Sinossi: Il piccolo Gerard è diviso tra la monotonia della casa ultramoderna dei ricchi genitori e il calore del quartiere popolare dello zio Hulot. Sorella e cognato cercano di inglobare lo stralunato uomo nell’ordine meticoloso della loro vita. I tentativi di organizzare la vita di Hulot si rivelano disastrosi. Le sue disgraziate iniziative costringono il cognato a mandarlo a cercar fortuna altrove. Quando Hulot è partito, gli Arpel si rendono conto che la sua presenza portava un po’ di allegria nella loro vita troppo organizzata.
Recensione: Primo film a colori del grande Jacques Tati, uscito nel 1958, vincitore di un Oscar come miglior film straniero e del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, Mon oncle mette a confronto due mondi opposti, da una parte quello del successo, in cui tutto ciò è nuovo, ordinato e dall’altra quello di Hulot, dove rimane ancora un po’ di fantasia, quella che rende possibile la vita umana. Il film fa parte di un progetto intitolato Omaggio a Jacques Tati a cura di RIPLEY’S FILM, in collaborazione con VIGGO, che riporta sul grande schermo – nelle versioni volute dal regista e recentemente restaurate a cura di Les Films de Mon Oncle, detentrice dei diritti delle opere di Jacques Tati – i quattro film che collocano il grande attore e regista francese accanto a Charlie Chaplin e Buster Keaton: Mon oncle, PlayTime, Les vacances de Monsieur Hulot e Jour De Fete.
Omaggio a Tati è piuttosto un tributo ad un grande artista visionario che, riallacciandosi alla tradizione della slapstick comedy e utilizzando la moderna tecnologia cinematografica, ha dato vita a una forma cinematografica genuina e pura. Di Mon oncle esistono due versioni, quella francese e quella inglese, entrambe del 1958. La versione che la RIPLEY’S FILM manderà nelle sale italiane è quella francese.
Mon oncle è apparentemente un film di Tati con la storia più classica. Sembra emergere un filo conduttore, legato al desiderio della società, rappresentata dalla famiglia Arpel, di integrare Hulot e permettergli di farsi una posizione e di avere una casa. Poiché pensano che lui non sia mai al suo posto e che sia un perdigiorno, forse occorre aiutarlo a mettersi in riga, a trovare quello che fa per lui e dargli il buon esempio. Contrariamente all’universo di Hulot, il mondo degli Arpel è quello della misura e del controllo. La modernizzazione e lo sviluppo sono i feticci del contemporaneo e lo si vede dall’uso delle nuove tecnologie della loro casa ultramoderna.
Hulot (Jacques Tati) e il suo nipotino Gerard (Alain Bécourt) sono gli unici che riescono a capirsi in un contesto metodico e analitico come quello dei coniugi Arpel. Un film che esce nelle sale italiane il 6 giugno e che merita senza dubbio di essere rivisto in questa eccezionale versione restaurata, e che resta a mio avviso, uno dei capolavori del grande regista francese.
Giovanna Savino