Cento anni di Medio Evo visti da vicino! É quello che è accaduto ancora una volta in un piccolo e vetusto borgo italiano. Siamo in Umbria a pochi chilometri da Foligno. Una terra di fiumi e di colline profumate di acacie e tigli in fiore, dalla quale sboccia come un gioiello incastonato nelle pietre antiche una cittadina di nobili origini e ricca di monumenti: Bevagna. La festa, collocata propiziamente entro il Solstizio d’Estate, che corrisponde alla festa cristiana di S. Giovanni, è una grande e incredibile kermesse che lascia spesso storditi e quasi senza fiato per la ricchezza di proposte e opportunità. Si tratta a tutti gli effetti di una vera e propria macchina del tempo messa in atto da tutto il popolo di Bevagna, che trasporta lo spettatore, che diventa man mano anch’egli attore, in un mondo altro, in una fantasmagoria di immagini, eventi, attività quotidiane, che sembrano uscite dalla penna di Chrétien de Troyes, o viste nelle scene dei Libri delle Ore miniati dagli amanuensi. Tra le varie suggestioni alcune colpiscono più di altre.
Durante i giorni della festa ognuno è operosamente dedito a uno dei mille lavori che la società del tempo richiedeva e la finzione diventa man mano sempre più reale. Il miglior modo per entrare in questa esperienza è vivere Bevagna da vicino, abbandonare i pensieri e problemi quotidiani, per immergersi in un clima vivace e saporoso che non delude mai. E poi bisogna perdersi nelle sue stradine: si scopriranno i vari mestieri che gli abitanti delle quattro Gaite mostrano nella maniera più filologica possibile e che spesso continuano molto oltre la festa. Da tutta Italia si aggiungono ai bevanati artigiani e artisti, che collaborano attivamente a completare un fantastico quadro in movimento.
Quest’anno, oltre la festa, siamo andati alla ricerca delle tradizioni, e, nella famosa notte magica del 23 di giugno, vigilia di S. Giovanni, abbiamo cercato coloro che perseguivano una memoria molto più arcaica e forse pagana: la preparazione dell’Acqua di S. Giovanni o dei Fiori. Un bacino d’acqua pura, era posto fuori della porta di casa tutta la notte e veniva riempito con foglie e fiori profumati e di stagione. L’acqua così preparata era di buon augurio e salutare per tutti e le donzelle la usavano la mattina dopo per lavarsi il viso e per conservare grazia e bellezza. La tradizione è stata ben rispettata dalla signora Delfina, che di solito sovraintende al fuso e alla conocchia per filare la seta, e che ha creato una magica pozione dal profumo delizioso a base di rose, ginestre, lavanda, gerani, cedrina, basilico, salvia…e molte altre erbe, forse più segrete, e che, il 24 mattina, ha espletato la sua magica e antica funzione…
Per chi si vuole solo divertire, le proposte di intrattenimento si sono fatte più ricche: dai giocolieri, sempre in piazza, allo saventoso Minotauro, che sulle sue lunghe zampe pelose spaventava grandi e piccini, ai gruppi itineranti musicali, che univano cultura e divertimento.
Il gruppo di musica medievale di Bevagna Ensemble Musicanti Potestatis ha presentato: “El camin de l’Angel”, pellegrinaggio e devozione alla Madonna Nera di Montserrat. Il gruppo| ha maturato una maggiore esperienza e, sotto la guida sapiente del mastro liutista Lolli, ha interpretato con passione Cantigas e Laudi. Belle le voci di Benedetta e Federica Bocchini. Il concerto si è tenuto nella splendida chiesa di S. Silvestro, che, con la sua sequenza petrosa originale di picole e grandi volte a botte nelle navate, e il grandioso rialzamento della zona absidale, ben si presta a suggestive scenografie e a meditazioni religiose e spirituali. Una bella esperienza anche quella dell corale Cantoria Mevaniae diretta da Elga Ciancaleoni.
