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China Studios: le nuove frontiere del turismo cinematografico – seconda parte

Le grandi Major cinesi, che sempre di più ricordano le imponenti industrie della Hollywood Classica dove la produzione coincideva con la distribuzione, stanno tutte investendo nel settore del turismo cinematografico. Huayi Brothers, casa di produzione, agenzia e distributrice, ha in programma la costruzione di venti città del cinema ispirate alle location usate negli stessi film dell’azienda, o ad altre che sarebbe molto più comodo avere in patria anzichè dover viaggiare all’estero per recuperare

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Se basta fare un viaggio nello Zhejiang per tuffarsi nel passato imperiale della Città Proibita, allora non è necessario il pellegrinaggio alla costosa Pechino per vedere la stessa cosa. Tanto più che la più parte del turismo dalle campagne, stenterebbe a riconoscere la differenza tra la ricostruzione fantoccio e i muri risalenti alla dinastia imperiale. Tanti di coloro che adesso hanno il tempo di viaggiare, sono quelli che hanno mancato le scuole durante la Rivoluzione Culturale o che le hanno frequentate quando erano in lenta ripresa, per cui la loro competenza storica è limitata da queste esperienze. Ecco perché la televisione è molto più presente ed educativa e diventa il metro di confronto con le esperienze a cui si ambisce per le proprie vacanze.

E’ il turismo della sostituzione, o la mercificazione della bellezza artistica: dove non è possibile permettersi un viaggio nella destinazione dei sogni, ecco che arriva l’onnipotenza del denaro cinese a risolvere i conflitti. Ma Xu Wenrong non è il solo, anche se è stato il primo, in Cina, ad applicare un modello già studiato negli USA, chiaro; tuttavia, qualcosa si è evoluto nella localizzazione del turismo cinematografico.

Le grandi Major cinesi, che sempre di più ricordano le imponenti industrie della Hollywood Classica dove la produzione coincideva con la distribuzione, stanno tutte investendo nel settore del turismo cinematografico. Huayi Brothers, casa di produzione, agenzia e distributrice, ha in programma la costruzione di venti città del cinema ispirate alle location usate negli stessi film dell’azienda, o ad altre che sarebbe molto più comodo avere in patria anzichè dover viaggiare all’estero per recuperare (o impazzire dietro ad un chroma key). Con questo termine improprio, “città del cinema”, si intende una mastodontica opera che associa alla realizzazione di teatri di posa, anche l’appena citato turismo cinematografico. Neanche il Bel Paese è sfuggito alle grinfie degli imitatori cinesi: le nostre vie saranno presto oggetto di turismo sostitutivo in giro per la Cina, e la bellezza italiana verrà data in pasto in forma di cemento, ferro e plastica, ai visitatori che non si possono permettere di valicare il confine cinese. O che sono meglio disposti a spendere per un biglietto d’ingresso in un parco giochi piuttosto che in un biglietto aereo con destinazione Italia. Tutto sarà accuratamente pianificato per guidare l’ospite alla scoperta dell’ambiente culturale fantasma e delle location dove, chissà mai, potrebbe quasi succedere di incontrare i propri beniamini.

Malgrado gli sforzi ciclopici, gli Studios così pensati rimangono ancora una creazione provinciale dal punto di vista dell’internazionalità dell’offerta. Non è raro imbattersi nelle lamentele delle troupe internazionali, quando si tratta degli studi di Hengdian, che non sono decisamente preparati a soddisfare una domanda straniera dal punto di vista dell’accoglienza.

Chi invece si sta muovendo in questa direzione è un uomo d’affari più giovane di Mr. Xu, cresciuto nella Cina del Nord e diventato oggi il magnate del Wanda Group.

Wang Jianlin ha 62 anni e un impero immobiliare sotto di sé; l’ingresso nell’industria cinematografica lo ha fatto tramite i Wanda Plaza, una catena di sale cinematografiche che è presente su territorio cinese per il 6%. Ma Mr. Wang ha già da tempo investito nel mercato cinematografico per antonomasia, ovvero la buona vecchia Hollywood: detiene il 13% degli schermi americani e all’inizio di quest’anno ha completato l’acquisto di Legendary Pictures. A conti fatti, il più grande investimento in ambito cinematografico fatto dalla Cina verso l’America; e non solo in denaro, visto che Legendary è alle spalle di produzioni quali la fortunata serie dei Batman, Inception, Pacific Rim, Interstellar, Jurassic World, Fast & Furious 7 e Steve Jobs.

