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34 Torino Film Festival: Sam Was Here di Christophe Deroo (After Hours)

Christophe Deroo mostra qualche dote nella messa in scena e nell’utilizzo della macchina da presa, ma è ancora acerbo nel creare tensione e deve ancora molto al cinema di John Carpenter (dalla colonna sonora, alla scenografia desertica, alla folla di uomini senza volto, agli ambienti chiusi dove Sam si muove e lotta) e al primissimo Spielberg, quello di Duel

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Sam Was Here è l’opera prima del regista americano Christophe Deroo che ha sviluppato un cortometraggio da lui diretto in precedenza. Sam è un venditore porta a porta che gira per le poche case nel deserto del Mojave in California. Immerso in un ambiente assolato e privo di presenze umane, l’unica compagnia è una radio locale condotta da un certo Eddy. Il regista segue con la macchina da presa il peregrinare, nella prima parte della pellicola, di Sam da una casa isolata a un’altra, da un motel vuoto a una stazione, dove si percepisce la presenza di qualcuno. Costretto a rimanere nel motel a causa di un guasto dell’auto, seguendo le notizie della radio, Sam apprende della scomparsa di una bambina e della ricerca del suo rapitore. Ben presto però la situazione alienante diventa un vero e proprio incubo quando iniziano a uscire notizie sempre più dettagliate dalla radio che l’uomo ricercato dalla polizia è lui.

Horror distopico, Deroo costruisce un film con pochissimi mezzi e poggiandosi sull’unico personaggio principale, dividendo la diegesi in un crescendo emotivo composta da: un prologo, dove assistiamo alla rappresentazione del personaggio e del milieu desertico; una parte centrale che via via si sviluppa fino a sfociare in una vera e propria caccia a Sam da parte di uomini che indossano una maschera anonima in lattice; un epilogo, in cui vediamo finalmente Eddy, ripreso di spalle in campo medio, che in realtà compone la radio con giunte di registrazioni varie.

Un lampo rosso si osserva nel cielo, un occhio supremo che osserva il povero Sam, riducendolo a sospettare lui stesso della sua identità. Occhio che viene ripetuto dalle innumerevoli telecamere disseminate nei luoghi frequentati da Sam e che Eddy utilizza per controllarlo. Del resto, la figura misteriosa di Eddy può essere la metafora del demiurgo che controlla la folla (senza volto), l’opinione pubblica, a suo piacimento, isolando l’individuo che si trova a combattere senza però possibilità di una via d’uscita, e finendo, letteralmente, liquefatto, inglobato nel nulla dei fruscii della radio, dei registratori, dei televisori a circuito chiuso, delle segreterie telefoniche. La rabbia collettiva che si ciba degli individui come Sam, icona dell’uomo medio americano, colletto bianco di un’industria e una finanza che ha portato al disastro economico una parte della nazione.

Deroo mostra qualche dote nella messa in scena e nell’utilizzo della macchina da presa, ma è ancora acerbo nel creare tensione e deve ancora molto al cinema di John Carpenter (dalla colonna sonora, alla scenografia desertica, alla folla di uomini senza volto, agli ambienti chiusi dove Sam si muove e lotta) e al primissimo Spielberg, quello di Duel. E questo fa di Sam Was Here un film non del tutto riuscito, a tratti incerto e ancora una volta un esempio di cinema che non riesce a scrollarsi di dosso i referenti culturali e cinematografici da cui trae ispirazione.

Antonio Pettierre

  • Anno: 2016
  • Durata: 75'
  • Genere: Horror
  • Nazionalita: Francia, USA
  • Regia: Christophe Deroo

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