Sidney Lumet, il grande autore di pellicole entrate di diritto nella storia del cinema quali Pelle di serpente (1960) con Anna Magnani e Marlon Brando, Serpico (1973) e Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975), entrambi con l’interpretazione di Al Pacino, nonché l’ultimo e ottimo Onora il padre e la madre (2007) con Philip Seymour Hoffman, nel 1962 operava una splendida trasposizione cinematografica di Lungo viaggio verso la notte, l’opera teatrale del drammaturgo statunitense Eugene O’Neill, vincitrice del prestigioso Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1957, e rappresentata con grandissimo successo in tutti i teatri del mondo.
Per interpretare i quattro personaggi protagonisti vennero reclutati altrettanti fuoriclasse, tra cui spicca il nome di un’icona mai tramontata, Katharine Hepburn, che per la sua performance venne premiata (come del resto anche gli altri tre interpreti) alla 15esima edizione del Festival Cannes.
Il film, sceneggiato dallo stesso Eugene O’Neill, ha un impianto, e non poteva essere diversamente, fortemente teatrale, fatto di dialoghi serrati, intensi, incessanti: una cascata di parole che provoca continui slittamenti emotivi nei personaggi, che si ritrovano l’uno contro l’altro, in uno scontro senza esclusione di colpi, in cui, però, il legame famigliare alla fine mitiga l’esito complessivo, in un tentativo, probabilmente impossibile, di ricomporre quelle incomprensioni che da troppo tempo venivano trascurate senza che trovassero l’adeguata espressione. Il dramma avviene all’interno di un nucleo famigliare tipo, composto da padre, madre e due figli maschi, e Lumet è bravissimo a dinamizzare, con una macchina da presa agile e molto mobile, le scene che si svolgono all’interno della villetta in cui i quattro erano soliti passare l’estate. James Tyrone (un superbo Ralph Richardson), il padre, è un attore che per motivi economici ha rinunciato a una carriera impegnata – magari nel teatro scespiriano -, interpretando sempre lo stesso ruolo in una fortunatissima commedia, e, date le umili origini, è affetto da una profonda avarizia, tenacemente contestata dagli altri membri della famiglia. Mary Tyrone (Hepburn), la madre, dopo aver perso un figlio, Eugene, che ha rimpiazzato, a suo modo di vedere colpevolmente, con quello avuto successivamente, Edmund (Dean Stockwell), ha iniziato, probabilmente per calmare il dolore, l’uso frequente di morfina, divenendone completamente dipendente, e, per tal motivo, ha subito un ricovero in un sanatorio, che però non ha eliminato il rischio di una ricaduta. Jamie Tyrone (Jason Robards) è il figlio maggiore, da tempo alcolista e acerrimo critico del padre. Edmund, infine, è il figlio più piccolo, che si è improvvisamente ammalato, e che alla fine si scoprirà essere affetto da tubercolosi.
Il quadro tracciato da O’Neill è dirompente, viene messa alla gogna senza riguardo l’istituzione famigliare, che pare crollare inesorabilmente sotto i colpi di antichi rancori mai sopiti, ataviche incomprensioni, frasi non dette, e quando tutta questa materia incandescente riemerge, destata dall’improvvisa malattia di Eugene, gli equilibri faticosamente raggiunti, i ruoli simbolici (la famiglia stessa come insopportabile teatro) e i taciti accordi rovinano, trascinati via da un’urgenza di verità che reclama di manifestarsi.
Lumet, nei momenti finali, ci regala un malinconicissimo carrello all’indietro, che fa quasi sparire i quattro, inghiottiti dalle tenebre, che, a quell’ora della notte, dopo una delirante preghiera di Mary, ormai in preda a una follia che pare possederla, s’insinua nella casa, paventando un funesto esito, che, presumiamo, si concretizzerà con la morte di Eugene, al momento destinato a diversi mesi di cura in un sanatorio.
165’ minuti di grandi interpretazioni in una fusione di cinema e teatro assai riuscita, che inchioda lo spettatore e lo convoca a fare un esame di coscienza, a rivalutare con lucidità il grado di autenticità dei rapporti intrattenuti nel tessuto famigliare e, soprattutto, in quello sociale.
Pubblicato da Sinister Film e distribuito da CG Entertainment, Il lungo viaggio verso la notte è disponibile in dvd, in formato 1.78:1, con audio originale e in italiano (DD 2.0) e sottotitoli opzionabili. Nella sezione extra è presente una ricca galleria fotografica.
Luca Biscontini
Trova il film su CG Entertainment