Dopo il successo del thriller/horror 1408, John Cusack e Samuel L. Jackson tornano a lavorare insieme ad un film tratto, ancora una volta, da un romanzo di Stephen King. Appena uscito nelle nostre sale, Cell è un horror fantascientifico ed è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Stephen King pubblicato nel 2006.
Cell è diretto da Tod Williams (Paranormal Activity 2) e vede come con protagonisti John Cusack (Maps to the Stars, Essere John Malkovich), Samuel L. Jackson (Pulp Fiction, Kingsman – Secret Service) e Isabelle Fuhrman (Hunger Games, After Earth).
Dopo aver visto il film in anteprima e ho deciso di recensirlo, ma prima di cominciare bisogna chiarire come Cell non sia stato pensato per la distribuzione in sala. Cell è stato infatti distribuito inizialmente su iTunes americano lo scorso 10 giugno e poi, in alcuni cinema appositamente selezionati, lo scorso 8 luglio. Notorious Pictures distribuirà, invece, il film da domani nei nostri cinema.
Il film ha avuto pessimi riscontri di critica e di pubblico. Su IMdB gli viene assegnato un punteggio di 4,4/10, su Metacritic raggiunge il punteggio di 36/100, mentre sul famoso aggregaore di recensioni Rotten Tomatoes raggiunge la terrificante percentuale dello zero per cento!!.. Dopo la visione del film posso confermare che Cell è un film veramente brutto e forse non è un caso che i distributori americani, sapendo che film avevano tra le mani, non si sono arrischiati a distribuirlo in sala.
Dopo questa esaltante premessa iniziamo con la trama del film!
Da sinistra a destra: Samuel L. Jackson, Isabelle Fuhrman e John Cusacke
King, non ha mai mostrato simpatia per le nuove tecnologie, gli smartphone, i Social Network e l’effetto straniante che tutto ciò ha sulle persone. Nel suo romanzo il re del terrore racconta, con il suo stile, cosa accadrebbe se un giorno questo effetto venisse aumentato esponenzialmente e diffuso a livello globale tramite un impulso trasmesso dagli stessi smartphone.
La trama del film è molto semplice: un giorno, improvvisamente, tutti gli smartphone del pianeta inviano un misterioso impulso che frigge il cervello di chiunque li stia utilizzando. I malcapitati diventano dei dementi violenti e assassini. Non c’è molto altro da raccontare: il resto è molto confuso e poco chiaro. Come spesso accade per gli adattamenti dei suoi romanzi Cell svilisca quanto di buono King aveva creato.
John Cusack interpreta Clay un disegnatore che ha abbandonato la famiglia per inseguire i propri sogni di gloria e, all’inizio del film lo troviamo all’aeroporto di Boston intenzionato a prendere un aereo per ritornare da sua moglie e suo figlio dopo aver siglato un importante contratto. Per una coincidenza fortunata il protagonista non viene colpito dall’impulso che tramuta tutte le persone intorno a lui in maniaci assassini.
Il nostro protagonista incontrerà lungo il suo cammino alcuni compagni di viaggio tra cui il più anziano e riflessivo Tom (Samuel L. Jackson) e la giovanissima Alice (Isabelle Fuhrman). Clay e suoi nuovi amici viaggeranno attraverso gli Stati Uniti per cercare di sopravvivere e con la missione di salvare e ritrovare il figlio del protagonista che si trova da tutt’altra parte rispetto al punto di partenza del loro viaggio.
Raccontata molto brevemente la trama del film è il momento di passare ad un’analisi di questo nuovo adattamento kinghiano.
La regia – Tod Williams: 5/10
Nessuno si aspettava miracoli in cabina di regia (che difatti non ci sono stati) dato che Tod Williams è noto per aver dato vita a quel mezzo disastro che è Paranormal Activity 2, ma nessuno si aspettava nemmeno un film così lento e mal recitato.
Recitazione – John Cusack: 4/10 ; Samuel L. Jackson: 6/10
Gli attori, normalmente hanno bisogno di essere guidati, diretti: da qui il termine inglese director che si utilizza per designa il regista. Ma se il regista è poco capace non riuscirà mai (ad eccezione di miracoli) a tirare fuori il meglio dai suoi attori.
