Maria per Roma, opera prima della regista Karen Di Porto, viene presentato in selezione ufficiale nell’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Karen Di Porto, regista, attrice e sceneggiatrice, porta sullo schermo una storia dagli spunti autobiografici che non è altro che l’immagine di una crisi odierna calata nell’ambiente romano.
Sinossi: Maria per Roma è la storia della giornata, dalle prime ore della mattino alla notte, di Maria, una donna confusa ma al contempo dinamica che insegue la sua carriera di attrice ma si perde nel caos quotidiano di Roma. Un quotidiano che ruota intorno a quella che sembra l’unica fonte si sostentamento della città eterna: il turismo. Vediamo Maria correre dalle prove in teatro, ai check-in, ai turisti e dai check-in ai provini, in una frenesia che sfocerà in situazioni comiche ed estenuanti.
Recensione: “Ma che cerchi Maria per Roma?” Quante volte nelle strade della capitale è capitato di sentire tale frase e quante volte è diventata citazione ricorrente del nostro cercare qualcosa di imprecisato o troppo ambizioso? Karen Di Porto nel suo film si perde nel cercare Maria per Roma senza cavarne un ragno dal buco. Sin da subito, l’opera prima della regista e attrice, si presenta con l’acqua alla gola dei ritardi della protagonista che gira in vespa nelle strade della Roma bella. Il tutto è scandito dal ritmo della protagonista, dalla sua isteria simpatica, dalla frenesia e dal suo mai essere puntuale, caratteristica primaria della giovane aspirante artista. La vita di Maria è così un corri corri per le strade di Roma, passando da un appartamento all’altro e riducendo spesso l’attenzione alla passione di attrice.
L’idea in sé poteva anche funzionare, ma la resa è così debole da rendere Maria per Roma un prodotto inconsistente e non all’altezza delle aspettative. Il film non funziona in più punti, la storia è completamente ferma sulle vicende della protagonista, senza che succeda mai nulla, la narrazione è ripetitiva e piatta prendendo corpo solo grazie al fiato corto dei ritardi e l’interpretazione dei protagonisti, infine, è bassa e spesso a livelli ben al di sotto di ciò che siamo abituati a vedere sul grande schermo. L’unico personaggio veramente riuscito è quello di Karen Di Porto, che con la sua ironia è in grado di strappare più volte sorrisi. La stessa cornice romana si perde, il film poteva essere ambientato in qualsiasi altra città non si sarebbe notata alcuna differenza. Si presenta una Roma statica, scaricata dalla sua emotività e dal colore che la caratterizza.
Maria per Roma è un’opera acerba e dal sapore dilettantistico ma, nonostante ciò, bisogna spendere una parola a favore del coraggio della regista che ha realizzato un film a basso costo e indipendente. L’unica a non essersi persa nella ricerca di Maria per Roma è la cagnolina Bea che nel film merita un dieci pieno. Karen di Porto a forza di correre si è dimenticata di osservare e raccontare, lasciando allo spettatore nient’altro che una maratona di ritardi e un prodotto non pronto per un Festival come quello romano.
Alessandra Balla