Davvero molto interessante questo Il maestro e Margherita (1972), adattamento cinematografico del celebre romanzo di Michail Bulgakov, laddove troviamo Ugo Tognazzi per la prima volta alle prese con un ruolo drammatico, con cui sorregge l’insufficienza di un film che stenta ad appassionare lo spettatore. Ma, dicevamo, l’opera del serbo Aleksandar Petrović è ad ogni modo significativa se non altro da una prospettiva squisitamente filologica, giacché la pellicola in questione, che fu stroncata dalla critica in occasione della sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, è assai rara, e rivederla con i suoi difetti, le mancanze, la sciatteria, in riferimento all’appiattimento dell’immaginario dello scrittore russo, è comunque un’esperienza importante per il cinefilo che voglia estrarre dalle macerie di celluloide un reperto di indubbio interesse.
Barbara Alberti e Amedeo Pagani, che allora scrissero il film, dichiarano, nelle belle interviste a cura di Maria Sole Tognazzi contenute all’interno della sezione extra del dvd, che la scarsa riuscita è imputabile in larga parte al regista, il quale, sebbene fosse all’epoca reduce dal buon Ho incontrato anche zingari felici, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 20º Festival di Cannes e nominato all’Oscar per il miglior film straniero, in quell’occasione rivelò la sua natura di grigio burocrate, mancando di dare il giusto risalto all’intensa vena fantastica che percorre tutto il romanzo di Bulgakov.
A contrappuntare l’interpretazione di Tognazzi c’è l’ottimo Alan Cuny nella parte del prof. Woland/Satana, che con uno sguardo di ghiaccio circola all’interno del film, regalando qualche buon momento, anche se la disarticolazione della narrazione non consente di amalgamare felicemente la sua prestazione all’insieme, che risulta frammentario e disarmonico. Certo, anche la fonte letteraria presenta all’origine una scomposizione in blocchi, che però è risolta felicemente, mentre la traduzione cinematografica mostra delle incongruenze che sfilacciano il flusso del racconto, restituito in maniera, si potrebbe dire, forzata: la durata contenuta e le inevitabili semplificazioni riducono fatalmente, fino alla parodia involontaria, la ricchezza dell’opera russa. Ma se qualcosa, oltre al valore storico-filologico, va salvato di questo film è proprio la misurata recitazione di Tognazzi, che, da uomo intelligente qual era, capì subito, dopo aver conosciuto il regista, che tutto sarebbe gravato sulle sue spalle, e, per tale motivo, fornì una prestazione efficace, convincente, capace di sostenere da sola l’esito complessivo dell’operazione. Non entriamo volutamente nel dettaglio della sinossi, perché il rischio è quello di far un torto, impoverendolo, al romanzo di Bulgakov, ma si può solo, senza accanimento o sadismo, segnalare l’insufficienza della trasposizione del film di Petrović.
Nonostante le dovute riserve, Il maestro e Margherita è comunque un’opera che si lascia vedere, e lo spettatore può rivivere quel periodo della Russia degli anni trenta in cui il regime stalinista impediva agli intellettuali e agli artisti di trattare temi considerati contrari allo spirito del socialismo, quali, nella fattispecie, argomenti religiosi e tutto ciò che criticasse, anche in maniera indiretta, la mancanza di libertà e l’idolatria del potere che dominavano in quell’epoca post-rivoluzionaria.
Al netto, dunque, delle precedenti osservazioni, consigliamo la visione di questo prezioso film per l’unicità e per il suo ruolo di decisiva testimonianza di un momento cinematografico precipitato nell’oblio, e che la pubblicazione in dvd permette finalmente di rivisionare.
Pubblicato da Mustang Entertainment e Minerva Pictures e distribuito da CG Entertainment, Il maestro e Margherita è disponibile in dvd, in formato 1.85:1 con audio italiano (DD 2.0) e sottotitoli in italiano per non udenti opzionabili. Nei contenuti speciali: “A proposito de Il maestro e Margherita” – Maria Sole Tognazzi intervista Barbara Alberti; “Il cinema è bizzarro” – intervista ad Amedeo Pagani.
Trova il film su CG Entertainment
Luca Biscontini