Di grande impatto, anche emotivo, la performance del gruppo Musica Officinalis, con la musa indiscussa: Catia Gianessi, la mente cerebrale di Gabriele Bonvicini, il suggestivo Igor Niego, la dolce tenerezza di Walter Rizzo e il rokkettaro magico e attore Roberto Romagnoli in un programma intitolato “Rosa bianca e vermiglia – Musica antica e tradizionale della penisola italiana”. L’ensembe è alla ricerca dell’Alchimia della Musica e degli stati d’animo che vengono suscitati dagli elementi naturali, ai quali hanno dedicato le loro ricerche e le ultime produzioni discografiche. Oltre a un gruppo di artisti, si tratta in effetti di una famiglia musicale, legata dalla passione che produce la musica e dalla musica stessa vissuta con valore alchemico. Il gruppo passa con estrema disinvoltura dalla musica di piazza a colte esperienze di contaminazioni con la musica etnica e popolare in un concerto molto bello dedicato alla Vergine Maria, purtroppo un po’ sacrificato dall’orario di esecuzione, molto tardo, ma che è stato comunque memorabile.
Dopo la cultura, la gola viene stuzzicata dai tanti locali, ma anche dalla bravura dei cuochi delle Gaite tra i quali da nominare Nello, della S. Maria, Re indiscusso delle salse, delle lumache e delle armonie di gusto e il suo degno allievo Roberto, della S. Giovanni, con i suoi piatti creativi e i dolci morbidi e fragranti, che coniugano con fantasia e creatività le istanze medievali. Rigoroso nella filologia e ottimamente impostato, il menù della Gaita S. Pietro. Ricco di esperienze e commistioni azzeccatissime, soprattutto nel crudo accompagnato da un divino Ippocrasso, i piatti della S. Giorgio con l’accoglienza della encomiabile Annarita.
La notte, illuminata rigorosamente solo da torce e candele, è il momento clou. Le Gaite pullulono di spettatori che pazientemente si dipanano tra le centinaia di botteghe e laboratori. Un clima a volte operoso e quieto, a volte vibrante e competitivo dominano i protagonisti. Le mura sono addobbate con drappi dai colori pastello che rendono intima ogni stradina, mentre il rumore murmure del fiume abbraccia teneramente la città. Romantiche atmosfere e vivaci contese, il tutto consente di vivere in una rara realtà magica che, chi ha vissuto una volta non può scordare più. Molti turisti confessano di prenotare alberghi e pensioni da un anno all’altro e non vedere l’ora che arrivi il prossimo anno per ripetere questa bellissima esperienza.
Di luogo in luogo, come pellegrini itineranti, scopriamo attività, luoghi e persone indimenticabili. Di questa festa i bevanati sono in buona parte innamorati e lavorano duramente tutto l’anno per prepararla, Ma non lo fanno per la gente che viene da fuori, ma essenzialmente per se stessi e per amore delle varie attività che propongono e che diventano man mano, come nel medio evo originale, un vero patrimonio di famiglia. C’è chi si prende le ferie per partecipare, e chi continua a lavorare ”alla medievale” ben oltre il periodo della festa.

Tra le esperienze più interessanti, quella vissuta con colei che si può definire la Regina delle Farfalle, Rita Trabalza, che segue con amore i bachi da seta fino alla loro seconda vita come farfalle. Rita è Tessitrice di S. Maria. Unica Gaita che fa la seta e che ci racconta la sua storia. Uno dei pochi lavori che sono arrivati fino a noi dall’antichità in un ciclo quasi ininterrotto è tessere la stoffa. La tradizione delle famiglie di Bevagna era la tessitura. Canapa abbinata col cotone e lino, per essere più morbida, e la lana.
