Frederick Wiseman entra nella National Gallery di Londra per catturare con la caparbietà del suo sguardo la bellezza in essa contenuta, sviscerandone tutti i segreti meccanismi, a partire proprio dalla politica del rapporto con il pubblico, a cui il consiglio d’amministrazione del museo pensa incessantemente, nel tentativo di aumentare sempre di più l’attrattiva nei confronti di un’istituzione che, al netto della retorica, deve fare i conti con finanziamenti, diminuzione degli introiti e necessità di rilanciare l’immagine.
Tiziano, Turner, Rembrandt, Leonardo, Caravaggio, Velasquez, tutti i più grandi maestri hanno trovato alloggio in questa sontuosa dimora, e colpisce la passione delle guide che con traboccante passione intrattengono i visitatori non solo per aiutarli a comprendere le varie opere esposte, ma, più in generale, per educare all’amore nei confronti di una materia, l’arte, non sempre accessibile, che richiede un notevole sforzo, per capirne motivi, stilemi, riferimenti storici, intenzioni dell’autore, insomma un mondo che necessita di una chiave di lettura per essere efficacemente penetrato. La ricognizione di Wiseman non si limita alla registrazione della normale amministrazione della vita di una prestigiosa galleria, ma, inevitabilmente, nella misura in cui si sofferma insistentemente sul pubblico, tematizza in maniera incisiva la questione dello sguardo, della capacità del versante della fruizione di interagire (e non esporsi passivamente) con la bellezza, in un processo che emancipa lo spettatore dal ruolo di consumatore (sia pure d’arte) a soggetto che con il suo intervento perfeziona in maniera decisiva un processo complesso, laddove l’atto creativo dell’artista trova il suo naturale compimento solo quando l’opera, sottratta alla logica del giudizio di gusto (mi è piaciuto/non mi è piaciuto), sappia attivare un dispositivo comunitario che riesca a esprimere l’universale valore di ciò a cui si è assistito. Detto in altri termini: la bellezza, laddove vi è uno sguardo che sappia ancora percepirla, produce un significativo slittamento dal piano estetico a quello etico, e solo un pudico raccoglimento, che seppur esperito sul piano individuale è di natura fortemente collettiva, permette, davvero, di godere fino in fondo di quanto è stato esposto alla vista.
Wiseman intervalla le parole dei curatori, gli addetti ai lavori, le guide, gli insegnanti di disegno, i restauratori, con le immagini delle opere presenti nel museo, anzi è proprio quando cessa il brusio che emerge quel senso del sacro che solo la Grande Arte sa evocare, commuovendo, sospendendo il linguaggio, che troppo spesso surcodifica ciò che si presenta nella sua immediatezza. E dopo averci mostrato le sale della National Gallery prima affollate e poi, per fortuna, deserte, il regista di Boston, in occasione della mostra su Tiziano, intitolata Metamorfosi (Tiziano era un grande lettore di Ovidio), sofferma la macchina da presa su una toccante danza, all’interno della galleria, quasi a voler segnalare l’eterno balletto tra la bellezza che come una ninfea sempre sfugge e uno sguardo (noi) che rimane ostinatamente sulla sua traccia.
Pubblicato da Mustang Entertainment e distribuito da CG Entertainment, National Gallery è disponibile in dvd in formato 1.78:1 con audio in inglese (DD 5.1) e sottotitoli in italiano.
Luca Biscontini
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