Sinossi: Diane, avvocato single, donna bella e brillante, riceve una telefonata da uno sconosciuto che ha trovato il suo telefono: architetto affascinante, simpatico e colto. Cupido scocca la prima freccia e i due decidono di incontrarsi. Il primo appuntamento prende però subito una piega inaspettata…
Recensione: Ispirato a Corazón de León di Marcos Carnevale, film argentino che nel 2013 riscosse molto successo in patria, Un amore all’altezza di Laurent Tirard – regista noto per Le avventure galanti del giovane Molière (2006) e per Il piccolo Nicolas e i suoi genitori (2009) – è un gustoso remake che vede come protagonisti il divo Jean Dujardin e la brava Virginie Efira, fatalmente coinvolti in una storia d’amore diversa, frizzante e a tratti anche commovente. Tirard, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Grégorie Vigneron, dà un taglio leggero alla narrazione, laddove la fonte originaria assumeva tratti più cupi e melensi, fornendo al film un tono europeo da commedia sofisticata, in cui il tema della diversità viene affrontato senza retorica, soffermandosi sulla dimensione pratica del problema, ed evitando, dunque, di lasciarsi risucchiare da una lettura psicologista che avrebbe appesantito la levità di una storia che arriva allo spettatore senza superflue mediazioni.
Alexandre (Dujardin) è un brillante architetto, facoltoso, padre di un ragazzone intelligente e creativo, tutto nella sua vita funziona perfettamente, se non fosse per quel disagio che da sempre lo accompagna e che gli ha reso comprensibilmente difficili i rapporti con il gentil sesso: è alto un metro e trentasei centimetri, e, dunque, nonostante l’evidente charme, non è più riuscito, dopo la separazione dall’ex compagna, a instaurare un rapporto duraturo, sebbene non abbia perso il buon umore e la speranza. Ciò che infatti colpisce della storia di Tirard è il fatto che il protagonista non abbia un complesso che lo frustra o lo deprime, il problema, se ce n’è uno, è delle donne che s’interfacciano con lui, le quali, seppur attratte dalle virtù del probo uomo, non riescono a superare l’imbarazzo che una tale unione provocherebbe con il tessuto sociale nel quale sono inserite. Le occhiate, le risatine, i commenti, le ironie senza sosta sono solo alcuni degli effetti collaterali che un ‘rapporto insolito’, come quello con Alexandre, avrebbe la capacità di produrre. Ma, si sa, la vita è fatti d’incontri, e quando Diane (Efira) capita per caso in quella dell’affermato professionista – Alexandre ha trovato il telefono che lei aveva smarrito – qualcosa pare cambiare. Riuscitissima è la sequenza iniziale in cui i due si vedono per la prima volta: quando Alexandre deve fare, letteralmente, un saltino per riuscire a sedersi al tavolo di un caffè di Marsiglia, dove è ambientata la storia, è davvero gustoso notare l’espressione del viso di Diane che, basita, cerca d’intavolare una conversazione convenzionale, senza tradire eccessivamente il proprio sbigottimento, sebbene l’uomo sia già ampiamente preparato alle inconsuete reazioni che la sua statura provoca. Eppure Alexandre riesce a sedurre Diane che, senza tentennare troppo, cede al serrato corteggiamento, e i due finiscono a letto abbastanza rapidamente (avremmo gradito, non per sadismo né voyerismo, ma per amore di cronaca, che il regista si fosse soffermato un po’ di più sull’incontro carnale, dato che è proprio sulla disparità fisica che si gioca tutto il pathos della messa in scena, e, dunque, un resoconto in tal senso avrebbe costituito una testimonianza necessaria. Viene alla mente, a proposito, Twins di Ivan Reitman, dove Danny De Vito indugiava non poco sul corpo della sua fidanzata……..).
Ma è proprio dopo l’infatuazione iniziale che cominciano a presentarsi i primi, pesanti ostacoli, giacché dall’intimità si deve necessariamente passare alla ‘pubblicizzazione’ della relazione, ed è questa la fase più delicata con cui anche una donna libera da condizionamenti come Diane deve faticosamente confrontarsi. Non procediamo oltre nello svelamento della trama per non rovinare la visione del film, che, per la leggerezza del taglio narrativo, l’umorismo e la demolizione dei clichè, non annoia mai.
Ci poniamo solo un’ultima, provocatoria domanda (mossa da un’ipotetica controparte di detrattori a cui è giusto dare voce): ma se Alexandre fosse stato un operario, un precario, un disoccupato, avremmo visto lo stesso film?
Distribuito da Lucky Red, Un amore all’altezza sarà nelle sale italiane dal 7 Settembre.
Luca Biscontini