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Coriolano di Shakespeare al Teatro Vittoria di Roma

Tra il 1607 e il 1608 ispirandosi a Plutarco, Shakesperare scrisse Coriolano, un’opera teatrale intensa e appassionata che, enfatizzando il pathos, mostrava la degenerazione delle passioni e la loro inesorabile trasformazione in ossessioni. Un gruppo di giovani attori guidati dalla regia di Simone Ruggiero, ha adattato per il palco del Teatro Vittoria della Capitale un vigorosa traduzione teatrale in scena dal 19 al 29 Maggio 2016

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Sinossi: Roma, fine dell’impero. Il generale Caio Marzio, detto Coriolano in seguito alla vittoria sui Volsci e alla conseguente conquista di Corioli, chiede al popolo di eleggerlo come console. Incapace di gestire la sua spasmodica brama di potere, però, Coriolano acquista la fama di “uomo superbo ogni oltre dire”, arrivando persino a insultare pubblicamente il popolo. Accusato di alto tradimento, quindi, viene bandito da Roma, deriso e privato del titolo. Coriolano, allora, accecato dalla rabbia, si allea con Eufidio, capo dei Volsci, e marcia contro la Capitale, intenzionato a distruggere tutto ciò che incontra. Il suo fidato amico Meneo Agrippa cerca di dissuaderlo dall’intento, ma fallisce miseramente. Soltanto la madre Volumnia e sua moglie riusciranno a convincerlo a trattare la resa di Roma, sebbene a caro prezzo.

Recensione: Tra il 1607 e il 1608 ispirandosi a Plutarco, Shakesperare scrisse Coriolano, un’opera teatrale intensa e appassionata che, enfatizzando il pathos, mostrava la degenerazione delle passioni e la loro inesorabile trasformazione in ossessioni. Un gruppo di giovani attori guidati dalla regia di Simone Ruggiero, ha adattato per il palco del Teatro Vittoria della Capitale un vigorosa traduzione teatrale in scena dal 19 al 29 Maggio 2016.

La storia di un antieroe superbo e arrogante, accecato dalla brama di potere prima e dalla sete di vendetta poi, rivela la fragilità umana che si nasconde dietro la maschera di homo novus. Il protagonista Luca Avallone entra perfettamente nella parte sposando le idiosincrasie del personaggio e rivelandone la grande capacità di essere un “flagello per i nemici, ma una verga per gli amici”. Incapace di gestire i propri sentimenti, egli cade vittima dell’ira, preda del rancore, cavia dell’odio, tanto che per ribellarsi ai meccanismi del potere, ne diviene presto parte dell’ingranaggio. Un uomo talmente insicuro di se stesso, dunque, da divenire esso stesso personaggio della sua storia.

Gli interpreti, tutti ben dotati di vis, riescono a catturare il favore del pubblico sin dal primo atto, circondandoli con le loro voci accaldate e con la loro possente carica emotiva. Oltrepassando il palco, infatti, essi utilizzano tutta la sala come impianto scenico, dando vita a una performance, quasi, tridimensionale. Sfoggiando combattimenti coreografici che aumentano l’intrattenimento visivo, supportati da musiche magnetiche ed elettroniche, permettono agli spettatori di sentirsi parte integrante della narrazione, coinvolgendoli, emozionandoli e convincendoli. La loro Coriolano, dunque, è un’opera riuscita che riesce a trasmettere emozioni forti e a ricordare a tutti l’importanza degli antichi valori.

Martina Calcabrini

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