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Festival di Roma

Festa del Cinema di Roma: Tramps di Adam Leon (Selezione Ufficiale)

Terzo lungometraggio del regista statunitense Adam Leon, Tramps, presentato nella selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma, è uno di quei film che esercitano un certo fascino. Ma, a ben guardare, l’agile opera di Adam Leon ha non pochi difetti, a partire dalla sistematica volontà di costruire atmosfere leggere che conferiscano una spontanea ‘freschezza’ all’insieme, veicolando uno stile ampiamente abusato

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Sinossi: Danny è un aspirante cuoco. Un giorno, il fratello gli chiede di completare un lavoro per suo conto. Sembra tutto molto semplice: prendere una valigetta da un’autista, Ellie, andare a un appuntamento e scambiare la valigetta con un’altra. Ma Danny prende la borsa sbagliata e si ritrova a vagare, insieme a Ellie, per i sobborghi di New York per ritrovare la valigetta giusta. Attraversano la città con ogni mezzo, poi irrompono in una casa. Non si sono raccontati tutta la verità e sono molto attratti l’uno dall’altra.

Recensione: Terzo lungometraggio del regista statunitense Adam Leon, Tramps, presentato nella selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma, è uno di quei film che esercitano un certo fascino, veicolano emozioni che inteneriscono, lasciano di buon umore lo spettatore, convinto, forse, di aver veduto qualcosa che non lascia indifferenti. Ma, a ben guardare, l’agile opera di Leon ha non pochi difetti: innanzitutto si nota – almeno a un occhio smaliziato non può sfuggire – la sistematica volontà di costruire atmosfere leggere che conferiscano una spontanea ‘freschezza’ all’insieme, laddove questa peculiarità da film indipendente che si ritaglia il suo spazio tra i leoni del sistema produttivo ufficiale è ritenuta la chiave essenziale per realizzare una narrazione non convenzionale che spiazzi piacevolmente. Ed è proprio tale aspetto ad infastidire, giacché questa modalità si è ormai a tal punto imposta da divenire una tendenza ben radicata nell’immaginario, e vederla per l’ennesima volta ripresentata provoca un senso di smaccato déjà-vu, la percezione di trovarsi di fronte a un film che non aggiunge nulla, non necessario, gratuito. Le musiche con una sezione ritmica sostenuta che improvvisamente irrompono sottolineando la vitale frenesia dei giovani protagonisti sembrano come quei ritornelli ossessivamente suonati per stamparsi nei cervelli di chi li ascolta; la macchina da presa a spalla che segue, quasi pedinando, i movimenti dei personaggi, il montaggio che spezza arbitrariamente la continuità dell’azione, i dialoghi insignificanti, tutto l’armamentario di un linguaggio cinematografico già ben metabolizzato viene riproposto come se fosse inedito, laddove, invece, è solo lo strascico di un’estetica fin troppo abusata.

Se non ci si lascia ingannare dallo stile, infatti, emerge la pochezza di una storia che non appassiona mai davvero, prevedibile nel suo sviluppo, anti realistica, e, infine, anche assai retorica. Certo, Leon indubbiamente voleva trascendere i fatti e sconfinare nel poetico, ma il suo è un volo breve che ricade rovinosamente a terra senza produrre davvero alcun effetto straniante; si resta sempre saldamente ancorati alla rappresentazione, con l’aggravante della descrizione di una nascente relazione che solo la sbadataggine dei vent’anni, forse, può concepire. Danny, interpretato da Callum Turner, dovrebbe costituire il contrappunto ingenuo e onesto della bella e scaltra Ellie (Grace Van Patten), invece è talmente eccessivo nella sua incapacità di muoversi che irrita fin da subito, e risulta davvero inverosimile l’esito finale della messa in scena che vede i due giovani inaugurare, dopo una rocambolesca avventura, una rapporto d’amore. Va bene l’evasione, il sogno, l’interruzione della scialba causalità che informa l’accadere dei fenomeni, la necessità della favola, ma la negazione totale del realtà non giova al film di Leon, anzi lo rende parecchio indigesto. L’unica nota positiva è Grace Van Patten, un’attrice esordiente con un grande istinto, una mimica facciale interessante e uno sguardo che sa attirare l’attenzione dello spettatore; vederla amoreggiare, alla fine, con quel mammalucco di Danny non produce l’effetto dell’happy ending, piuttosto è il colpo di grazia che suggella negativamente un film pensato e realizzato per fare colpo sugli sprovveduti. C’è tanto di quel materiale fornito da un quotidiano grondante naturalmente poesia che cercare altrove alterando indebitamente la realtà risulta un’operazione di retroguardia, anacronistica, fuorviante. Intendiamoci, Tramps è nel complesso gradevole, si può guardare, ma è il pensiero che vi è dietro ad indispettire, la mancanza di rispetto per il pubblico, e la giovane età del regista non può costituire un’attenuante.

Luca Biscontini

  • Anno: 2016
  • Durata: 82'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Adam Leon