Goldstone, ambientato nell’assolata e deserta città dell’oro australiana, viene presentato alla Festa del Cinema di Roma in selezione ufficiale. L’ultimo lavoro del regista Ivan Sen porta sullo schermo una storia di dubbia morale. Tra scenari meravigliosi si snoda un film che tocca vari registri, dal western al thriller fino alle ombre del noir. Un film che predilige l’occhio alla mente, lasciando che la narrazione si trascini lenta nella polvere.
Sinossi: Sulle tracce di una persona scomparsa, il detective Jay Swan si ritrova nella piccola città mineraria di Goldstone, dove viene arrestato per guida in stato di ebbrezza da un giovane poliziotto locale, Josh. Quando la stanza del motel di Jay viene fatta saltare in aria, diventa chiaro che nel distretto si nasconde qualcosa di molto più grande. Jay e Josh saranno così costretti a superare la loro sfiducia reciproca per scoprire una verità tutt’altro che gradevole. Quella che sembra una semplice indagine, svelerà invece una rete di crimine e corruzione nell’istituzione che controlla la città, la miniera e il consiglio aborigeno locale.
Recensione: Goldstone, diretto da Ivan Sen, inganna l’occhio con splendide immagini senza alimentare la mente. Il film è così lento e piatto da annoiare in più punti. Gli ambienti, desolati e deserti, sono la rappresentazione fotografica delle emozioni che si provano nel vedere il film. All’interno della storia di dubbia morale si rintracciano molti buchi riempiti solo da silenzi incapaci di dare valore alla narrazione. Per quasi tutta la durata, più di un’ora e mezza, non avviene alcun evento significativo. Il film è impegnato nel fotografare immense distese di terra brulla e a trattare la psicologia dei personaggi, da subito schierati in buoni, cattivi e ignavi. Le ultime cartucce vengono sparate nel finale, donando finalmente un po’ di ritmo alla narrazione.
Non convince nemmeno la scrittura che pecca di pressapochismo, non approfondendo alcuna tematica, ma seguendo unicamente un filone già stabilito in partenza. La banalità degli argomenti affrontati fa si che il film arranchi a passi lenti, perdendosi nella resa del paesaggio desertico. Se lo scopo era quello di trattare la corruzione del potere e l’immoralità causata dalla bramosia del denaro, Goldstone fallisce su tutta la linea, lasciando che le questioni siano appena accennate senza un’adeguata analisi. I punti forti del film sono gli ambienti, la buona fotografia e una bellezza naturale tale da colpire chi guarda. All’inizio sembra un’opera di più ampio respiro, ma poi si perde nel solito thriller dove i buoni vincono e i cattivi spariscono. Goldstone non è altro che la messa in scena della disperata ricerca dell’oro, non c’è in esso alcun altra considerazione significativa.
Alessandra Balla