Ancora poco noto al pubblico italiano, ma figura cardine di certi ambienti letterario-cinematografici giapponesi degli anni sessanta-settanta, Masao Adachi nasce a Fukuoka, Giappone nel 1939. Fin da giovane si fa notare per la vivacità sperimentale del suo cinema, basti pensare a titoli come Tazza (Wan) del 1961 e Vagina bloccata (Sa-in) del 1963. Nel 1966 inizia il suo sodalizio e la sua amicizia con Koji Wakamatsu con cui collabora, in qualità di sceneggiatore, per quasi dieci anni in una serie innumerevole di film, basti pensare a L’estasi degli angeli (in cui compare anche come attore), Le vergini di bianco stuprate e L’embrione caccia in segreto (passati negli anni scorsi a FuoriOrario e al Sulmona Film Festival).
Ma Adachi non si ferma qui, infatti entra a far parte della compagnia di produzione di Nagisa Oshima “Sozo-sha” con cui collabora in almeno tre film (da ricordare Il diario del ladro di Shijuku). Nel 1969 assieme al sceneggiatore della Sozo-sha Mamoru Sasakie al critico cinematografico anarchico Masao Matsuda produce Aka Serial killer un film che mostra incessantemente gli scenari che il protagonista/assente serial killer Norio Nagayama deve aver visto, riprendendo solo le traiettorie delle derive di Nagayama dalle periferie di Abashiri fino a Kawasaki. Nel 1971 con Oshima e Wakamatsu è invitato al Festival di Cannes alla “Settimana dei registi” e sulla via del ritorno produce il film-documentario Armata Rossa/PFLP: una dichiarazione di guerra mondiale (1971) coprodotto dai membri dell’Armata Rossa giapponese inclusa Shigenobu Fusako e il PFLP. In seguito sviluppa il movimento delle “Truppe di proiezione dell`autobus rosso” con cui gira per tutto il Giappone proiettando il film un po’ dovunque, nelle palestre, nelle piazze.
Come attivista Adachi idea e pratica varie teorie riguardanti sia l’espressione che la proiezione cinematografica stessa. Nel 1974 lascia il Giappone e dedica se stesso alla rivoluzione palestinese. Da quel momento in poi le sue attività non sono rivelate fino al 1997 anno in cui viene arrestato dalle autorità libanesi. Nel 2001 viene concessa l’estradizione e viene trasferito in Giappone dove dopo due anni in carcere pubblica Cinema/Rivoluzione un autobiografia della sua vita pubblicata dal critico cinematografico Go Hirasawa. Al momento Adachi sta preparando un nuovo film intitolato Il Tredicesimo mese dell’anno che mira alla creazione di una nuova teoria e di una nuova pratica cinematografica.
Ecco i film di Adachi in programma questa notte su Fuori Orario:
AKA SERIAL KILLER (01,10)
(Ryakusho renzoku shasatsuma, Giappone, 1969, 86′,colore)
Regia di Adachi Masao
Adachi Masao insieme a Susumu Iwabuchi, Masayuki Nonomura, Yutaka Yamazaki, Mamoru Sasaki (sceneggiatore), Masao Matsuda (critico cinematografico) partono da un fatto di cronaca, gli omicidi seriali del diciannovenne Norio Nagayama, e trasformano in film la “teoria del paesaggio” (fukeiron in giapponese) che lega i comportamenti degli oppressi giapponesi (e del mondo “occidentale” in genere) all’urbanistica e all’architettura realizzata nelle costruzioni del dopoguerra. Un film-manifesto dei marxisti rivoluzionari giapponesi, un segno del clima culturale, politico e sociale in cui si sviluppano i movimenti studentesche e la lotta armata della United Red Army.
ANABASIS (02,25)
(Anabasis of May and Fusako Shigenobu, Masao Adachi and 27 Years Without Images, Francia, 2011, col.,v.o. sott.it )
Regia: Eric Baudelaire
Attraverso le figure di Adachi Masao e May, figlia del fondatore della Red Army giapponese Fusako Shigenobu, Baudelaire usando pellicola super8 e video HD, evoca il clima e le azioni dei comunisti combattenti giapponesi alla fine degli anni ’60.
PRIGIONIERO TERRORISTA (03,40)
(Yuheisha Terorisuto, Giappone, 2007, col., 113’, v.o. sott. it.)
Regia: Adachi Masao
Interpreti: Tomorowo Taguchi, Panta, Taka Okubo
Il calvario di un membro dell’Armata Rossa giapponese catturato dallo Stato.
Adachi Masao, sceneggiatore con Koji Wakamatsu, regista egli stesso nonché membro dell’organizzazione rivoluzionaria comunista giapponese torna a girare un film dopo molti anni e sceglie il carcere e la tortura per tornare sulla propria esperienza di prigioniero rivoluzionario. La crudeltà del trattamento riservato ai comunisti combattenti in Giappone è lo stesso che hanno subito nelle carceri italiane e tedesche i membri delle organizzazioni armate del dopoguerra: come la lotta anche la repressione non conosce nazione.