avevo incontrato già con Panihida. La miscela di tradizione e problematiche moderne è ispirata anche dalla vita reale, questo è il modo in cui vivono là: con un piede nel Medioevo, con l’altro profondamente coinvolto e toccato dal presente.

Sei in contatto con una realtà così ben organizzata, come l’industria cinematografica tedesca: ciò ha avuto un ruolo importante, per la produzione e le riprese dei tuoi film? Quali sono i tuoi sentimenti verso il mondo del cinema così come lo hai conosciuto a Berlino?

A Berlino ho trovato la possibilità di realizzare il mio sogno di diventare una regista, quindi sarò sempre grata a questa meravigliosa città, per tutto ciò. E tutti sanno che Berlino è oggi uno dei luoghi più importanti dove poter operare, per i film-maker, quindi sono davvero fortunata.

scutelnicu-neveQuali sono i tuoi possibili modelli, tra i grandi maestri del cinema passato e presente?

Sono troppi per poter fare solo qualche nome.

Infine, stai lavorando a qualche nuovo progetto, al momento?

Ho un nuovo progetto, ma è davvero fresco e preferisco non parlarne ancora, per il momento. Ma grazie in ogni caso per tutte le tue domande e curiosità!

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