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FESTIVAL DI CINEMA

Al 57/mo Festival dei Popoli il regista Avi Mograbi con il nuovo film “Between fences”

Sarà il pluripremiato documentarista Avi Mograbi l’ospite speciale della settima giornata del 57/mo Festival dei Popoli, domani, giovedì 1 dicembre. Alle 20.45 il maestro israeliano sarà al cinema La Compagnia per la prima italiana di Between Fences, il suo ultimo lavoro in cui racconta l’esperienza di “Teatro dell’Oppresso” che ha portato avanti in un centro di detenzione nel deserto di Israele

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Nel pomeriggio “La prima meta”, una storia di sport, carcere e integrazione

 Al 57/esimo Festival dei Popoli il teatro per raccontare l’epopea dei profughi

 Il pluripremiato documentarista israeliano Avi Mograbi sarà al cinema La Compagnia
per presentare in anteprima il suo ultimo lavoro “Between Fences”

 

 

Firenze, 30 novembre 2016 – Sarà il pluripremiato documentarista Avi Mograbi l’ospite speciale della settima giornata del 57/mo Festival dei Popoli, domani, giovedì 1 dicembre. Alle 20.45 il maestro israeliano sarà al cinema La Compagnia per la prima italiana di Between Fences, il suo ultimo lavoro in cui racconta l’esperienza di “Teatro dell’Oppresso” che ha portato avanti in un centro di detenzione nel deserto di Israele, vicino al confine con l’Egitto. La struttura ospita richiedenti asilo dall’Eritrea e dal Sudan, che non possono essere rimpatriati né tantomeno hannoprospettive in Israele a causa delle politiche del paese. Anche se non è tecnicamente una prigione, ne ha tutte le caratteristiche. Il regista decidedi avviare un laboratorio teatrale con i reclusi, nella più precaria delle situazioni, partendo dalle loro esperienze di vita per avviare un percorsoartistico ed estetico finalizzato al cambiamento politico e sociale. La proiezione, in collaborazione con Fondazione Palazzo Strozzi, sarà preceduta da Remains from the desert di Sebastian Mez, corto in concorso internazionale anch’esso dedicato alle dolorose epopee dei migranti.

Tra gli eventi speciali, sempre al cinema La Compagnia, alle 17.15 la presentazione in prima mondiale di La prima meta, straordinaria vicenda di sport, carcere e integrazione firmata da Enza Negroni, presente in sala. Il film, in concorso italiano, racconta la storia della GialloDozza, squadra multietnica di rugby composta dai detenuti della Casa Circondariale Dozza di Bologna, e motore di un processo ditrasformazione umana. Gli estenuanti allenamenti, le partite giocate sempre in casa e sempre perse, la voglia di riscatto che si trasforma nellavoglia di un gioco con delle regole. Due narrazioni che scorrono parallelamente: quella della cella, qui solo evocata, e quella del campo da gioco,che pur essendo anch’esso uno spazio chiuso, include e non isola.

Al cinema La Compagnia la giornata inizierà alle 11.00 con How I did it: una serie di incontri aperti al pubblico con i registi ospiti, che continueranno fino alla fine del festival. Nel pomeriggio, le proiezioni partiranno con due film in concorso internazionale, entrambi presentati degli autori. Alle 15.00 Ded ears di Linas Mikuta (Lituania, 2016), il rapporto conflittuale tra un padre e il figlio sordomuto in una remota zona di campagna (in sala anche la produttrice Jurga Gluskiniene), che sarà seguito alle 16.00 da La vie à venir di Claudio Capanna (Belgio, 2016), la lotta di due gemelli nati prematuri nel limbo dei reparti ospedalieri. Si continua alle 17.15 con La prima meta (Italia, 2016), e alle 19.00 ancora spazio alla sezione in concorso internazionale con Corps (Belgio, 2016), lo sguardo dell’autore Benjamin d’Aoust (presente in sala) sul carcere Saint-Gilles di Bruxelles, e A second birthday (Italia, 2016), che documenta il trapianto di fegato che ha regalato una nuova vita al figlio del regista Georg Manuel Zeller (ospite del festival). La conclusione della serata sarà affidata a Between fences (Francia/Israele, 2016) e Remains from the desert (Germania, 2016).

All’Istituto Francese continua la retrospettiva dedicata a Danielle Arbid, che alle 19.00 presenterà il suo Peur de rien (Francia/Libano, 2015), la storia della diciottenne Lina che, negli anni ’90, arriva a Parigi dal Libano alla ricerca di quello che nel suo paese d’origine non ha mai trovato: la libertà.

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