Sinossi: Quando un amministratore delegato cerca di chiudere la filialegestita dal fratello scapestrato, quest’ultimo, insieme al direttore del suo reparto tecnico, decide di radunare i colleghi ed organizzare un’epica festa di Natale nel tentativo di fare colpo su un potenziale cliente, e concludere così una vendita che potrebbe salvare i loro posti di lavoro.
Recensione: Se è vero che tutto il mondo è paese non stupisce di ritrovarsi alla vigilia delle feste natalizie in compagnia di un titolo come La festa prima delle feste diretto dalla coppia di registi Josh Gordon e Will Speck, che, sulla falsa riga di quanto accade nei nostri cine panettoni mettono in fila una serie di volti noti e meno noti per orchestrare la solita sarabanda di avventure al limite del reale. Il pretesto per mettere tutti sotto l’albero è il taglio di personale paventato da Carol (una glaciale Jennifer Aniston), spietata taglia teste incaricata di sopperire alla crisi della società informatica del fratello con una drastica riduzione dei posti di lavoro e, per contro, la decisione di Clay di trasformare il party natalizio nell’occasione propizia per convincere un cliente miliardario a siglare il contratto capace di evitare i licenziamento dei suoi impiegati.
Organizzato come fosse un’unica storia La festa prima delle feste è strutturato mettendo insieme senza soluzione di continuità diverse micro trame incentrate su alcuni degli eccentrici partecipanti. In questa maniera, accanto al filone principale, monopolizzato dalle vicissitudini dei vari Jason Bateman, T.J Miller e, da un certo momento in avanti, di Jennifer Aniston e Olivia Munn, impegnati – attraverso i propri ruoli – a riprendere le fila di una vicenda andata fuori controllo, si fa strada e prende largo un valzer delle coppie inserito nella contesa con una comicità che se nel linguaggio sboccato e nella continua trasgressione vorrebbe fare il verso ai migliori epigoni del seminale Animal House (1978) di fatto non ne possiede tanto l’energia dissacratorio dei testi, quanto il colpo d’occhio necessario a trasfigurare vizi e lazzi del nostro tempo: a meno che non si considerino come tali l’attitudine manageriale di Clay, troppo farsesca e ludica per essere il prototipo di chi nella realtà è parte in causa dei dissesti dell’economia mondiale e, sul piano della critica di costume, l’esuberanza sessuale che vivacizza la festa, troppo goliardica e così poco incisiva per trasfigurare le disfunzioni causate dall’intransigenza della morale vittoriana. Ciò detto nel film non tutto è da buttare considerando che grazie al mestiere dei registi provenienti dalla televisione e dalla pubblicità La festa prima delle feste mantiene per l’intera durata della visione un ritmo e una fluidità d’immagini al di sopra della media.
Carlo Cerofolini