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Il padre dei miei figli di Mia Hansen-Løve

Il padre dei miei figli è un film del 2009 di Mia Hansen-Løve con Chiara Caselli, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas e Dominique Frot. Mia Hansen-Løve costruisce un film polidimensionale e politematico. Il padre dei miei figli racconta l’amore per il cinema e per la vita, ricordandoci le parole – care alla regista – di François Truffaut: “Il cinema è per me la vita”

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Il padre dei miei figli è un film del 2009 di Mia Hansen-Løve con Chiara Caselli, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas e Dominique Frot.

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Figura storica dell’industria cinematografica francese, il produttore Humbert Balsan diventa fonte d’ispirazione per la talentuosa regista Mia Hansen-Løve. Nella sua seconda pellicola, Il padre dei miei figli, la cineasta racconta la storia di Grégoire Canvel, un coraggioso produttore cinematografico che si divide tra la famiglia e il lavoro, cercando di non trascurare la prima e di salvare dal fallimento la sua casa di produzione, messa a repentaglio da una serie di eventi sfavorevoli e scelte audaci ma pericolose. Come Humbert Balsan, anche il personaggio a lui ispirato si toglierà la vita, oppresso da una serie di difficoltà cui non riesce più a contrapporre la consueta tenacia.

All’interno della pellicola di Mia Hansen-Løve, il suicidio del protagonista si pone come episodio centrale, sia da un punto di vista tematico, che da un punto di vista strutturale. Il film, quindi, può essere diviso in due parti. La prima precede la morte del produttore e ne ritrae la vita intima e professionale, facendo luce sull’uomo, le sue gioie e i suoi tormenti. La seconda parte della narrazione procede in absentia: la scomparsa del protagonista porta in primo piano le figure che gli erano vicine, che cercano di andare avanti nella vita di tutti i giorni. La reazione delle figlie alla tragedia e il tentativo della moglie di salvare il salvabile nella casa di produzione del defunto marito continuano a tratteggiare l’universo del protagonista, ma da una visuale inversa rispetto alla prima parte della narrazione.  Il tutto senza far perdere compostezza a un film che non cede mai a eccessi patetici e a facili sentimentalismi, che procede con eleganza formale verso un finale efficace, il quale richiamando le primissime scene della pellicola le conferisce equilibrio e circolarità.

Il padre dei miei figli ha permesso a Mia Hansen-Løve di affrontare due tematiche molto forti, quali il cinema e la famiglia. Il film offre numerosi spunti di riflessione su quella che è l’attuale realtà dell’industria cinematografica e, al contempo, rappresenta un omaggio a Humbert Balsan. Questi ebbe il merito di conferire grande dignità artistica a una professione che troppo spesso si esprime in conti, debiti e interessi: come produttore, Humbert Balsan diede visibilità a molti geni e cineasti che, altrimenti, non avrebbero trovato notorietà in Francia né altrove, e prese sotto la sua ala numerosi talenti femminili del cinema francese, diventando uno dei numi tutelari del cinema arabo. Se le vicende lavorative del produttore vengono riprodotte con grande fedeltà all’interno della pellicola, lo stesso non si può dire delle sue vicende intime e familiari. Esse prendono spunto e ispirazione dalle impressioni che la regista ricevette dai suoi incontri con Balsan, ma diventano poi oggetto di elaborazioni di fantasia. Il tema della famiglia è declinato con grande efficacia e diverse sfaccettature da tutti i componenti di casa Canvel, magistralmente interpretati da un cast impeccabile. Louis-Do de Lencquesaing trasmette perfettamente il senso di pudore che impedisce al suo personaggio di comunicare la sua disperazione alla moglie. Quest’ultima trova nell’interpretazione di Chiara Caselli il giusto equilibrio di forza e vulnerabilità che si riverbera per tutto il corso della narrazione. Ottime anche le interpretazioni delle giovani attrici (Alice de Lencquesaing, Alice Gautier e Manelle Driss) che danno voce e volto alle figlie di Grégoire Canvel.

Mia Hansen-Løve costruisce un film polidimensionale e politematico. Il padre dei miei figli racconta l’amore per il cinema e per la vita, ricordandoci le parole – care alla regista – di François Truffaut: “Il cinema è per me la vita”.

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