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73 Festival di Venezia: Shabhaye Zayandeh – rood di Mohsen Makhmalbaf (Venezia Classici)

L’apertura di Venezia Classici e delle pellicole restaurate che hanno fatto la storia del cinema nella lucente sala rossa, il Giardino, nuovo fiore sbocciato al lido dal buco di amianto in bella vista nel passato, questa edizione ha omaggiato una delle straordinarie figure cinematografiche dell’Iran, Mohsen Makhmalbaf, icona artistica di una libertà espressiva e visiva portata avanti con coraggio e determinazione, fino al sofferto e inevitabile auto esilio in Europa

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L’apertura di Venezia Classici e delle pellicole restaurate che hanno fatto la storia del cinema nella lucente sala rossa, il Giardino, nuovo fiore sbocciato al lido dal buco di amianto in bella vista nel passato, questa edizione ha omaggiato una delle straordinarie figure cinematografiche dell’Iran, Mohsen Makhmalbaf, icona artistica di una libertà espressiva e visiva portata avanti con coraggio e determinazione, fino al sofferto e inevitabile auto esilio in Europa. L’ambulante (1987), Il ciclista (1989), Salam Cinema (1995), Pane e fiore (1996), Il silenzio (1998, girato in Tagikistan per aggirare la censura iraniana), Viaggio a Kandahar (2001) i più noti e apprezzati suoi lungometraggi.

Shabhaye Zayandeh – rood (The Nights of Zayandeh – rood) fu realizzato nel 1990 (26 anni fa) in Iran. Il comitato di censura ridusse i 100 minuti originali del film ad una  versione di soli 63 minuti. Sempre sotto attacco, Shabhaye Zayandeh – rood fu visionato personalmente dal leader iraniano di allora in una proiezione privata. Makhmalbaf fu accusato di essere contro gli obiettivi rivoluzionari, di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. La pellicola fu bandita e il negativo mutilato affidato al comitato di censura perché fosse tenuto per sempre negli archivi, con divieto assoluto di proiezione in Iran e fuori. Nel 2016, il negativo esistente è stato rubato – salvato dagli archivi della censura. Il regista, sorpreso dalla sostanza del film, dalla sua vitalità nonostante i tagli, lo propone quindi all’attenzione di Barbera che lo accoglie nel Festival con grande emozione ed entusiasmo. Shabhaye Zayandeh – rood è stato davanti ai nostri occhi, del pubblico presente e dei miei: il primo film del genere che mi capita di vedere alla presenza di chi ha lottato mettendo in gioco la propria vita, di chi vive la propria arte in reale simbiosi alla sua esistenza.

Nell’arco temporale che copre il prima, il durante e il dopo la rivoluzione iraniana del 1979, un professore di antropologia subisce le costrizioni e le minacce del regime monarchico a causa della lucidità delle sue teorie sulla natura della cultura iraniana, fino all’investimento da parte di un automobile, di lui e sua moglie. Tragedia che segnerà per sempre la sua vita e quella di sua figlia, studentessa di psicologia che cerca a tutti i costi di dare un’identità personale alla propria esistenza in un paese nel quale essere donna è una sorta di condanna, anche nell’autodeterminazione di scegliere se sposarsi o meno e che tipo di amore accogliere. Lo Scià viene spodestato ma le cose non cambiano…come l’antropologo ha sempre sostenuto. La dicitura “audio soppresso per motivi di censura” e il muto che accompagna le immagini non si potranno mai dimenticare, insieme alla bellezza di una fotografia, di un’ambientazione, di dialoghi che conservano intatto il fascino di un passato così fresco e tutto da esplorare, ormai molto lontano ma poetico e vibrante nella scia di verità appena sbocciata, che ci lascia…

Maria Cera

  • Anno: 1990
  • Durata: 63'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Mohsen Makhmalbaf

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