Delizioso e di ottima fattura, Dolls (1987), diretto dal regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense Stuart Gordon, è il primo film horror ad aver introdotto la ‘variante’ delle bambole malvage che magicamente si animano, divenendo nel tempo un vero cult movie. Purtroppo all’epoca della sua uscita nelle sale non ebbe un grande riscontro di pubblico, soprattutto perché l’anno successivo s’impose all’attenzione quel La bambola assassina di Tom Holland (autore, tra l’altro, anche del fortunato Ammazzavampiri, 1985) che assunse il ruolo di capostipite del nuovo filone cinematografico.
Il film di Gordon offre delle atmosfere fortemente e piacevolmente anni ’80, con una fotografia che predilige i colori accessi e un commento musicale che contrappunta, senza andar per il sottile, ogni momento di tensione, ma soprattutto è presente una morale che rovescia le consuete posizioni, invitando lo spettatore a recuperare lo sguardo del bambino, che incarna la prospettiva privilegiata in cui porsi per affrontare ogni situazione. Si esorta, insomma, a innescare quel movimento che Deleuze chiamava ‘divenir-bambino’, che implica la rinuncia ad ogni forma di esercizio del potere, cominciando dai genitori, spesso inadeguati, che usualmente si impongono in maniera autoritaria (e non autorevole) sugli inermi figli. Si riproponeva, dunque, una logica assai diffusa nella cinematografia statunitense di quegli anni – a cominciare da E.T. – L’extraterrestre di Steven Spielberg, che individuava del mondo dell’infanzia uno spazio franco dove prendeva corpo una comunicazione alternativa interdetta agli adulti – in cui in maniera poetica (e dunque in contrasto con la decadente prosaicità dell’edonismo reaganiano) ci si smarcava da un vincolo, tacitamente imposto, che prescriveva di abbandonarsi al consumo più sfrenato, in balia di un’opulenza avvertita come il sintomo della smaccante vittoria dell’occidente più avanzato.
Certo, Dolls non è un kolossal come la pellicola del regista di Schindler’s list, eppure nel suo piccolo affronta delle questioni importanti, con un lavoro di scrittura preciso e non banale, che riesce a intrattenere piacevolmente, considerando la riuscita ambientazione della storia e soprattutto il buon lavoro svolto con gli effetti speciali, attraverso cui vengono portati in vita i giocattoli, le bambole, i soldatini e tutte le altre creature realizzate dall’anziano padrone di casa, che accoglie, a seguito di un brutto temporale, tanti e diversi ospiti, i quali faranno a loro spese esperienza di quanto la propria mancanza di spirito li abbia condannati a una vita tediosa, e, in definitiva, non meritevole di essere vissuta. A sfuggire a questa sorte sono solo la piccola Judy (Carrie Lorraine) e Ralph (Stephen Lee), l’unico adulto ad aver mantenuto un cuore puro, ancora capace di stupirsi e di credere a quelle favole da tempo sepolte sotto la polvere della memoria.
Stupisce in particolare il finale del film, laddove a seguito della sparizione di tutti gli ospiti (anche il padre di Judy), trasformati in bambole, i due protagonisti, senza alcuna esitazione (la bambina non accusa minimamente la scomparsa del genitore), si accingono ad intraprendere un nuovo esaltante viaggio, liberati dalla zavorra di un’umanità prepotente e violenta. Quindi, al netto dell’iconografia horror che l’ha reso un piccolo cult, Dolls è un film che rivela un’intelligenza di fondo assai spiccata, e, dunque, è più che mai consigliata la visione (per chi non l’avesse ancora visto), o una rivisitazione, per cogliere tutti gli aspetti che vengono implicati e rimessi alla sensibile valutazione dello spettatore. Un film che non è solo intrattenimento, ma che offre il destro a una riflessione dalle diverse sfumature.
Pubblicato da Pulp Video e distribuito da CG Entertainment, Dolls è disponibile in blu ray, in formato 1.85:1 con audio originale e in italiano (DD 2.0) con sottotitoli opzionabili. Nella sezione extra è presente la galleria fotografica.
Luca Biscontini
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