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DVD/Blu Ray

Buone notizie, l’ultimo film di Elio Petri, per la prima volta in dvd

Buone notizie (1979), l’ultimo caustico film di Elio Petri, per la prima volta pubblicato in dvd, è un apologo morale secco, sferzante, non facile, intimista, mosso dall’intenzione di turbare lo spettatore per destarlo dal torpore in cui è avvinghiato. Un’opera che rappresenta il testamento e l’eredità culturale di Elio Petri

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Buone notizie (1979), l’ultimo caustico film di Elio Petri, per la prima volta pubblicato in dvd, è un apologo morale secco, sferzante, che non lascia margine di interpretazione allo spettatore, laddove il protagonista senza nome (Giancarlo Giannini) incarna perfettamente le idiosincrasie e la mancanza di volontà (la volontà di non volere) che caratterizzano la soggettività contemporanea, ormai in caduta libera, incapace di volgere lo sguardo verso il futuro, affetta da una fatale miopia che le impedisce di cogliere la deriva in cui è da tempo trascinata.

Il protagonista di Buone notizie è un nevrotico, completamente assorto nelle piccole meschinità quotidiane, non si prova per lui alcuna empatia, preso com’è da se stesso e dal microcosmo in cui fluttua senza direzione; non sa amare, ha un rapporto complicato con il sesso, è ipnotizzato dalle immagini che scorrono senza sosta nei monitor del suo ufficio di cinereo dirigente, ha un linguaggio colonizzato da una trivialità che, come lui stesso afferma, è funzionale a difendersi da quella spiritualità che vive come un pericolo; è logorroico, la parola lo fa sentire vivo (un po’ come l’ingegner Santenocito de In nome del popolo italiano di Dino Risi), anche se è da tempo sepolto sotto la coltre di una fitta polvere che si è posata sulla sua nuca ingrigendogli i capelli, invecchiandolo prima del tempo, rendendolo una macchietta che, però, non provoca mai ilarità, né tanto meno commiserazione (Giannini aveva provato a dare un taglio più comico al suo personaggio, ma Petri al montaggio sfrondò qualsiasi tratto umoristico).

Non si ride guardando Buone notizie, né ci si intristisce davvero, si seguono le peripezie di un uomo vile con imperturbabilità, probabilmente in quanto alcuni dei suoi caratteri salienti ci appartengono, e, dunque, forse l’unico effetto provocato sullo spettatore è un fastidio, giacché gli si impone un esame di coscienza da cui esce malconcio. Il contrappunto al mondo asfittico del protagonista è fornito da Gualtiero Milano (un commovente Paolo Bonacelli), il quale, amico di vecchia data dell’uomo senza nome, cerca in lui una sponda, un sostegno, dato che è ormai da tempo sull’orlo della follia, avendo sviluppato una paranoia generalizzata che gli impedisce di vivere. È l’unico personaggio sensibile, istruito, amante del ballo, sebbene sia circondato da un’umanità che non gli dà tregua, a cominciare dalla moglie (un’algida Aurore Clément) dedita a continui congressi carnali extra coniugali. Il suo destino è segnato: verrà relegato in una clinica psichiatrica, in cui gli viene praticato più volte l’elettro shock, e lì, infine, si verificherà il funesto presagio che da tempo lo ossessionava. Viene assassinato senza un motivo, vittima di un mondo che mette all’angolo chiunque non si lasci risucchiare dal suo movimento sfrenato e scomposto: non si può più opporre resistenza, la lotta politica, in particolare, è drammaticamente scemata, e l’impero del capitale può imporre senza attrito il suo corso liquido che si insinua impudicamente in tutte le sfere dell’esistenza.

A fare da sotto fondo è il continuo echeggiare di notizie funeste che si succedono senza sosta, creando ad arte un clima di angoscia generalizzato atto a neutralizzare ogni gesto di rivolta, laddove la diffusione della paura costituisce il miglior mezzo per contenere le masse, compattandole all’interno della sventurata egida di uno stato ormai divenuto la succursale di decisioni prese in altre e ben più significative sedi. Il finale surreale è un sonoro schiaffone in faccia allo spettatore, che si aspetterebbe a quel punto uno svelamento chiarificatore, e, invece, viene ironicamente disorientato, quasi a suggerirgli che il film non è per lui, ma, forse, contro di lui.

Petri ambienta l’azione in una Roma anonima, deturpata dalla spazzatura che ricopre ogni spazio calpestabile, anticipando, in un certo senso, quel Ginger e Fred di Federico Fellini, in cui l’autore riminese ritraeva una città regredita al paganesimo, raccolta idolatricamente attorno ai nuovi feticci del consumo.

Buone notizie è un film non facile, intimista, non mosso dall’ambizione di arrivare al grande pubblico, piuttosto dalla voglia di turbarlo, per farlo destare da un torpore portentoso che fatalmente lo avvinghia. Un’opera che rappresenta il testamento e l’eredità culturale di Elio Petri.

Pubblicato da Mustang Entertainment e distribuito da CG Entertainment, Buone notizie è disponibile per la prima volta in dvd, in formato 1.85:1, con audio Dolby Digital 2.0 e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti extra: “Elio Petri, un ricordo” – Intervista a Ennio Morricone; “Da non aprire” – Interviste a Giancarlo Giannini, Paola Petri, Paolo Bonacelli.

Luca Biscontini

Trova il film su CG Entertainment

  • Anno: 1979
  • Durata: 101'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Elio Petri

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