Sinossi: Nato in una famiglia ebraica di calzolai del Lower East Side newyorchese, Max (Adam Sandler) ripara scarpe nella bottega che ha ereditato dal padre e vive con la madre (Lynn Cohen). Quando l’attivista Carmen (Melonie Diaz) gli fa firmare una petizione per salvare i negozianti da una speculazione edilizia, lui si interroga se sia meglio restare o cambiare vita. Ma un antico attrezzo da calzolai fa entrare la magia nella sua esistenza, consentendogli di vedere le cose con occhi diversi.
Recensione: Tom McCarthy ha scritto e diretto Mr. Cobbler e la bottega magica (2014) prima di realizzare Il caso Spotlight (2015), con il quale ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. L’Academy già gli aveva conferito una Nomination per la co-sceneggiatura di Up (2009) e quindi esistono motivi per aspettarsi molto da un film ideato da lui, ma purtroppo in questo caso non tutto funziona a dovere e non si va più in là di un intrattenimento condito da buoni sentimenti, buffe metamorfosi e qualche battuta comica. Sono godibili le immagini del lavoro artigianale di riparazione delle calzature e sono abbastanza convincenti gli ambienti della bottega e della vecchia casa, ma i dialoghi non brillano e la recitazione non aiuta. Fa sempre piacere vedere sullo schermo un mostro sacro come Dustin Hoffman, qui chiamato a vestire i panni del padre di Max, tuttavia perfino il suo personaggio non decolla e anzi, fra una scarpa e l’altra, inciampa nella mancanza di una spiegazione plausibile alla propria paterna presenza/assenza. Potenzialmente, con l’elemento magico che irrompe nella vita quotidiana di un individuo e ne cambia il destino senza che debba staccare i piedi da terra, la storia avrebbe la capacità di trascinare gli spettatori in una gustosa favola. Ma vuoi per il meccanismo che viene ripetuto troppe volte e perde freschezza, vuoi per il finale ambizioso, stavolta la formula delude.