Si tesseva per famiglie ricche – ci dice Rita – ad esempio Giorgetti (Memma Palmieri). Rita non conosceva né la seta, né i bachi, ma dopo un corso fatto nel 2005 si è appassionata all’argomento, anche con l’aiuto di nonna Alessandra Pericoli che era tessitrice, in casa o in cantina, ha iniziato la sua incredibile esperienza. I bachi debbono mangiare spesso, e lei con amore si prende cura di loro. – Non si tesseva di solito la seta – ci dice Rita – era materiale troppo pregiato. I bachi venivano allevati nelle soffitte, perché erano le zone più calde. Il baco, è un bruco piccolissimo, e ogni 4 ore gli va data, quando è piccolino, la foglia del gelso tritata e poi la foglia intera. In 30 giorni diventano 7 o10 centimetri, salgono su rami di saggina posti nella stanza: questo momento si definisce, con termine assai poetico, ”salire al bosco” infine il baco ruota su se stesso e dalla bocca inizia a uscire il filo…
La grande festa popolare del Mercato delle Gaite è collocata cronologicamente nel ben preciso momento storico che va dal 1250 e il 1350 e trae ispirazione dall’antica divisione di Bevagna in quattro quartieri denominati Gaite: Santa Maria, San Pietro, San Giorgio e San Giovanni e si basa soprattutto su una serie di gare, in particolare la gara del mercato, dei mestieri, gastronomica e di tiro con l’arco, che decretano il vincitore del Palio della Vittoria. Il tifo è fortissimo, e tutti sono coinvolti. Durante le gare non tutto è fruibile dal pubblico comune, ma solo alcuni eventi, visto che la giuria, che si aggira in città, ha l’arduo compito di stilare la graduatoria di merito. E quindi, un po’ come in un’esperienza di culti misterici, siamo a volte banditi da luoghi ed eventi riservati ai contendenti e ai gran sacerdoti della valutazione. Ma questo fatto, lungi dal disturbare, rende più interessanti e attese delle manifestazioni che invece sono pubbliche.
Bevagna ha un nuovo sindaco Annarita Falsacappa: una gentile e tenace dama bionda, che, è molto bello conoscere abbigliata come i suoi cittadini, con un bellissimo vestito d’epoca. Il sindaco, che fa l’insegnante, ha tra le sue priorità il bene dei cittadini e la cultura. In un suo testo sottolinea: – Se negli anni passati fosse stato creato un museo dei mestieri medievali realizzati in questi quasi trent’anni di attività, Bevagna oggi avrebbe avuto una ricchezza di arnesi invidiabile, invece molto è andato perso… ma rimane su tutto la grande inventiva dei bevanati!
E sottolinea ancora un fatto importante organizzativo – Una sovrapposizione di eventi, la mancanza di una calendarizzazione regionale esaspera gli animi delle tante persone che impiegano ogni energia nella festa….
Le polemiche sulla festa, alla fine, anche quest’anno non sono mancate, ma non è forse anche quello un tratto della maniera umorale con la quale si prendevano le cose nel Medio Evo?
Tra le tante cose da vedere e da sottolineare la presenza di un bel museo civico ricco di storia e interessanti dipinti, posto al centro della città, che non ha ancora trovato un definitivo allestimento.
Da non dimenticare un encomio al Presidente, alla Pro Loco, e alle eroine della manifestazione Alessandra e Gaia, che dal piccolo e affollato ufficio dell’organizzazione, tenevano a bada sia le problematiche dell’evento che quelle molteplici dei gioiosi e interessati turisti. Da citare, ultimo e non ultimo, tutto il popolo di Bevagna, per la sua accoglienza calorosa e affettuosa, e a tutti coloro, cittadini e commercianti, che sono stati un prezioso aiuto e supporto alla buona riuscita della manifestazione.
Alessandra Cesselon
Ringraziamenti.
Un ringraziamento speciale a Pino Lorusso, Claudio Cerqueglini, Luigi Frappi, Maurizio Morici, Filippo Milza, Giuseppina, Anna, Alida, che in vari modi e misure mi hanno accolto e hanno reso possibile la raccolta dei dati per la stesura di questo testo.