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The holy family-Un Ramone a Roma (Tekfestival 2010)

“Costituitisi a metà anni Settanta e scioltisi circa vent’anni dopo, i newyorkesi Ramones hanno sicuramente incarnato l’ultima grande rivoluzione della musica rock”.

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Un unico finto cognome, Ramone, per tutti e quattro i componenti del gruppo.

Costituitisi a metà anni Settanta e scioltisi circa vent’anni dopo, i newyorkesi Ramones, caratterizzati da capelli lunghi, giubbotto di pelle nero e jeans strappati, hanno sicuramente incarnato l’ultima grande rivoluzione della musica rock.

Insieme ad un gruppo di amici comprendente Flaviano Perullo, Costanza Savio, Marco Anastasi alias ‘Il Duka’, Marcello Fagiani, Antonio Conti, il dj Luciano’Luzy L’Levrone, Paolo e Luca di Gaetano, Pablo Echaurren rievoca in questo documentario – co-diretto da Uliano Paolozzi Balestrini e girato nel cuore del quartiere romano del Pigneto – i propri trascorsi di fan della mitica punk band, a partire dai titoli di testa commentati da “Beat on the brat”.

Tra “Lascia l’ultimo ballo per me” dei Rokes e “Pensiero” dei Pooh, si comincia con il parlare del periodo in cui, dopo la seconda metà degli anni Sessanta, il noiosissimo progressive spazzò via il beat, fino a portare all’arrivo degli insostenibili assoli chilometrici dei gruppi hard rock alla Deep purple, con Marco Anastasi che, suscitando non poche risate, definisce gli Yes il complesso più inutile della storia.

Perché, tra “Heart of stone” dei Rolling stones e discorsi riguardanti cantautori nostrani quali Lucio Dalla ed Edoardo Bennato, non è certo l’ironia a mancare nel corso dei circa 63 minuti di visione immersi tra ricordi privati dei protagonisti, rapporti privilegiati con la band e racconti del modo in cui si è arrivati ad amare la loro musica, giunta come un fulmine a ciel sereno per salvare il destino del rock più genuino, quello che s’identificava nei pezzi di Little Richard e contemporanei.

E si spazia dal concerto romano svoltosi all’inizio degli anni Ottanta a Castel Sant’Angelo a una cena con i Ramones tenutasi a casa di Paolo e Luca Di Gaetano nel 1993, passando per il giorno in cui il gruppo presentò un nuovo disco nello storico negozio Disfunzioni musicali.

Quindi, in mezzo a spezzoni di filmati amatoriali, immagini tratte dai videoclip (Time has come today e Rock’n’roll high school nel mucchio) e un intervento dei Senzabenza, band italiana prodotta dal cantante Joey Ramone, un nostalgico viaggio tutto italiano alla (ri)scoperta di un quartetto tanto importante quanto beffardamente bistrattato.

Un quartetto costretto a portare avanti una lunga carriera lontano dagli alberghi di lusso e dalle limousine da divismo, suonando spesso dal vivo proprio perché furono in pochi, durante il suo periodo di attività, ad avvertire l’innovativa potenza dei dischi registrati in studio.

Con diversi hit ramonesiani a fare da emozionante commento, ovviamente, dagli inni “Sheena is a punk rocker”, “Blitzkrieg bop” e “Cretin hop” alla spectoriana “Baby, I love you”; senza dimenticare “Do you remember rock’n’roll radio?”, “What’s your game” e le bellissime “The kkk took my baby away” e “I can’t make it on time”.

Fino alla cover “Out of time”, originariamente suonata dai succitati Rolling stones, dopo un incontro dei protagonisti con il batterista Marky Ramone, che ci onora anche con un «Gabba gabba pizza!».

D’altra parte, è lui il “Ramone a Roma” del titolo.

Francesco Lomuscio

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