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Film da Vedere

‘Il fascino discreto della borghesia’ di Luis Buñuel

Il maestro spagnolo smaschera i vizi e il lato più grottesco della boghesia

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Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie) è un film del 1972 diretto da Luis Buñuel. Alla sua trentesima pellicola, Buñuel realizza una commedia che da molti è considerato il film più “tipico” della sua produzione, in quanto raccoglie molti dei tratti caratterizzanti il suo cinema. Il regista spagnolo propone una arguta e sardonica critica al mondo borghese.

Il fascino discreto della borghesia: Le tematiche

Sei personaggi tipo e una situazione che ciclicamente si ripete più volte lungo tutto il film sono il pretesto usato da Luis Bunuel per una divertita disamina sullo stato di salute della borghesia. “Il fascino discreto della borghesia” è uno sferzande apologo antiborghese, tutto giocato sull’ironia e sull’illogica concatenazione dei fatti narrati : per smascherarne i vizi privati e ammantare di grottesco il loro pubblico perbenismo. Viene derisa la sacralità di uno dei momenti cardini della condizione borghese, quella della riunione a tavola, dove, tra una prelibatezza culinaria e l’altra, ognuno fa solitamente sfoggio della propria classe e ostenta la vastità delle proprie esperienze di vita. I convenevoli e le più opportune frasi di circostanza impazzano e per non fare un torto alla gradevolezza della situazione l’ipocrisia benpensante tocca livelli d’eccellenza.

Il fascino discreto della borghesia: Il surrealismo di Buñuel

Su tutto, a conferire quell’immancabile vena surrealista del maestro spagnolo, aleggiano i sogni dei tre personaggi, che invece di marcare dei momenti di rottura con la realtà, l’evidente evasione da essa, rappresentano la continuazione plausibile della loro vita, la dimostrata ambiguità del loro perbenismo di facciata. Come a voler sottolineare che non è possibile mascherare in sogno ciò che è possibile fare nella realtà. Sale da the che non possono servire il the, cadaveri onorati in una sala di un ristorante, improbabili terroristi, storie di brigadieri “insanguinati” e di genitori defunti che appaiono al figlio per esortarlo a commettere un omicidio, le manovre dell’esercito nel giardino di una villa, un Vescovo (Julien Bertheau) che chiede e ottiene di essere assunto come giardiniere dai signori Senechal. Queste sono solo alcune delle situazioni grottesche che ruotano attorno alle vicende dei sei protagonisti, che contribuiscono a conferire al tutto un senso di perenne immobilismo, di voluta incompiutezza. Le loro azioni non giungono mai a compimento, sono sempre sul punto di fare qualcosa che non fanno mai, di cominciarle senza mai portarle a termine. Le situazioni rimangono sempre in sospeso, come un cerchio che non si chiude mai. Proprio come succedeva in “L’angelo Sterminatore”, ma se nel capolavoro “messicano” il generale senso di indeterminatezza serviva a spingere dei borghesi delineati al massimo della loro forma nel baratro dei loro più bassi istinti, qui serve ad accrescere il senso della loro indole parassitaria, a dare l’idea che la perpetuazione della loro posizione sociale.

Ugo Casiraghi su l’Unità (18 aprile 1973) descrive la borghesia come appare nel film “[…] incapace di pensiero, nemmeno sfiorata dal dubbio, improduttiva e parassitaria, assisa sulle proprie voglie animalesche e banali come su un trono di cartapesta, con tutti i suoi pilastri protettivi (il clero, l’esercito, la polizia), conserva ormai se stessa più sulla base dell’inazione che dell’azione. Il suo potere è indissolubilmente legato alla sua impotenza”.

Il fascino discreto della borghesia

  • Anno: 1972
  • Durata: 105'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Luis Buñuel

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