Nell’America post depressione, in cui prendeva sempre più piede il New Deal per rilanciare l’economia e garantire condizioni di vita dignitose alla popolazione, Hollywood, nella fattispecie la Metro Goldwyn Mayer, realizzò un film atipico, diretto da William Wyler (il regista di Ben Hur, Vacanze Romane, e vincitore di ben 4 premi Oscar) in cui, in un’ambientazione inconsueta, è messa in scena una storia emblematica che cerca di ridare speranza a coloro che erano stati gravemente danneggiati dalla crisi. Ci troviamo sulle sponde dell’Est river, dove i ricchi hanno deciso di costruire delle nuove ed eleganti case per, come si dice nel perentorio prologo, godere dell’atmosfera pittoresca della zona portuale, dando drammaticamente visibilità alla disparità di condizione di due fasce opposte, ma contigue, che si ritrovano improvvisamente a dialogare. I ragazzi che frequentano i sobborghi sono raggruppati in bande, e si dedicano a piccole attività criminali, non avendo alcuna prospettiva, mentre sul terrazzo di una lussuosa palazzina campeggia il rampollo di una famiglia benestante che guarda dall’alto la miseria, benché successivamente farà esperienza dei bruschi modi dei ruvidi coetanei.
Dave Connell (Joel McCrea) è un giovane architetto senza lavoro, che cerca di arrangiarsi come può, mentre Drina Gordon (Sylvia Sidney), sorella di uno dei ragazzacci, deve badare alla gestione del misero ménage familiare. Torna nel quartiere per rivedere la madre, e soprattutto la donna che aveva amato, Hugh ‘Baby Face’ Martin – alias Humphrey Bogart, qui non ancora l’ultra divo che diventerà con i film successivi -, ma subisce un brutto colpo, dato che l’anziana signora lo rinnega e lo caccia via, e Francey (una torbida Claire Trevor) è diventata nel frattempo una prostituta, mortificando i sentimenti dell’ex compagno. Non gli resta che tentare un audace colpo, cioè sequestrare il rampollo e chiedere un lauto riscatto. Ma Dave si oppone al disegno criminale di Martin, e dopo una colluttazione lo uccide. Lo stesso Dave, che aveva cominciato a flirtare con una donna che per interesse frequentava un ricco signore, decide di legarsi in maniera definitiva a Drina, il cui fratello nel frattempo è stato consegnato alla polizia per aver ferito un uomo che lo aveva bloccato in seguito al maltrattamento subito dal figlio. Tom, il ragazzino, dovrà andare in riformatorio, ma Dave grazie alla riscossione della taglia per aver ucciso ‘Baby Face’ può sperare, insieme a Drina, nell’inizio di un nuovo corso.
È assai contrastante la rappresentazione che in Strada sbarrata viene data della società americana, si avverte un macchinoso lavoro di sceneggiatura con cui si cerca di denunciare la condizione di miseria di una cospicua parte della popolazione, sebbene poi, pur comprendendone i nefasti effetti, si predica un’asettica legalità attraverso cui ristabilire un ordine che si presentava fortemente minacciato. Insomma è come se si volesse rappresentare una situazione che necessitava di essere profondamente riformata, ma contemporaneamente si temesse di apparire eccessivamente permissivi, e dunque viene proposta una stridente sintesi che poco si prestava alla resa cinematografica, almeno di quegli anni, in cui i tratti dei personaggi era ben caratterizzati e le situazioni descritte assai più lineari.
Eppure Dead End, proprio per questa sua specificità, si rivela un film assai originale, che stravolge le consuete regole, dando corpo a una messa in scena che non mancherà di interessare coloro che amano questa stagione del cinema statunitense.
Pubblicato da Sinister Film distribuito da CG Entertainment, Strada sbarrata è disponibile in dvd, in formato 1.33:1, con audio italiano e originale (DD Dual Mono) con sottotitoli opzionabili. Nei contenuti speciali una bella galleria fotografica.
Luca Biscontini
Trova il film su CG Entertainment