Ora, quel che l’uomo più ricco della Cina secondo Forbes, sta costruendo a Qingdao, sulla costa che si affaccia alla Corea, è davvero un sistema di Studios che fa invidia a Hollywood mentre rivede la struttura commerciale del modello americano. Come lui stesso lo definisce, si tratterà di “uno dei maggiori centri della cinematografia mondiale”, e sicuramente, almeno per un po’, colui che batterà il primato finora detenuto da Chinawood in termini di grandezza.

La sua creatura sarà modellata sullo stile d’oltreoceano dal punto di vista della operatività e dell’avanguardia, ma meglio calibrata per estendere quel sistema di turismo cinematografico che si è dimostrato vincente in patria. La differenza è che l’offerta a cui Wang punta, vuole soddisfare in aggiunta una esigente clientela di VIP e star di tutto il mondo, ovvero quegli stessi professionisti impegnati in loco, con famiglie e tutto l’entourage al seguito: in altre parole troupe internazionali e facce da blockbuster a Qingdao.

I Wanda Studios Qingdao, insomma, saranno la versione futuristica del miglior studio Hollywoodiano. Non sono ancora interamente operativi, la soft opening è prevista per il 2017; una volta completati offriranno in 700 mila metri quadrati, trenta sale registrazione, un set subacqueo a temperatura controllata, un set esterno pensato per gli effetti speciali, una ricostruzione di una strada di New York e tanto altro ancora. Accanto a questo, favorendo del clima mite della zona, gli Oriental Movie Metropolis, che nei loro 376 ettari includono gli studi di cui sopra, vanteranno anche un parco a tema, un complesso alberghiero con 4000 stanze, un centro commerciale (ovviamente un Wanda Plaza…), uno yacht club con 300 posti barca, un museo delle cere, un ospedale…

L’obiettivo ambizioso è quello di creare un nuovo modo di fruire degli Studios, dal momento che molto spesso le troupe sono costrette a permanere in una stessa località per lungo tempo; l’idea è quindi quella di dare una offerta a 360°, garantirsi la permanenza dei personaggi di richiamo in loco, innescando così una catena di reazione a livello di mercato potenzialmente…esplosiva. Non solo dal punto di vista della raccolta delle maestranze che dovranno poi collaborare sui set, ma anche come luccicante specchietto per le allodole per tutti quei turisti che sono in cerca di un incontro emozionante. Tra l’altro, essendo l’impero di Wang così inserito nella produzione, Qingdao ha già inaugurato le sue prime ricostruzioni, tra cui una porzione della Grande Muraglia, con l’ultimo film di Zhang Yimou, The Great Wall, che vanta tra gli altri, Matt Damon nel cast.

Non ci sono esempi somiglianti nella timida Europa. E stento a credere che potremo mai permetterci un tale sfarzo e spesa di denaro. Quel che succede in Cina è unico e parzialmente folle, ma solo il tempo darà a questi business man, torto o ragione del loro progetto futuristico. Ovviamente, per ora non ci resta che osservare quasi impietriti il crearsi di un turismo “a termine”, legato cioè alle mode del momento, ben lungi dall’essere eterno come i siti storici che si propone di imitare. Una nuova soap opera coreana di successo potrebbe spostare i flussi da qui a là, tanto quanto le riprese di un blockbuster con attori rinomati potrebbero essere la causa di una invasione popolare.

Non ci rimane che riflettere su questa opportunità quasi fuori dall’umano: il cinema ha sempre ingannato il tempo, ricostruendo quel che si era perduto, rendendo immortale quel che la vita avrebbe fatto perire. Ma questa illusione di materialità inesistente sta superando il confine immaginario dell’esclusività di questi doni: si monetizza l’antico, si fermano le lancette, si tramuta tutto in cemento e denaro sonante. E dove la tecnologia e gli effetti visivi non sono all’altezza, lo sarà la manodopera, che in Cina è abbondante ed economica: ognuno investa nel proprio settore.

Rita Andreetti