‘Cognome e Nome: Lacombe Lucien’ (Lacombe Lucien) è un film del 1974 diretto da Louis Malle. Fu candidato al premio Oscar come migliore film straniero.
Cognome e Nome: Tra Ribellione e Riscatto
Nella Francia occupata del 1944 il contadino diciassettenne Lucien tenta di entrare nel “maquis” (così i francesi hanno chiamato il loro movimento di Resistenza). Non essendo stato accettato, quasi per ripicca, il ragazzo diventa un collaborazionista e viene arruolato nella polizia. Tenterà, per amore, un tardivo riscatto. Uno dei grandi film di Louis Malle, dall’eccellente scavo psicologico e dalla felicissima resa del contesto ambientale. Il protagonista costituisce il drammatico ritratto di un immaturo, incapace di distinguere fra Bene e Male, le cui scelte non sono dettate dall’ideologia o dalla politica ma da un istinto di ribellione e dal caso. Nei suoi confronti, il regista dimostra una toccante pietà umana.
Una Pioggia di Polemiche
Quante polemiche scatenò ‘Cognome e Nome: Lacombe Lucien’ all’epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche. Era il 1974, e Louis Malle riuscì nell’impresa di scontentare un po’ tutti. Su Lacombe Lucien, infatti, piovvero critiche feroci da ogni dove: alcuni (i comunisti) rimproverarono al regista di aver mostrato che nelle fila dei collaborazionisti c’erano soltanto persone povere e umili con un livello di istruzione basso. Altri (i borghesi) non mandarono giù il fatto che Malle, attraverso il personaggio di Albert Horn, sostenesse la tesi secondo la quale la borghesia aveva stretto un accordo con i cattivi. Altri ancora lamentavano che la storia fosse raccontata solamente dalla parte dei collaborazionisti, quasi come se i partigiani non fossero mai esistiti. Infine, ci fu anche chi accusò il regista di aver voluto motivare gli atti delinquenziali compiuti da coloro che facevano parte della Gestapo.
Queste furono le principali accuse che vennero mosse a ‘Cognome e Nome: Lacombe Lucien’ . Da ricordare, inoltre, che nello stesso periodo l’allora Presidente della Repubblica francese, Valéry Giscard d’Estaing (che da ragazzo combatté i nazisti prendendo parte ad alcune azioni sostenute dalla Resistenza), con lo scopo di riabilitare i collaborazionisti della Repubblica di Vichy, abrogò la Festa della Liberazione, suscitando in questo modo lo sdegno dei partigiani che si batterono per liberare il proprio Paese dal nazifascismo. Detto del vespaio provocato dalla pellicola in questione, occorre dire che stiamo parlando di un grande film, che ha superato indenne la prova del tempo, tanto da meritare di essere collocato nelle prime posizioni dell’ideale classifica dei migliori lavori dell’autore di perle come Ascensore per il patibolo (1958) e Fuoco fatuo (1963).
Riflessi di Guerra: Il Turbine della Storia
La regia di ‘Cognome e Nome: Lacombe Lucien’ è attenta alle minime sfumature e, mediante lunghi piani sequenza e fluide carrellate, ricostruisce con precisione millimetrica e con grande tensione narrativa e morale il difficile periodo storico in cui è ambientato il film. Valido il cast: Pierre Blaise e Aurore Clément, entrambi esordienti, prestano il volto rispettivamente all’incolto e ribelle Lucien e alla dolce e sensibile France; da segnalare anche le ottime prove di Holger Löwenadler, che recita nei panni di Albert Horn, il sarto ebreo che va incontro a un destino tragico, e Thérèse Giehse, che interpreta Bella Horn, la nonna di France. Bellissime le sequenze iniziali e finali. Egregia la colonna sonora di Django Reinhardt.