Esilarante e irriverente, Romolo+Giuly mette a nudo uno scorcio di vita capitolina. Una rivalità che oltre i confini cittadini magari passa inosservata, ma che fotografa un’idea societaria in cui l’esigenza di un nemico da combattere, di una contrapposizione da scovare tra “noi” e “loro” è radicata nel territorio. Giustificata da una rivalità che affonda le sue radici nei Padri fondatori di Roma, la web serie contrappone due ipotetiche famiglie, l’una l’opposto dell’altra, che fanno il verso alla più blasonata rivalità tra Montecchi e Capuleti di origine shakespeariana.
Vincitrice del premio Movieland, il concorso del Roma Web Fest, dedicato ai prodotti di qualità presenti nell’universo digitale, Romolo+Giuly utilizza la chiave dell’ironia, della caricatura che sfocia nella macchietta, per enfatizzare l’alterità, riflesso di quella più vasta tra l’Italia meridionale e quella settentrionale. La produzione di Zerosix affida a Michele Bertini Margarini le chiavi di una regia oculata e attenta a unire dileggio e serie riflessioni. La faida cittadina, vista dagli occhi di un “non romano” sembra ingiustificata, quasi puerile. Eppure è simbolo di due posizioni antitetiche del vivere la quotidianità. Se il Sud della Capitale conferma il cliché della veracità, dell’attaccamento alla fede calcistica giallorossa e di un approccio più spartano con le donne, i “nordisti” mantengono un atteggiamento più sofisticato, figlio di abitudini più ricercate ed effimere. La noia rende stanco l’uomo del nord, che deve costantemente cercare nuovi e trasgressivi stimoli per vincere la monotonia, figlia di una vita che ha dato tutto, anche il superfluo. Solo l’amore potrebbe sconfiggere la malsana volontà di tramandare una guerra senza fine, come in uno spaghetti western, in cui qualcuno deve sempre soccombere. Scimmiottando i più illustri Romeo e Giulietta, i protagonisti, Romolo e Giuly, fanno breccia l’uno nel cuore dell’altra.
Un amore all’apparenza impossibile, osteggiato dalle rispettive famiglie d’appartenenza, i Montacchi e i Copulati – per restare nell’alveo della parodia intelligente. L’odio eterno, che risale a Romolo e Remo è chiamato alla prova dell’amore, che di certo nelle puntate successive aumenterà il suo peso specifico, pur restando in un clima guascone e surreale.
Scritta da Giulio Carrieri, da un soggetto sviluppato con Michele Bertini Malgarini e Alessandro D’Ambrosi, l’opera annovera tra i suoi interpreti volti noti e meno conosciuti, in un sapiente mix bene amalgamato. Alessandro D’Ambrosi, Michelle Carpente, Federico Pacifici, Massimo Ciavarro, David Pietroni, Matteo Nicoletta e Niccolò Senni, sono la cornice di una storia che, nonostante il ricorso a citazioni illustri, mantiene una propria originalità e coerenza. Suggerito ai romani, per riflettere e superare una rivalità obsoleta, e a tutti coloro i quali pensano che le ghettizzazioni siano l’unica ricetta per combattere la paura del confronto e del dialogo.
Dario Cataldo