Alberto Caviglia azzarda un esperimento che rielabora le coordinate delle usuali prospettive attraverso cui normalmente ci si pone con un tema spinoso quale l’antisemitismo, e riesce nell’intento di smarcarsi dalla retorica e dalle tipiche narrazioni cinematografiche che si sono succedute sull’argomento. Qui si ride con intelligenza, laddove l’espediente del mockumentary (il falso documentario), invertendo l’ordine valoriale, spiazza lo spettatore, conducendolo al paradosso di empatizzare con il protagonista, Leonardo Zuliani (interpretato dal buon Davide Giordano), il quale fin dall’infanzia è animato da un inspiegabile astio nei confronti degli ebrei, da lui considerati la fonte di ogni male, senza che vi sia un’ideologia alla base di un atteggiamento che sorge spontaneo, mosso da un primordiale istinto che spinge ad odiare senza motivo.
Leonardo non è un fascista, e non si fa neanche coinvolgere davvero dal risentimento di una certa fascia della sinistra per lo Stato d’Israele, colpevole di aver commesso numerose violazioni dei diritti umani nei confronti della confinante Palestina. È un cane sciolto che sin da bambino si divertiva a schernire il mansueto compagno di classe, Mario (anch’esso ebreo, ovviamente), disegnando esilaranti vignette in cui raffigurava varie modalità di uccisione del povero malcapitato. Ma ciò che davvero costituisce la trovata del film è, come si è detto, l’aver invertito il sistema di valori, giacché Caviglia immagina, molto umoristicamente, una società in cui l’antisemitismo è condiviso, è la norma, e tutti i tentativi di stigmatizzarlo vengono bollati come oppressiva censura di un sacrosanto diritto di espressione, e questa brillante idea del rovesciamento del pensiero comune fornisce lo spunto alle innumerevoli gag che abbondano durante i novanta minuti di visione. Il giovane regista romano (1984) è un vulcano, inventa situazioni surreali a ripetizione, intrattenendo piacevolmente lo spettatore, che si lascia condurre fino in fondo, per capire quale piega potrà mai prendere una così strampalata narrazione, che, pur provocando non poche risate, convoca continuamente chi guarda a riflettere, trasportandolo in un inedito orizzonte fruitivo, dove ripensare una questione assai spesso avvolta (e, comprensibilmente) da una cupezza che talvolta ne ha occultato la visione.
Colpisce che al film abbiano partecipato tantissime personalità del mondo della cultura e dello spettacolo (interpretando se stesse), probabilmente attratte dalla bontà di un progetto che si inserisce a gamba tesa nel piattume contemporaneo di tanto cinema italiano: Corrado Augias, Tinto Brass, Enrico Mentana, Giancarlo De Cataldo, Ferruccio De Bortoli, Carlo Freccero, Vittorio Sgarbi, Aldo Cazzullo, Elio e tanti altri. A dimostrazione del fatto che quando qualcosa di nuovo si muove, riesce a scuotere anche l’imbolsito mondo di coloro che ogni giorno contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica, orientandone lo sguardo. Il finale rocambolesco del film è in perfetta sintonia con il resto della narrazione, e appena appaiono i titoli di coda lo spettatore s’interroga su cosa ha visto, sul senso del film e sulla rielaborazione del problema dell’antisemitismo, confermando che l’obiettivo perseguito dal giovane regista è stato perfettamente raggiunto.
Pubblicato da Bolero Film e distribuito da CG Entertainment, Pecore in erba è disponibile in dvd in formato 1.85:1, con audio in italiano (DD 5.1). Nei contenuti speciali: Pecore in Laguna, Dicono di noi, Intervista al regista, Making of, Scena da “L’usuraio Licantropo”, Trailer, Teasers.
Luca Biscontini
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