Federico Sfascia è un genio del male che crea cose malvagie permeate d’amore, ricordi, colori, fumi atti a soffocare e mostri dal dolce sapore passato. Federico Sfascia crea mondi paralleli e magici dove lo spettatore, specie quello più propenso, si perde senza ritegno alcuno.
Amicizia, amore e umanità: i 3 elementi cardine attorno ai quali ruota tutta la storia. Quanto sono importanti per te questi concetti e perché inserirli in una trama di genere horror?
Parto dalla fine dicendo che l’horror racconta sempre l’umanità, forse è il genere in assoluto più sociale e più sincero nel raccontare l’animo umano, esasperandolo, ridicolizzandolo e mettendolo a nudo.
E nell’affrontare l’umanità amore e amicizia ci stanno alla grande, essendo sentimenti forti che scatenano tutta una serie di conseguenze (gelosie, rimorsi, rancori) che vanno a nozze con la violenza e con il grottesco.
Alienween ha una forte componente comica che nasce soprattutto dalle interazioni tra persone ignoranti, egoiste, aggressive ed autoreferenziali…tutte cose che in un film fanno ridere ma che nella realtà di tutti i giorni costituiscono la base di orrori un po’ meno da ridere…quindi il tipo di umanità messo in scena è a tutti gli effetti mostruoso ed orribile, come mostruosa ed orribile è l’idea superficiale ed idiota di amicizia e di amore che hanno alcuni personaggi.
Poi ci sono i personaggi principali che sono il cuore melodrammatico della vicenda. Quelli che portano la visione alternativa di amore, amicizia e umanità.
L’amore in Alienween è perduto per sempre e ha distrutto un’amicizia tra rimorsi e rimpianti. E l’unica speranza di ritrovare un barlume di umanità è cercare l’empatia perduta, la comunicazione con l’altro.
Ascoltare e comprendersi.
Come dice il grande Sylvester Stallone: “Se parli non stai ascoltando, è un dato di fatto” e alla base di tutte le mostruosità c’è la mancanza di empatia e di intelligenza…vi sarà capitato di vedere una lite tra tronisti una volta nella vita, no?
Parliamo degli effetti speciali di Alienween. Come si coniugano artigianalità ed effetti digitali? Perché la scelta di propendere maggiormente per la prima?
La scelta di propendere per la prima dipende dalla mia idea di “fantastico”.
Sono totalmente affascinato dall’effetto fisico e dai trucchi ottici, suscitano in me una doppia meraviglia: quella della resa “stilizzata” e al tempo stesso fisica e tangibile, e quella del capire come fisicamente sia composto quell’effetto, come in un gioco di prestigio.
Essendo cresciuto con un certo tipo di cinema fantastico ed horror, che va da quello degli anni 80 fino a Ray Harryhausen e Georges Méliés, associo un certo tipo di creatività ed inventiva nel mettere insieme soluzioni visive e di costumi all’idea stessa di fantastico.
Quando vedevo un mostro gigante muoversi con la scattosità tipica dello stop motion, automaticamente per me la creatura sovrannaturale aveva tra le sue caratteristiche impossibili quella di muoversi in un modo unico e diverso dalle leggi fisiche convenzionali.
I “limiti” (o meglio le caratteristiche) dell’effetto che diventano essi stessi parte integrante della meraviglia che suscita l’effetto.
In Alienween ogni creatura è il frutto di un lavoro di integrazione per livelli.
Si parte dalla base fisica, con l’effetto prostetico, la marionetta e il costume (realizzati da Marco “Camme” Camellini di Fantasma Film) poi integrati ed animati ulteriormente da un livello di effetti ottici sovrapposti (luci aliene da occhi e bocche, tentacoli che si muovono) e rifiniti o ricreati da zero con un livello di rifinitura in After Effect (ad opera di Domenico Guidetti).
Per me l’integrazione tra le varie tipologie di effetti è possibile mantenendo una forte coerenza nella messa in scena, in modo che alla fine risulti tutto illuminato dalla stessa luce e reso con la stessa logica visiva.
Io spero che voi abbiate capito qualcosa di quello che ho detto perché io mi sono perso almeno quattro capoversi addietro…ma se venite a vedere il film Giovedì ve lo rispiego con piacere, magari con le immagini sotto che è più facile!
La colonna sonora è un elemento fondamentale del film. Come è nata la collaborazione con Alberto Masoni e quali sono state le tue indicazioni sull’andamento del tappeto sonoro?
La collaborazione con Alberto Masoni era già iniziata in I Rec U, il mio film precedente che potete trovare per intero sul canale YouTube dei Licaoni.
Alberto ha un talento mostruoso nel trovare temi e melodie subito riconoscibili ed incisive…io mi limito a dare indicazioni sull’idea di ritmo musicale del film, nel caso specifico ho fornito l’intero premontato con sotto un tappeto musicale che potesse essergli di riferimento per il respiro e la sensazione con cui riarrangiare di volta in volta la colonna sonora del film.
Alienween partecipa al 36 ° Fantafestival. Cosa ti aspetti da questa partecipazione? Non è il primo festival a cui partecipate. Qual è stata l’accoglienza da parte del pubblico e degli addetti ai lavori?
L’accoglienza è stata positivissima. E non me l’aspettavo.
Nei giorni precedenti il Future Film Festival (l’anteprima nazionale del film) non dormivo per l’ansia da prestazione…e invece il pubblico si è divertito tantissimo, la critica lo ha accolto con entusiasmo e non ho nemmeno dovuto coinvolgere parenti e bonifici bancari per farne scrivere bene.
Insomma mi è andata di lusso.
Cosa mi aspetto dal Fantafestival?
Non lo so, intanto la notte non sto dormendo.
Poi vediamo se saranno carezze o coltelli.