Reduce dal grande successo de Il piccolo diavolo, irresistibile commedia in cui duettava magnificamente con Walter Matthau, e dopo la parentesi (si fa per dire) de La voce della luna di Federico Fellini, in coppia con Paolo Villaggio, Roberto Benigni, proseguendo la fruttuosa collaborazione con Vincenzo Cerami, nel 1991 realizzava Johnny Stecchino, riuscito divertissement in cui, facendo un saggio uso del doppio in chiave comica (Dante/Johnny Stecchino), venivano messe in scena situazioni esilaranti a ripetizione, e il gradimento del pubblico fu tale che il film divenne campione d’incassi di quell’anno, con 42 miliardi di lire.
La comicità di Benigni in questa occasione è più misurata, nel senso che non è presente quella consistente quota di ‘toscanità’ del passato, e neanche gli eccessi tipici del suo umorismo, laddove è la forza della sceneggiatura a sostenere il film, unita alle indubbie capacità interpretative del protagonista, che passa dalla stralunatezza e innocenza del personaggio di Dante, un folletto che vive guidando uno scuolabus e ricevendo abusivamente una pensione per invalidità, e la scaltrezza e durezza di Johnny Stecchino, di cui rimase celebre la frase in cui esprimeva la propria contrarietà circa la somiglianza con il suo doppio.
È proprio dalla frizione innocenza/colpa che deriva tutta la forza del film, perché Dante sembra quasi un angelo caduto dal cielo, incapace di compiere il male, e, dunque, ritrovandosi in contesti avulsi dalla sua quotidianità, fatta di ingenui dialoghi con l’amico Lillo (un ragazzo disabile, affetto dalla sindrome di Down), produce un effetto comico involontario, suo malgrado, senza che ci sia bisogno di aggiungere alcunché alla già significativa equivocità delle situazioni. A fornire un ulteriore apporto alla storia concorrono le belle prestazioni degli altri due protagonisti, Nicoletta Braschi, sempre al limite del surrealismo con la sua aria perennemente incantata, e Paolo Bonacelli, che regala un contrappunto notevole a Benigni, rafforzando, anche se non c’era bisogno, l’esplosivo potenziale comico del film.
Johnny Stecchino funziona con esattezza matematica, rivelando il meticoloso lavoro di scrittura che c’è dietro, laddove i tempi sono perfetti, e il tutto scorre in un crescendo che non lascia pause allo spettatore; anche quando le situazioni comiche sono in alcune occasioni annunciate (ci si riferisce, nella fattispecie, al leggendario furto delle banane) non per questo perdono di forza, anzi, chi guarda può, in tal modo, prepararsi, predisporsi, e il divertimento provato aumenta, quasi che si fosse tessuta, a quel punto, una tacita alleanza con lo scapestrato protagonista.
Nel film non mancano, tra l’altro, visti gli argomentati trattati, delle pesanti stoccate nei confronti del mondo della criminalità e del malaffare, della mala politica, e molto incisiva risulta, in tal senso, una delle sequenza finali, in cui Dante svergogna e sbeffeggia il ministro degli esteri; viene messa alla berlina (gli anni erano quelli di tangentopoli) la diffusa corruzione che in quel periodo pareva essersi insinuata in tutti i gangli della vita del paese.
A rivederlo dopo 25 anni, Johnny Stecchino mantiene intatta la sua forza, rivelando la bontà del lavoro di coloro che lo realizzarono. Da vedere e rivedere.
Distribuito da CG Entertainment, Johnny Stecchino è disponibile in dvd, in formato 1.85:1 anamorfico, con audio DD 2.0 e sottotitoli opzionabili.
Luca Biscontini
Trova il film su CG Entertainment