NOCTURAMA, il film francese più controverso dell’anno, apre FILMMAKER 2016
Sarà il film più controverso dell’ultima stagione cinematografica francese, NOCTURAMA di Bertrand Bonello, ad aprire domani, venerdì 25 novembre, l’edizione 2016 del festival FILMMAKER, in programma a Milano fino al prossimo 4 dicembre.
FILMMAKER AL VIA DOMANI, VENERDI’ 25 NOVEMBRE, CON NOCTURAMA DI BERTRAND BONELLO
Il film francese più controverso della stagione apre l’edizione 2016 del festival milaneseNel film il tentativo di far sprofondare Parigi nell’incubo messo in atto da un gruppo di adolescenti, deciso a colpire la città in alcuni dei suoi luoghi simbolo.
Il regista: “La rabbia può avere mille ragioni. E mille rabbie diverse possono incontrarsi e fare un pezzo di strada assieme. I protagonisti del mio film prima fanno saltare il grattacielo Total, poi vanno a provarsi delle scarpe Prada. Lo spettatore si chiede: che hanno in testa? Qual è il messaggio politico?“
Sarà il film più controverso dell’ultima stagione cinematografica francese,NOCTURAMA di Bertrand Bonello, ad aprire domani, venerdì 25 novembre, l’edizione 2016 del festival FILMMAKER, in programma a Milano fino al prossimo 4 dicembre.
Acclamato dalla critica e accolto all’uscita da un fiume di polemiche, il film di Bonello (già autore di titoli come Le Pornographe, L’Apollonide e Saint Laurent) racconta il tentativo di sprofondare Parigi nell’incubo messo in atto da un gruppo di adolescenti, decisi a mettere a ferro e fuoco la città colpendola in alcuni dei suoi luoghi simbolo, dalla statua di Giovanna d’Arco ai grattacieli della Défense. Tra i ragazzi nessun jihadista, ma un mix di giovani delle banlieue e di studenti di diversa estrazione sociale, che dopo aver compiuto gli attentati trascorrono in un grande magazzino una lunga notte d’attesa, destinata a essere interrotta soltanto dall’irruzione delle forze speciali.
Sul perché il film abbia destato, accanto ad accesi entusiasmi, anche critiche feroci, il regista non ha dubbi: “Ho voluto trattare solo il come e non il perché dell’azione: non volevo un gruppo omogeneo né socialmente né ideologicamente. Non volevo che fosse rappresentativo di un settore: la periferia, l’Islam, la sinistra rivoluzionaria, la borghesia illuminata… ma solo di una rabbia. La rabbia può avere mille ragioni. E mille rabbie diverse possono incontrarsi e fare un pezzo di strada assieme. Non cerco di tessere un legame coerente tra psicologia e politica. I miei ragazzi prima fanno saltare il grattacielo Total, poi vanno a provarsi delle scarpe Prada. Lo spettatore si chiede: che hanno in testa? Qual è il messaggio politico? Infine, nella parte finale, si vedono le forze speciali, che in questo momento sono viste come eroi nazionali, che si danno alla caccia all’uomo all’inseguimento di ragazzi di vent’anni. Tutti questi elementi sono esplosivi“.
Scritto molto prima che gli attentati del novembre 2015 insanguinassero Parigi (l’idea risale a sei anni fa), il film si è confrontato poi con la realtà di questi anni: “Dopo la strage di Charlie Hebdo ci siamo posti il problema di rimettere mano alla sceneggiatura, ma ci siamo detti che avremmo avuto torto se l’avessimo fatto. Essere un regista vuol dire intuire qualcosa e dargli una forma di finzione. Per me, la forma era giusta prima e quindi rimaneva giusta anche dopo. Il 13 novembre 2015, il giorno della strage del Bataclan, la fase di produzione era già finita e avevamo cominciato il montaggio, che non è stato facile. Il film espone dei dettagli che, senza volerlo, fanno eco a quello che è effettivamente successo“.
E mentre la stampa ha sostenuto il film pressoché all’unanimità (con recensioni entusiastiche da Le Monde a Libération), le critiche di carattere politico non si sono fatte attendere: “Da sinistra mi è stato rimproverato di confondere jihadismo e anarchismo. Da destra di giustificare entrambi. Sia gli uni che gli altri partono dall’idea che io abbia la pretesa di descrivere dei fatti. Mentre io voglio cogliere una sensazione: la rabbia che sente di non potersi esprimere altrimenti che con un’insurrezione. La rabbia cui do forma è reale. Ma non per questo realista“.
Filmmaker International Film Festival è in programma dal 25 novembre al 4 dicembre a Milano, presso lo Spazio Oberdan e l’Arcobaleno Film Center.
Al centro della manifestazione, come sempre, il cinema documentario e – più in generale – “di ricerca”: un’identità netta e riconoscibile che da quasi quarant’anni fa di Filmmaker, all’interno di un panorama nazionale affollato di appuntamenti, un punto di riferimento certo per chi vuole scoprire e sostenere nuovi autori, nuove forme cinematografiche, nuove relazioni con il pubblico. E non è un caso che tra i “nuovi” autori portati per la prima volta all’attenzione degli spettatori italiani, figurino nomi diventati col tempo degli autentici “classici”, da Ulrich Seidl a Frederick Wiseman, da Rithy Panh a Errol Morris.
Filmmaker è sostenuto da Comune di Milano, Regione Lombardia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Fondazione Cariplo, Goethe Institut, Forum Austriaco di Cultura con la collaborazione di Città Metropolitana di Milano.