Ecco spiegata la pessima prova attoriale di John Cusack. Indolente, poco espressivo o troppo caricaturato, mai una via di mezzo. Il personaggio interpretato da Cusack sembra essere li per caso. Non da mai l’idea di essere in pericolo o preoccupato.
Se di miracoli vogliamo parlare allora bisogna dire che il solito e grandioso Samuel L. Jackson fa del suo meglio per non far affondare la baracca e giustificare i soldi spesi per acquistare il biglietto. Jackson non fa nulla di eccelso, e non verrà (mi auguro per lui) per questo film, ma quanto meno fa il suo lavoro. Pur essendo la spalla del protagonista è a lui che vengono affidati i monologhi più importanti e il maggior numero di battute. Quindi forse, alla fine, un miracolo su quel set c’è stato davvero.
Sceneggiatura – Stephen King & Adam Alleca: 4/10
King ha sempre detto di non essere un buon sceneggiatore e con questo lavoro l’ha confermato. Una sceneggiatura scritta a quattro mani che se King la affidava al suo amico Frank Darabont (che ha già scritto e diretto tre film tratti da opere del re del terrore) era meglio. Questo team di scrittura stravolge il romanzo di partenza rendendo molti misteri insoluti e poco chiari e dando vita a 90 minuti di torpore sui totali 98 della pellicola.
I dialoghi sono terribilmente piatti e stereotipati, il ritmo è soporifero e non ci sono colpi di scena degni di nota. Nei pochi momenti in cui la coppia King-Alleca prova a stupire lo spettatore (come King era riuscito a far con il romanzo) l’unico risultato che ottiene e disorientarlo e lasciarlo brancolare nel buio fino ai titoli di coda.
Fotografia – Michael Simmonds: 6/10
Il direttore della fotografia (già collaboratore del regista su Paranormal Activity 2) riesce nell’impresa di non ricalcare troppo lo standard televisivo a cui è abituato e da invece vita ad una fotografia non certamente ricercata, ma quanto meno non scadente come la maggior parte del film.
Montaggio – Jacob Craycroft: 6/10
Un montatore praticamente sconosciuto che ha lavorato principalmente nell’indipendente americano dà del suo meglio per un film che ha ben poco da aggiungere alla storia dei disaster movie. Craycroft fa un lavoro onesto e compie un mezzo miracolo dando un tocco in più alla scena di apertura del film: i migliori 8 minuti del film cui accennavo poco sopra. Alla fine anche il giovane montatore deve arrendersi all’inevitabile e accontentarsi del girato che gli arriva tra le mani e provare a non fare ulteriori danni.
Costumi – Lorraine Coppin: 3/10
Da sempre sottovalutato come reparto, il compito di un costumista è rendere gradevoli alla vista i personaggi e provare a raccontare qualcosa della loro psiche e del loro modo di agire attraverso i vestiti che questi indossano. Questo in teoria.
Poche volte in vita mia ho criticato i costumi di un film, ma in questo caso non posso esimermi dal farlo. Orrendi, scomodi, assolutamente fuori contesto e che palesano una totale mancanza di gusto estetico e di capacità di abbinare i colori. Non so come alla signora Coppin sia potuto venire in mente di vestire i due protagonisti maschili in quel modo. Samuel L. Jackson sembra un salame insaccato dentro la tuta marroncina che indosserà da un certo punto in poi. La costumista ha dimostrato una totale mancanza di buon gusto e il poco budget a disposizione non può essere una giustificazione.
Il finale: 3/10 NO SPOILER
Sono rimasto esterrefatto quando lo schermo è diventato nero e sono comparsi i titoli di coda. Questo è uno di quei casi in cui mi sarebbe venuta voglia di tirare qualcosa contro lo schermo perché al termine della visione ho avuto la netta sensazione di aver appena perso per sempre 98 minuti della mia vita. Minuti preziosi che non ritorneranno e che mi fanno venire voglia di non vedere più certi film. È un po’ la stessa sensazione che ho avuto dopo aver visto gli ultimi due film di Paolo Sorrentino.
GIUDIZIO FINALE: 4/10
Un film veramente brutto, evitabile e di cui non consiglio la visione. Andate a vedere It Follows, che è appena uscito al cinema, quello che sì che un bel film.
Andrea Bianciardi