Jack Reacher – Punto di non ritorno è l’adrenalinica trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Lee Child. Diretta dal regista Edward Zwick, la pellicola è adesso in classifica su Netflix.
Sinossi del film
Il maggiore dell’esercito Susan Turner (Cobie Smulders) viene ingiustamente accusata di alto tradimento e rinchiusa nella più rigida prigione federale americana. Jack Reacher (Tom Cruise) decide quindi di entrare in azione per aiutarla e smascherare le manovre governative attuate dal perfido Generale Harkness (Robert Knepper). Appena rientra in America, però, l’ex militare scopre che una donna lo ha denunciato per non aver riconosciuto e provveduto al relativo mantenimento della giovane e irruenta Samantha (Danika Yarosh). Dopo aver liberato Susan e protetto la ragazzina, Jack decide di scoprire la verità.
La recensione di Taxi drivers
Recensione: Non è la prima volta che Edward Zwick lavora con un attore eccentrico come Tom Cruise: i due, infatti, si era già conosciuti sul set de L’ultimo samurai e Zwick aveva dimostrato di essere un regista versatile e sperimentale, capace di plasmare una pellicola ad uso e consumo del suo protagonista. Anche questa volta, l’autore bissa la riuscita del progetto firmando Jack Reacher – Punto di non ritorno, adrenalinica trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Lee Child. In questo caso, però, l’eroe non è il solito, atletico, ragazzino di provincia che si diverte a mostrare le proprie abilità psicofisiche, bensì un uomo maturo che, consapevole dei propri limiti e seppur controvoglia, accetta il supporto dei suoi sostenitori.
Dopo un’iniziale riluttanza, Jack Reacher accetta di essere aiutato da due giovani donne che provano per lui attrazione e repulsione, stima e disdegno, amore e reticenza. Egli, infatti, è uno di quegli uomini che maschera la propria insicurezza dietro alla facciata dell’affermato uomo di mondo, superbo e arrogante. Non ha fissa dimora, né un telefono cellulare o una macchina. È uno che vive alla giornata, che si abbandona alle passioni ma che rifugge le etichette. L’età però avanza e porta con sé la consapevolezza che il corpo umano è soltanto il contenitore imperfetto di un’anima, il suo tangibile baccello, la sua fallace estensione. Reacher quindi picchia forte, è un abile lottatore, riempie di botte i suoi avversari ma riceve, suo malgrado, altrettanti colpi. In una sorta di malinconico universo bourniano, il protagonista fugge, rincorre, cade e si rialza nella speranza di continuare a mettersi in discussione tramite l’autoironia necessaria a non farsi prendere – né a prendersi- davvero sul serio.
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