Guida per riconoscere i tuoi santi (A Guide to Recognizing Your Saints) è un film del 2006 diretto da Dito Montiel. La pellicola è autobiografica e tratta dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Montiel nel 2003. Presentato con successo al Sundance Film Festival, si è aggiudicato il premio per la miglior regia e il premio speciale della giuria per l’intero cast.
Guida per riconoscere i tuoi santi: La trama
Dito Montiel, di professione scrittore, riceve una telefonata della madre che lo richiama improvvisamente a casa. Qui dovrà affrontare il rapporto conflittuale con il padre malato, la sofferta storia d’amore con Laurie e soprattutto i fantasmi dell’estate dell’86, quando scorrazzava per le vie del quartiere con gli amici Antonio, Giuseppe e Nerf. Montiel narra con sincero pudore una storia che gli appartiene e lo fa con una forza inusuale, lontana dal “canone” narrativo dilagante anche nel cinema indipendente americano. Il linguaggio è diretto – condito da un’interminabile sequela di “fuck” – e la sincerità appare, per una volta, mai artefatta.
Guida per riconoscere i tuoi santi: La recensione
Il piccolo miracolo di Guida per riconoscere i tuoi santi è quasi casuale. L’esordiente Dito Montíel non ha il curriculum tipico dell’autore cinematografico. Nato e vissuto nei sobborghi del Queens newyorchese, un passato da scapestrato alle spalle, Montíel è cresciuto in un ambiente difficile ed è arrivato al cinema per caso. Il film, tratto dalla sua autobiografia romanzata, racconta senza troppi infingimenti la storia di un gruppo di amici fatto di strada, risse, amori adolescenziali – veri, non zeppi di sentimentalismi falsi e estetizzanti – e rapporti difficili con famiglie che sembrano troppo distanti. Montíel narra con sincero pudore una storia che gli appartiene e lo fa con una forza inusuale, lontanissima dal “canone” narrativo dilagante anche nel cinema indipendente americano. Guida per riconoscere i tuoi santi arriva ai nostri occhi con coerenza e solidità. Il linguaggio è diretto – condito immancabilmente da un’interminabile sequela di “fuck” – e la sincerità appare, per una volta, mai artefatta. Questa sensazione di urgenza e realtà è amplificata dalla recitazione efficace ed emotiva degli attori, dagli sconosciuti ragazzi del gruppo all’ottimo Robert Downey jr. che interpreta il Montíel adulto con affascinante grazia.