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Le vie del Signore sono finite di Massimo Troisi in dvd

Le vie del Signore sono finite, diretto e scritto da Troisi e dalla fedele collaboratrice Anna Pavignano, fornisce l’occasione per fare esperienza di una modalità originalissima di accostarsi al mondo della rappresentazione, laddove la storia messa in scena, convenzionale nei suoi tratti salienti, è continuamente boicottata, decostruita, sconquassata dalla magnifica interpretazione dell’attore, che con la sua presenza si pone come un vuoto (linguistico-culturale) che erra vorticosamente tra le linee di fuga del profilmico

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Chi scrive, assai colpevolmente, forse perché quando il suo cinema visse il proprio apogeo era troppo giovane, o forse per una difficoltà a godere di quella disarticolazione del linguaggio che lo rese un caso unico nel panorama italiano, ha di rado frequentato l’opera di Massimo Troisi, e, dunque, vedere un film inconsueto e delizioso come Le vie del Signore sono finite, diretto e scritto dallo stesso Troisi e dalla fedele collaboratrice Anna Pavignano, è stata l’occasione per fare esperienza di una modalità originalissima di accostarsi al mondo della rappresentazione, laddove la storia messa in scena, convenzionale nei suoi tratti salienti, è continuamente boicottata, decostruita, sconquassata dalla magnifica interpretazione dell’attore, che con la sua presenza si pone come un vuoto (linguistico-culturale) che erra vorticosamente tra le linee di fuga del profilmico. Troisi cortocircuitava il linguaggio, rendendolo un flusso in cui veicolare i continui cambiamenti di velocità e timbro della sua dizione, facendo regredire la comicità a meccanismi basilari, primordiali, quasi inconsci, e lo spettatore ride di gusto per l’insistenza eroica e ironica (impietosamente ironica) con cui la parola, girando spasmodicamente intorno ai più disparati argomenti, senza peraltro raggiungere mai un approdo, viene contestata e sabotata. Quello di Troisi era un ‘dis-dire’ che invitava l’ascoltatore a comprendere l’inutilità del significato rispetto alla potenza di un significante che ogni volta sgorgava dal tremolio incessante della voce, annunciando lo sconfinamento dal Simbolico al Reale. La ripetizione ossessiva di un termine (a tal proposito nel film in questione c’è una splendida sequenza che testimonia esemplarmente questa operazione), attraverso una modulazione sempre differente di tono, o ostinatamente uguale, faceva precipitare impietosamente il senso, e ciò che rimaneva era un suono che, per il solo fatto di essere così svuotato, si caricava di una vis comica imprevista e travolgente.

L’azione del film si svolge in Italia, durante il regime fascista, e Camillo (Troisi), un barbiere della cittadina di Acquasalubre, dopo essere stato lasciato dalla fidanzata Vittoria (Jo Champa), sviluppa un disturbo psicosomatico che lo paralizza, costringendolo su una sedie a rotelle. Durante un viaggio a Lourdes, incontra Orlando (Massimo Bonetti), animo nobile con velleità letterarie, affetto dallo stesso problema motorio. Il medico-psicanalista che ha preso in cura Camillo cerca di comunicare con Freud per segnalargli il particolare caso del suo paziente, ma le lettere, in virtù di un’ostilità verso l’Italia per le sorti del recente conflitto mondiale, vengono cestinate prima di giungere al destinatario. Il rapporto tra i due giovani protagonisti è l’espediente letterario utilizzato dagli sceneggiatori per articolare quello tra conformismo e contestazione, giacché Camillo, sebbene non assuma una dichiarata posizione politica, è per natura antifascista, e paga con una reclusione di due anni la sua opposizione alla dittatura. È raffinato in tal senso il lavoro di scrittura degli autori che, senza affrontare direttamente il problema, tessono una trama metaforicamente incisiva, dato che, alla fine, sarà proprio la purezza del protagonista ad essere premiata, di contro all’amico (Orlando), il quale, invece, si lascia sedurre dal potere, diventando un importante funzionario del regime. Diverte e fa riflettere, inoltre, la questione religiosa che cova sottotraccia, visto che Camillo, una volta riconquistata la speranza di ritrovare la sua amata Vittoria, torna a camminare, creando sconcerto e una fanatica devozione in coloro che scambiamo l’improvvisa guarigione per un miracolo. Insomma, con una sorprendente leggerezza di tocco, il film mette alla berlina tutto un periodo storico, stigmatizzando incisivamente i discutibili valori che lo hanno animato, e innescando una lenta e inesorabile demolizione.

Un film, Le vie del Signore sono finite, che dev’essere non solo recuperato (per chi l’avesse mancato), ma fortemente rivalutato, sebbene all’epoca della sua uscita ebbe il meritato riscontro di critica e pubblico. Chi scrive non può far altro che consigliarne caldamente la visione.

Pubblicato e distribuito da CG Entertainment, Le vie del Signore sono finite è disponibile in dvd in formato 1.66:1 con audio in italiano (DD 2.0) e sottotitoli per non udenti opzionabili. Nei contenuti extra il trailer.

Luca Biscontini

Trova il film su CG Entertainment

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