Un’immersione totale nella napoletanità, con l’aggiunta di qualche sparuta, poetica lezione di filosofia: Luciano De Crescenzo con Così parlo Bellavista, film tratto dal romanzo omonimo che, in virtù del clamoroso successo ottenuto, divenne un fenomeno letterario, ci conduce per mano all’interno della sua città, mostrandoci la grandiosa umanità della popolazione, l’entusiasmo, la simpatica invadenza, il senso forte di appartenenza alla comunità e, infine, la strenua resistenza opposta ad una omologazione antropologico-culturale che all’inizio degli anni ’80 stava sferrando il colpo decisivo.
Il film inizia con l’arrivo dell’ingegnere milanese Cazzaniga (interpretato da un misurato Renato Scarpa) che scompagina con la sua serietà e compostezza la bella confusione dello stabile di Bellavista (De Crescenzo), in cui ben tre oziosi portieri, che si dividono i compiti di amministrazione, allertano immediatamente l’integerrimo funzionario circa le ‘usanze’ locali’. Con un bellissimo carrello/piano-sequenza veniamo introdotti nella cucina di casa Bellavista in cui è in corso l’imbottigliamento dei pelati, e siamo spettatori delle magnifiche discussioni della famiglia (in tal senso il lavoro di scrittura di De Crescenzo è stato superbo), di cui vengono presentati tutti i membri, compresa la bella e altera figlia del padrone di casa che, giovane e emancipata, costituisce il naturale contrappunto alla tradizione culturale del resto del nucleo. Si passa poi alle lezioni tenute dal professore per alcuni ragazzotti che, ansiosi di imparare, di tanto in tanto frequentano la casa; è in questa occasione che Bellavista snocciola il suo più decisivo insegnamento: la suddivisione dell’umanità in ‘uomini d’amore’ (italiani, spagnoli, polacchi, etc) e ‘uomini di libertà (tedeschi, inglesi), una differenziazione che connota due diverse modalità di essere nel mondo, un po’ una separazione tra nord e sud, sebbene siano opzioni aventi pari dignità.
Ma De Crescenzo alza il tiro, affrontando una questione assai spinosa, quella della malavita locale – la figlia e il fidanzato si ritroveranno a subire le richieste di tangenti da parte dei clan locali – e lo stesso Bellavista dichiara coraggiosamente la propria contrarietà a un modello di vita arido e mortifero ad uno degli esattori giunto per riscuotere il pizzo. Non si cincischia neanche col problema irrisolto della disoccupazione, tant’è che alla fine la figlia si trasferisce a Milano con il marito che, grazie a un interessamento del dottor Cazzaniga, rivelatosi sorprendentemente un ‘uomo d’amore, ha trovato un impiego sicuro consono alla propria formazione.
Da segnalare, altresì, lo splendido assolo di Riccardo Pazzaglia (co-sceneggiatore del film) che si produce in un gustoso monologo, attorniato da un folto manipolo di astanti, in cui riferisce la disavventura subita a seguito dell’imprudenza di aver lasciato per qualche minuto l’automobile incustodita, ironizzando su quell’atteggiamento risoluto che vorrebbe reagire con esemplare durezza alla mancanza di disciplina della città. E poi tanti volti, ognuno portatore di una storia significativa, interessante, degna di essere raccontata, se non altro per gustare il pittoresco modo di riferire gli eventi del popolo napoletano. Ma il film di De Crescenzo – è bene sottolinearlo – non è un’operazione ‘macchiettistica’, ma una discesa nel cuore di Napoli, che viene restituita con amorevole sguardo, senza occultare, di contro, quanto di inefficiente, negativo, reazionario vi è presente, dimostrando, dunque, una profonda lucidità che, in ultima analisi, segnala il rispetto tenuto nei confronti del pubblico. Un film tutto da gustare, che mette di buon umore, insegna, arricchisce e rivela le ottime qualità non solo di scrittore ma anche di regista di Luciano De Crescenzo.
Pubblicato da Mustang e distribuito da CG Entertainment, Così parlò Bella vista è disponibile in dvd in formato 16/9, con audio italiano stereo.
Luca Biscontini
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