Sinossi: Pochi giorni dopo la morte di John Fitzgerald Kennedy, un giornalista intervista l’ex First Lady. La sfida verbale si concentra principalmente su tre momenti fondamentali della vita politica della coppia: il programma tv A tour of the White House with Mrs. Kennedy, trasmesso il 14 febbraio del 1962, giorno di San Valentino, sia sulla CBS sia sulla NBC, e quattro giorni più tardi dalla ABC; la parata di Dallas del 22 novembre 1963, durante la quale il trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America fu ferito mortalmente da colpi di fucile; e il sontuoso funerale di stato del 25 novembre 1963.
Recensione: Presentato in concorso alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Jackie è il secondo biopic in un anno realizzato da Pablo Larrain. Dopo essersi confrontato con Pablo Neruda, il regista cileno torna a interrogarsi sui limiti del cinema e sulla sua impossibilità di cogliere la Verità, inafferrabile e sfuggente alla macchina da presa che rimane incollata al volto di Natalie Portman, in attesa di un cedimento, di un passo falso e, quindi, di una epifania. Ma questa verità è imbrigliata tra le maglie di quello Spettacolo messo in atto dal Potere, al quale prende parte in maniera complice Jacqueline Kennedy.
Nel tentativo di smontare la finzione, Larrain la ricostruisce su più strati, in una mise en abyme vertiginosa a cui si contrappone l’interpretazione esasperata di Natalie Portman, sostenuta dalla discreta e affatto didascalica musica di Mica Levi, nota anche con il moniker di Micachu e già autrice della spettrale colonna sonora di Under The Skin. L’attrice non si limita a interpretare l’icona, ma con evidenti ed estremi sforzi mimetici sfonda e attraversa i livelli innalzati attorno al personaggio e diventa Jacqueline Kennedy. È il volto della Portman che vediamo nel programma tv A tour of the White House with Mrs. Kennedy.
Se l’intervista che fa da cornice al film ha come contraltare la confessione che Jackie fa a padre Richard McSorley, nell’ultima grande interpretazione di John Hurt, morto il 27 gennaio di quest’anno, il sontuoso funerale presidenziale viene accostato alla parata di Dallas, durante la quale Larrain ricostruisce con attenzione filologica il film di Abraham Zapruder, per poi superarlo e avvicinarsi, in un estremo blow up, al dettaglio della testa frantumata di JFK.
“Spettacolo diffuso” e “Spettacolo Concentrato” coincidono, in Jackie tanto quanto personaggio e film sono indistinguibili.
E così le ultime immagini ci mostrano un’altra processione, quella di Jackie che si allontana dalla Casa Bianca e, attraverso un simbolico doppio filtro, il finestrino dell’automobile e la vetrina di una boutique, scorge un manichino che sembra ricalcato su di lei: della Storia resta solo il residuo della sua spettacolarizzazione e la narrazione di un paese diventa fiaba, come quella di Camelot, evocata dalla protagonista, di fronte alla quale il giornalista (Theodore H. White di “Life”), interpretato da Billy Crudup, e Larrain stesso si arrendono.
Antonio Rubinetti