«L’ultimo cortometraggio di Wim Wenders, intitolato “Il Volo” (32’) e girato nei luoghi più suggestivi della Calabria (Scilla, Badolato e Riace), è un inno all’accoglienza verso lo straniero, ispirato a fatti reali che hanno caratterizzato la storia recente di paesi come Caulonia e Riace nella Locride, dove è stata spalancata la porta ai rifugiati di paesi in guerra, anche per ripopolare i piccoli centri “morenti”».
Di Wenders ce n’è uno solo. Per fortuna, potrebbe aggiungere ironicamente qualcuno, ma a torto, e men che meno in questo caso. Il suo ultimo cortometraggio, intitolato Il Volo (32’) e girato nei luoghi più suggestivi della Calabria (Scilla, Badolato e Riace), è un inno all’accoglienza verso lo straniero, ispirato a fatti reali che hanno caratterizzato la storia recente di paesi come Caulonia e Riace nella Locride, dove è stata spalancata la porta ai rifugiati di paesi in guerra, anche per ripopolare i piccoli centri “morenti”.
Wenders – che ha usato inaspettatamente la tecnica del 3D per questo cortometraggio – è un regista dallo sguardo cinematografico originalissimo, che ha saputo rinnovarsi, dagli anni Settanta fino ad oggi, costruendo una rosa di proposte sperimentali dall’inconfondibile impronta estetica ed etica, laica ed interculturale, sempre in bilico fra avanguardie e tradizione colta. Se di qualche peccato può essersi macchiato è dell’aver osato con estrema libertà, nelle scelte autoriali, nelle storie, nei luoghi. Molti gli rimproverano di tendere all’elucubrazione, alla verbosità, ma lui, il filosofo dell’on the road spirituale, non smette di cercare il senso della vita, lo “stato delle cose” e, nel farlo, non si arrende alla banalità ma cerca l’autentico, nella luce avvolgente del Meridione, come nei suoi personaggi.
Da questo sfondo è nato il cortometraggio Il Volo, presentato alla Casa del Cinema al cospetto delle istituzioni calabresi e dello stesso Wenders: “Avevo iniziato a girare un film in Calabria dedicato all’immigrazione, con un bellissimo soggetto basato sugli eventi di qualche anno prima – afferma il regista – ma, durante le riprese, ho avuto modo di conoscere meglio i ragazzini che lavoravano come comparse. Alcuni di loro facevano ogni giorno 2-3 ore di autobus per venire sul set. Presto mi sono reso conto che le loro storie m’interessavano più del film che stavo girando”. Con l’aiuto dello sceneggiatore Eugenio Melloni, Wenders inizia così a scrivere un soggetto intorno alla storia del piccolo Ramadullah, un bambino afghano rifugiato di 8 anni, dando vita ad una sorta di “meta-film”, un piccolo gioiello che racconta storie di speranza, accoglienza, integrazione, solidarietà planetaria.“Un giorno Ramadullah mi ha messo in crisi dicendomi che, se fossi stato una persona seria, poiché lui e gli altri bambini erano venuti tante volte a lavorare su un set così lontano, sarei dovuto andare anch’io a trovare lui e gli altri a Riace. Ho capito che aveva ragione ed ho fatto di tutto per accontentarlo ma quando sono arrivato lui non c’era più”.
Sono stati proprio i bambini, secondo Wenders, ad aprirgli la porta del 3D, cioè della terza dimensione, ed a convincerlo che si poteva scrivere una storia di fiction in 3D, tecnica usata oggi soprattutto per il fantasy e l’horror. “Mentre giravo ho capito cosa significa 3D, cioè 3 volte difficile, e perché sono indispensabili dei bravi professionisti della stereografia. Credo anche che se il 3D incrementa il fantasy, può anche diventare una terza porta (3Door) di accesso alla realtà e sono convinto che questa tecnica presto verrà usata anche dai documentaristi per la capacità di potenziare la realtà”.
Co-prodotto dalla Regione Calabria e patrocinato dall’UNCHR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), Il Volo si avvale della partecipazione speciale di Ben Gazzara (doppiato in italiano da Giancarlo Giannini) nel ruolo del sindaco e di Luca Zingaretti in quello del prefetto, oltre che della presenza e voce narrante dello stesso Wenders.
“La vera utopia oggi – ha concluso il regista tedesco – non è più la caduta del Muro di Berlino, ma quanto accade in Calabria in borghi come Riace, dove l’ospitalità ed il diritto d’asilo sono una cosa viva e dove i rifugiati africani, afghani, curdi, armeni e palestinesi hanno ripopolato comuni affetti da un drammatico spopolamento: è lì che ho visto davvero un mondo migliore”. Purtroppo, almeno per ora, non sarà facile vedere nelle nostre sale il corto di Wenders, a meno di qualche illuminata operazione distributiva.
Elisabetta Colla
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