Intervistare Matteo Swaitz è un piacere oltre che una chicca per quelli che come me cercano di consigliare visioni più o meno indipendenti, più o meno autoriali, più o meno guardabili.
Intervistare Matteo Swaitz è un piacere oltre che una chicca per quelli che come me cercano di consigliare visioni più o meno indipendenti, più o meno autoriali, più o meno guardabili.
Matteo è un regista che si è dato al porno da subito, senza troppi tentennamenti e non rinnegando mai la sua filosofia di vita in cui – mi è parso di capire – la prima legge è divertirsi. E, se è possibile, divertirsi facendo il proprio lavoro e continuando ad essere coerenti con quello che uno ha in testa. Nato e cresciuto tra le borgate di Ostia, in mezzo a piccoli impicci e pantere di quartiere, Swaitz ci ospita nella sua nuova dimora romana e ci racconta che cosa significa fare un film porno a Roma.
Raccontaci come hai iniziato…
Ho iniziato a fare il grafico prima da solo, poi con Pane dei TRV e infine con Scarful, un altro artista abbastanza conosciuto nella capitale. Nel frattempo bazzicavo nel circuito dei rave illegali Hard Raptus, dal 1995 fino al tracollo (la fine della Fintek per intenderci). Facevo anche il dj e, all’interno di quel circuito, fondai una fanzine un po’ fuori di testa, diciamo dissacratoria, che si chiamava Peti nude.
Subito dopo mi avventurai nella nascente Torazine insieme al Cichitone, un personaggio che gravitava nell’underground romano, soprattutto rave; inventai il logo e con Pane impaginammo il primo numero. Mi allontanai da Torazine nel giro di due numeri: l’avevo inteso come un mezzo più punk e dissacratorio e meno intellettuale. E poi quelle riunioni infinite… troppe pippe, io e Pane eravamo più per passare all’azione.
Allora ho fondato Candida tv al Forte Prenestino. Il progetto era nato insieme a un ragazzo di nome Manolo e altri ragazzi che facevano video al Forte. Nel frattempo ero passato da grafico a montatore e avevo iniziato a lavorare in Rai. Con quelli di Candida tv montavo rubriche di video-attivismo, ma non mi divertivo e avevo voglia di giocare e prendermi meno sul serio; quindi pure da lì mi sono allontanato e ho fondato altre mille cose. Poi, però, me ne sono andato. Ho continuato a fare i miei video fuori di testa e collaborazioni saltuarie con chi capitava, tra gli altri Libero Di Rienzo (intervistato da Taxi Drivers nel terzo numero zero) con cui ho stretto una bella amicizia. Tra le varie collaborazioni, mi chiamavano a volte a montare o ad assistere i direttori della fotografia in alcuni set porno ed è stato lì che mi sono fatto le ossa.
Alla Rai ovviamente già non ci lavoravo più. Nel porno riuscivo a guadagnare qualche soldo in più, ma soprattutto mi divertivo: capitavano ambienti divertenti rispetto alle riunioni del Forte o la saletta della Rai: birra in mano, canne e puttane dappertutto, un ambiente dinamico e così mi sono dirottato sempre di più su quella direzione.
E hai cominciato a pensare di poter realizzare un prodotto tuo dall’inizio alla fine?
Sì, ma il problema è che in Italia non ci sono molti produttori che intendono il porno come un genere d’autore (autore con la lettera minuscola, si intende).
Ci sono dei registi in Italia a cui ti sei ispirato?
I grandi storici come Salieri, Bandinelli e pochi altri. Ho avuto la fortuna di conoscere Silvio Bandinelli che è tra i pochi ad avere la sensibilità di capire che si può realizzare un prodotto che non sia solo puttane, villa e belle macchine. Gli altri produttori non ti stanno neanche a sentire, se vuoi fare un film hard più alternativo e magari con una storia vera.
Invece, con Silvio ci siamo presi subito, l’ho conosciuto tramite il porno-attore Franco Trentalange. Ci ha commissionato un primo film low-budget lasciandoci carta bianca e l’ha prodotto. Il film era Cattive inclinazioni. Così è partita questa collaborazione, che poi è diventata continuativa.
Quando parli di budget minimo di quanto parli?
Per budget minimo si intende un 12-13 mila euro. Se tu calcoli che solo di attori vai a spendere anche sui 10 mila euro, capisci che il 90% del budget va speso per il cast. Poi chiaramente spendi per la location e i soldi sono belli che finiti. Se il budget è basso hai le tue scene hard da fare e due tre o ore per girare un po’ di commedia.
Quali sono i temi che cerchi di incastrare nei tuoi film?
