Dopo anni di incomprensibile oblio, finalmente si torna a parlare di Luciano Salce grazie alla riscoperta dei suoi film (Colpo di stato presentato nella retrospettiva della Mostra di Venezia 2004 Italian Kings of the Bs – Storia segreta del cinema italiano, La cuccagna nella retrospettiva del 2008 Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato) e a una serie di iniziative promosse dal figlio Emanuele insieme allo studioso Andrea Pergolari: il libro Luciano Salce. Una vita spettacolare (Edilazio, Roma, 2009) e il documentario L’uomo dalla bocca storta (2009), che saranno presentati mercoledì 12 maggio. Ma molto bisogna ancora fare per valutare appieno la figura dell’eclettico regista e attore romano (1922-1989), capace di svariare dalla prosa al cabaret, dal teatro al cinema, con una spiccata predilezione per l’umorismo e la satira di costume. La Cineteca Nazionale gli dedica un’intera retrospettiva che sarà in programma al Cinema Trevi dal 6 al 18 maggio.
Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, Salce esordisce con successo a teatro sia come regista che come attore (sotto la direzione di maestri come Orazio Costa, Fersen, Visconti e Strehler). Nel 1949 si trasferisce a Parigi, dove mette in scena con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli un pirotecnico spettacolo al cabaret “Le rose rouge”, che rinnova completamente il teatro di rivista. L’anno dopo Salce si reca in Brasile, dove la sua creatività ha modo di dispiegarsi in ogni direzione: insegna regia, diviene vice direttore artistico del Teatro Brasileiro de Comédia, fonda il Teatro de Segunda Feira, mette in scena commedie e drammi, esordisce come regista (Uma pulga na balança, Floradas na Serra, entrambi del 1953) e attore cinematografico. Rientrato in Italia, riprende l’attività teatrale e parallelamente compare in vari film. Agli inizi degli anni Sessanta, con Le ore dell’amore, intraprende una lunga e altalenante carriera di regista, nella quale spiccano alcune perle: Il federale, La voglia matta, La cuccagna, Colpo di stato, Basta guardarla, Il… Belpaese, oltre ai primi due Fantozzi, autentici capolavori di comicità.
Ma è l’opera complessiva di Salce che va analizzata a fondo (e la presente retrospettiva, quasi completa, ne offre l’occasione) perché tutti i suoi film, anche quelli meno riusciti, non sono mai banali e catalogabili in comodi (e rassicuranti) schemi: c’è sempre una zampata, volta a svelare l’assurdità del mondo che ci circonda, con effetti irresistibilmente comici, che non riescono mai, però, a sopprimere un’irriducibile malinconia di fondo. Le due facce di un regista/attore, la cui grandezza non è stata ancora compresa.
Per info e il programma completo:
Centro Sperimentale di Cinematografia – Cinema Trevi