Sinossi: Dopo essere scampato ad un’imboscata, un sergente dell’esercito francese in missione in Afghanistan resta bloccato in un deserto con un piede incastrato su una mina. Dubbi e paure lo attanagliano mentre il nemico si avvicina. Ha solo un paio di ore per riuscire a salvarsi. Un conto alla rovescia che non si può fermare. E che può valere un’eternità…
Recensione: Che succede se la propria vita è in pericolo e si è impossibilitati nel potere agire? È quello che succede al protagonista del film Passo falso (titolo originale Piégé), diretto dal francese Yannick Saillet, prodotto in tandem tra Italia e Francia e che esce nelle sale italiane dal 23 giugno. Il progetto è stato reso possibile grazie al contributo di risorse francesi tra cui Canal+, Manon 3 e il finanziamento da parte delle risorse italiane come il MIBACT e la distribuzione è dell’Istituto Luce – Cinecittà. Il film è stato girato nel 2013 ed è uscito nelle sale francesi nel 2014, e ora a distanza di due anni esce in quelle italiane.
L’opera prima del regista francese è un thriller che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine. Il protagonista è un sergente dell’esercito francese di nome Denis Quilliard interpretato da un bravissimo Pascal Elbé, il quale dopo essere riuscito a scampare a un attacco nel deserto afghano in cui è l’unico sopravvissuto, resta con un piede incastrato su una mina. Impossibilitato a muoversi scopre una grande fragilità e insicurezza mentre il nemico si avvicina. I dubbi sono tanti e si chiede se riuscirà a salvarsi e a schivare il nemico. Ed quello che lo spettatore si chiede durante tutta la visione dei settantasei minuti del film. Sembra di ritrovarsi di fronte alla stessa situazione che si vede nel film 127 ore di Danny Boyle, dove il protagonista interpretato da James Franco si ritrova incastrato col braccio sotto la roccia. Il caldo soffocante e la fatica vedono il protagonista perdere le sue forze e a cercare di lottare per riuscire a sottrarsi da un tunnel senza uscita. Nella sua costretta immobilità vi sono diverse e brevi apparizioni: un bambino, un gruppo di donne coperte da burka e un cecchino.
Nel complesso, il film trascina lo spettatore verso un ignoto finale, e riesce a tenerlo incollato per capire cosa succederà al protagonista; da segnalare la bravura di Pascal Elbé, Laurent Lucas nei panni di Murat e Caroline Bal in quelli di Caroline. Unica pecca è la durata breve, settantasei minuti, ma resta un bellissimo film da vedere anche per una tematica molto delicata come quella della guerra in Afghanistan e Yannick Saillet, figlio di un militare riesce a dare il meglio descrivendo in modo perfetto l’argomento.
Giovanna Savino