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In Sala

Mia madre fa l’attrice

Mia madre fa l’attrice fornisce lo spunto per ripercorrere la storia della settima arte, attraverso un processo di interiorizzazione del cinema stesso, che, nel mostrarsi, parla di sé. Un un film in cui il cinema non costituisce solo lo strumento terapeutico attraverso cui elaborare la complicata relazione con la figura materna, ma offre anche l’occasione per riflettere sul rapporto tra arte e vita

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Sinossi: Che cosa fanno un figlio cinquantaduenne e una madre ottantacinquenne, vittime di un rapporto irrisolto e conflittuale e con una passione in comune, il cinema? Un film documentario. Specie se lui è un regista, lei è (stata) un’attrice ed entrambi hanno nostalgia di apparire sul grande schermo: con ironia e surrealismo, giocando tra realtà e finzione, senza evitare i nodi universali del rapporto madre-figlio, dove l’affetto si nasconde dietro recriminazioni e vendette. Tutto questo mentre si va alla ricerca di un film in cui la donna ha recitato sessant’anni fa nel suo ruolo più importante ma che, per ragioni inspiegabili, non ha mai voluto vedere.

Recensione: Le madri: quelle ingombranti, importanti, terribili, autoritarie, quelle che, insomma, contestano il cliché dell’accoglienza infinita che la figura femminile riveste nell’immaginario schematico e, diciamolo pure, a tratti scadente, di un maschio che arretra sempre più di fronte a un’avanzata che non riesce a gestire. Mario Balsamo, filmmaker, documentarista e docente di ideazione e regia documentaria, dopo Noi non siamo come James Bond, insignito con il Premio della Giuria al Festival di Torino nel 2012, torna con un film in cui il cinema non costituisce solo lo strumento terapeutico attraverso cui elaborare la complicata relazione con la figura materna (una splendida Silvana Stefanini), ma offre anche l’occasione per riflettere sul rapporto tra arte e vita, laddove il passaggio dal grande schermo alla realtà (un po’ come La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen) tratteggia una circolarità in cui i due protagonisti (Mario e Silvana) fluttuano, esorbitando i limiti (apparentemente) invalicabili del dispositivo; è come se si aprisse un varco per l’irruzione di un Evento (il loro incontro) che eccede il vincolo della rappresentazione e convoca madre e figlio ad assumere una fedeltà infinita, l’una verso l’altro.

Guardando il film di Balsamo sfilano nella mente tutte quelle donne che hanno inciso indelebilmente sul destino dei loro figli – tragicamente e comicamente, per esempio, in Sogni d’oro di Nanni Moretti, o in tutta l’opera di Xavier Dolan, giovane talento francese – e, dunque, Mia madre fa l’attrice, lungi dal voler ripetere l’usurato espediente del set sul set (dato che assistiamo al tentativo di Mario di rimettere in scena una vecchia e poco fortunata pellicola interpretata da Silvana, La barriera della legge), fornisce lo spunto per ripercorrere la storia della settima arte, attraverso un processo di interiorizzazione del cinema stesso, che, nel mostrarsi, parla di sé. Ed è in questo senso assai significativa la sequenza in cui i due si ritrovano in una sala per visionare il famigerato lungometraggio del 1954, ricercato con tanto solerzia. Si è, a quel punto, occhi negli occhi, è come se lo sguardo dello spettatore fosse a sua volta ‘visto’ dal fantasmatico personaggio (la giovane donna di allora è uno spettro rispetto al presente) interpretato da Silvana: un raddoppiamento di visione che fa crollare le barriere tra realtà e rappresentazione. Balsamo dimostra di aver meditato con profondità sulla natura del cinema, cercando di provocare una crepa nella rigida griglia del rapporto tra spettatore e film, attraverso cui far filtrare una luce che sfoca la vista e invita a riposizionare le consuete prospettive d’osservazione. Un tentativo titanico, il suo, portato degnamente a termine.

In un’altra sequenza, quella in cui Mario dirige Silvana su una scalinata, che le fa percorrere più volte, si nota un’inversione di ruoli che (un po’ sadicamente) riequilibra il rapporto tra i due, laddove finalmente il figlio può dominare la madre, verso la quale non nasconde di provare un certo risentimento per un passato ancora assai vivo. E risulterebbe, dunque, in virtù delle precedenti considerazioni, un tentativo assai miope quello di bollare il film di Balsamo come una narcisistica operazione autobiografica, piuttosto bisognerebbe coglierne il respiro universalizzante e la profonda riflessione che lo sostiene. Agile (78’), divertente e stimolante, Mia madre fa l’attrice testimonia la vitalità di un cinema, quello italiano, che è ancora capace di qualche guizzo sorprendente.

Distribuito da Bim Distribuzione, il film sarà nelle sale italiane a partire dal 25 Agosto.

Luca Biscontini

  • Anno: 2016
  • Durata: 78'
  • Distribuzione: Bim Distribuzione
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Mario Balsamo
  • Data di uscita: 25-August-2016

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