Nei miei film parlo spesso di periferie, borgate, strada in generale. Pare che in Italia c’è un’attenzione a tutto quello che è morboso e che ruota intorno al disagio della famiglia, le tensioni sociali ecc. All’estero si distribuisce dappertutto e soprattutto in Francia dove il messaggio è arrivato velocemente.
Un film che mi viene in mente per esempio è Passione criminale. Nel film c’è il mio amico Chicoria che fa da voce narrante in rima rap, parla di malavita ai ragazzi del suo quartiere. Le storie di quartiere sono cose che conosco perché io sono cresciuto per strada, piccoli impicci e casini con le pantere di quartiere.
E non hai mai pensato di fare un film non porno?
Mi piacerebbe fare un musical con i Truce Clan, Inoki, Clob Dogo e altri musicisti che conosco, ma per ora è solo un’idea. Fare film “normali” significa entrare in un mercato che non conosco. Aggiungi che non ci sono film a low budget – che ne so – per la televisione. Un altro mezzo era qualche tempo fa l’erotico, ma pure l’erotico è morto e sepolto.
Prima c’erano i canali privati che davano film erotici, ora non ci sono più (vedi T9). Forse li hanno boicottati perché facevano troppa audience (risate).
Arriviamo a Mucchio selvaggio, il film porno del momento.
La trama è semiseria e ruota attorno ad una guerra in corso tra fazioni, quella dei raver e quella degli hiphoppettari. La faida è stata scatenata dallo Stato deviato, il controllo chiamiamolo così, che è raffigurato da Metal Carter (Truce Boys) il quale scatena la guerra tra queste due fazioni per eliminarle.
Ho coinvolto il Truce Klan al completo, Clob Dogo, Lou chano e Violetta Beauregarde, che ha dato molto come contributo. Questi sono quelli che cantano, ma ci sono altri amici miei più defilati. Tra le porno attrici la più importante è Elena Grimaldi, che è una contract girl della Showtime. Poi vorrei segnalare la presenza di Marco Nero e Omar Galanti, i due porno attori di punta del film.
Mucchio Selvaggio può essere considerato un film di rottura?
La particolarità di Mucchio selvaggio è che se togli le scene hard rimane un corto. Ma fare la regia di un hard è strano se vuoi fare un film che abbia un senso.
So che hai girato un altro film in queste settimane…
Ho fatto un film che si chiama Lotta di classe. L’idea è stata di Bandinelli e gioca sui legami di forza tra chi sta sopra e chi sta sotto. Uscirà nei prossimi giorni. A breve iniziamo a girare una sceneggiatura scritta da Metal Carter sull’attenuante del delitto d’onore.
Quali sono secondo te gli attori e le attrici hard più meritevoli nel panorama italiano al momento?
Marco Nero e Omar Galanti sono molto potenti, stile Rocco Siffredi: a loro piace andare liberi, senza troppi copioni da seguire. Trentalange anche è forte, ma è più tradizionale, impostato e adatto per i film di vecchia concezione. Nel passato i francesi come Philip Dean e David Perry erano i migliori.
Tornando all’Italia, per quanto riguarda le produzioni d’autore, Bandinelli e Salieri sono insuperabili. Per l’hard resta il fatto che gli americani sono i numeri uno. C’è la Red Light che è veramente imbattibile. Però, questo stile tutto americano: misogino, distruttivo, pieno di foga mi ha un po’ stufato.
Per quanto riguarda le attrici: Elena Grimaldi è bravissima. Mi piace molto Michelle Ferrari che sta con la Pinko, una casa di produzione che insieme alla Showtime secondo me in Italia fa le cose migliori. Michelle Ferrari è l’unica italiana che può competere con le ragazze dell’Est perché è molto disinibita e ha una passione vera per il sesso.
Nella scena gode e fa questo lavoro non per soldi, ma perché vuole scopare il più possibile con attori performanti. Lei lo dice proprio e la sponsorizzo anche se non lavora per noi. Amo, inoltre, i film di Andy Casanova (Showtime). Fa roba pesante e morbosa, è un autodidatta e i suoi film sono genuini. Credo che non usi professionisti ma gente che viene dal giro degli scambisti, gente quindi che lo fa per passione e divertimento.
In generale mi piace l’amatoriale, ma quelli che faccio io sono comunque film patinati; su cinque scene magari ce n’è una vera in cui gli attori si sono presi bene, altrimenti le altre sono un po’ più impostatine con la luce più curata ecc. Nei film amatoriali, invece, se ne fregano delle luci, se ne fregano se la donna è meno truccata, è un’altra situazione e da spettatore la preferisco.