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Love & Friendship

Dio ci salvi dagli adattamenti cinematografici di masterpiece intoccabili. Stillman però ci ha visto lungo, considerando il fatto che, con Lady Susan, non ha dovuto provare neanche il rischio del confronto. Prima volta sullo schermo, infatti, per l’antieroina austeniana, da lui riscoperta in seconda lettura con conseguente presa di coscienza del sorprendente sense of humour dell’autrice

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Sinossi: Una affascinante vedova, Lady Susan Vernon, va nella tenuta di campagna dei suoi suoceri in attesa che smettano di circolare, nella buona società cittadina, le voci colorite sulle sue schermaglie amorose. Mentre si trova lì, si mette alla ricerca di un marito per sua figlia Frederica e, naturalmente, anche uno per sé. Adattamento del romanzo epistolare Lady Susan di Jane Austen.

Recensione: Dio ci salvi dagli adattamenti cinematografici di masterpiece intoccabili. Deve aver pensato questo Whit Stillman quando ha deciso di portare sul grande schermo Lady Susan, romanzo epistolare breve, giovanile e quasi sconosciuto della regina Jane Austen. Chi ha visto Emma o Orgoglio e Pregiudizio lo sa; non è facile restituire attraverso un’altra forma d’arte quella sensibilità e acutezza che ha fatto della Austen una delle penne più celebrate del XIX secolo. Tanti i lavori deludenti frutto di tentativi reiterati nel tempo, con registi che al pari di lupi intorno al cadavere infieriscono sulle povere pagine dei romanzi di maniera.

Stillman però ci ha visto lungo, considerando il fatto che, con Lady Susan, non ha dovuto provare neanche il rischio del confronto. Prima volta sullo schermo, infatti, per l’antieroina austeniana, da lui riscoperta in seconda lettura con conseguente presa di coscienza del sorprendente sense of humour dell’autrice. Un aspetto effettivamente snobbato, nel corso del tempo, dalle produzioni cinematografiche. Ecco allora che la cinica, calcolatrice Susan Vernon diviene la protagonista perfetta di un’opera che è in grado di restituire a piene mani quella comicità irriverente che ha reso i lavori della Austen specchio fedele – e godibile – dei tanti vizi e delle poche virtù del suo tempo. Love & Friendship, però, è un lavoro pienamente stillmaniano, a cominciare dal titolo che, sostituendo l’intestazione originale, prende in prestito quello di un’altra opera giovanile della Austen, mai così adatta ad esprimere lo spirito di un film arioso e per certi versi corale. Sì perché la storia, contrariamente a quanto accade nel romanzo, esplora con irriverenza frammista a sensibilità le vicende della Vernon e del mondo che l’affianca, così da trasformarla in perfetta comprimaria di una storia che originariamente la vedeva protagonista. E l’azzardo funziona, riuscendo persino nell’impresa di rendere più godibile le becere macchinazioni condotte da Lady Susan e dalla sua fidata complice Mrs. Johnson.

A interpretare le due campionesse dell’opportunismo, Stillman ha chiamato a rapporto le attrici che meglio avrebbero potuto incarnare l’impertinente spirito austeniano: Kate Beckinsale e Chloë Sevigny. Mai così calate nella parte come ora, le due tengono saldamente le redini di una vicenda che potrebbe facilmente sgretolarsi sotto il peso dei cliché e dei fili da seguire. Svenevole e spietata la prima, fredda e razionale la seconda, rendono alla perfezione il carattere manipolatore dei personaggi originari, aggiungendo quel pizzico di patina pop che non stona all’interno di una vicenda in costume riscoperta ai giorni nostri.

Il film però è assolutamente settecentesco, allontanando lo spettro del Grande Gatsby luhrmanniano che con Jay-Z  pompato nelle casse ha fatto rigirare nella tomba F. S. Fitzgerald e tutti i protagonisti dell’età del jazz. I costumi, gli interni, i dialoghi sono perfettamente calibrati sullo spirito del tempo, con donne in decadenza a caccia di dote, anziani padri preoccupati della rispettabilità della famiglia e giovani rampolli circonvenuti da scaltre signore attraenti. Come in una miniatura del ‘700, inquadrature statiche e scurite ai bordi restituiscono l’immagine dei vari personaggi, accompagnati da brillanti descrizioni che guidano lo spettatore alla scoperta degli intrecci, svelati via via come in un puzzle di eventi e gesti programmati. I dialoghi, che coprono gran parte dello sviluppo della trama, restituiscono meglio di qualsiasi altra trasposizione precedente  la natura dissacrante della scrittura austeniana. Sir James Martin, in particolare, è interpretato con così tanta ironia da Tom Bennett da avere l’impressione di assistere al concretizzarsi di una comicità travolgente.

L’entusiastica accoglienza della pellicola al Sundance Film Festival lascia sperare in una prossima distribuzione nelle sale cinematografiche italiane. Per ora la data resta un miraggio, ma gli amanti di Jane Austen possono dormire sonni tranquilli; Lady Susan è intatta, perfetta e, se possibile, ancora più crudele. E poi ha un accento British davvero irresistibile.

Ginevra Amadio

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