Correva l’anno 1982 e Adriano Celentano era il re incontrastato della commedia, visti gli incassi stratosferici che lo resero la star indiscussa del cinema italiano; Il bisbetico domato (1980), Asso (1981), Innamorato pazzo (1981) sono solo alcuni dei titoli che contrassegnarono in maniera indelebile quegli anni, e Celentano passava da un ruolo all’altro con disinvoltura, esercitando una sorta di effetto ipnotico sugli spettatori, che affollavano le sale per visionare ogni pellicola del molleggiato. Erano film, quelli, ben fatti e ben scritti (da Castellano e Pipolo, Pasquale Festa Campanile, Enrico Oldoini), tant’è che a rivederli dopo più trent’anni si prova ancora lo stesso intatto piacere, prodotto dalla leggerezza delle storie, da un umorismo mai volgare, e anche dalla discreta quota di sentimentalismo che in essi era contenuta, con le attrici di turno, prima fra tutte Ornella Muti, che intrecciavano storie d’amore con l’attore del momento.
Sulla scia di quel filone, Celentano si misurò con un ruolo atipico, quello di un uomo-scimmia, alias Bingo Bongo, costruendo una favola ecologista ante-litteram, assumendosi, dunque, non pochi rischi, visto l’improvviso cambio di direzione della sua usuale vena comica. Si, perché per più della metà del film Bingo Bongo non parla, mugola solo con degli uh, uh, eppure la buona sceneggiatura scritta da Campanile regge, rivelando le discrete doti attoriali di Celentano, che riesce con il solo corpo e l’espressione mimica ad ottenere un effetto comico efficace, grazie anche all’ausilio dei mai sufficientemente ricordati caratteristi quali Felice Andreasi e Enzo Robutti, la bella e algida Carol Boquet, nonché una vera scimmia ammaestrata. A produrre, ovviamente, Mario e Vittorio Cecchi Gori, che seppero inaugurare un duraturo e fruttuoso sodalizio con Celentano, durato fino al 1986 con Il burbero, dopo la parentesi di Joan Lui, film dal difficilissimo percorso produttivo e distributivo. Bingo Bongo riscosse un buon successo, a dimostrazione di quanto quella collaborazione fosse proficua.
Nel 1984, diretto da Enrico Oldoini, Celentano, in coppia con Renato Pozzetto, realizza Lui è peggio di me, pellicola che rimase stabile in vetta al box office, superando imponenti blockbuster americani, quali, nella fattispecie, Ghostbusters di Ivan Reitman, che fu il successo planetario di quell’anno. Pozzetto e Celentano recitano insieme, e il contrasto fisico, la fanfaronaggine dell’uno e la laconicità dell’altro produssero un effetto comico prorompente che venne prontamente premiato dal pubblico che non mancò di gremire le sale per assistere all’ennesima prodezza del ‘cantattore’. La storia era semplice: due impenitenti scapoli, amici e soci in affari, vivono insieme, ma l’equilibrio della loro ‘strana coppia’ viene alterato quando all’improvviso appare una creatura femminile (la non brillantissima Kelly Van der Velden). A colpi di gag irresistibili, il film si srotola per ben 108 minuti, regalando momenti di grande comicità, che non perde mai il ritmo, neanche quando la parentesi amorosa sembra prendere il sopravvento. C’è spazio, come per tutti i film di Celentano, per il caratterista Raffaele Di Sipio, che anche in questa occasione risulta divertentissimo, e per Pongo, nei panni di un amico medico, attraverso il quale entrambi i protagonisti ordiscono un atroce scherzo a reciproco danno.
Una gioiosa atmosfera anni ’80 viene rievocata da questi due fortunati film, che non dovrebbero essere giudicati – come qualcuno ha fatto frettolosamente – solo per il valore in sé (che comunque è dignitoso), ma come testimonianza di un’epoca, della sua spensieratezza (almeno cinematografica), di un mondo fatalmente scomparso, e di cui oggi, forse, abbiamo una certa nostalgia.
Pubblicati e distribuiti da CG Entertainment, Bingo Bongo e Lui è peggio di me sono disponibili in home video. Entrambi i dvd sono forniti di una ricca sezione extra con le interviste ai protagonisti dei film.
Luca Biscontini
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