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DVD/Blu Ray

Onibaba – Le assassine di Kaneto Shindō in dvd

Onibaba è un piccolo capolavoro che a distanza di cinquant’anni riesce a tenere desta l’attenzione dello spettatore e a turbarlo, nonostante il racconto trovi la propria matrice nella più profonda cultura giapponese. Un film, la cui iconografia risulta ancora assai efficace, gravida com’è di rimandi archetipici e simbolici. Da vedere per chi non ne avesse avuto l’opportunità, e da rivedere nella splendida edizione restaurata di Sinister Film

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Kaneto Shindō, la cui carriera nel cinema inizia alla fine degli anni ’30, in veste di sceneggiatore, e si protrae fino al 2010 con Postcard, scelto come candidato ufficiale per il Giappone nella corsa per l’Oscar al miglior film straniero del 2012, senza però entrare nella cinquina finale, nel 1964 realizzava probabilmente il suo lungometraggio più celebre, Onibaba (il titolo italiano è Le assassine), in cui, ispirandosi a un racconto buddista, metteva in scena una favola morale dalle tinte horror, ambientata nel medioevo, precisamente nel periodo Nanboku-chō, quando nel paese del Sol Levante si era formata la contrapposizione di due corti imperiali: la Corte del Nord, insediata da Ashikaga Takauji, che aveva sede a Kyōto ed era appoggiata dal Bakufu degli Ashikaga; la Corte del Sud, fondata dall’imperatore Go-Daigo, e che aveva sede a Yoshino presso Nara.

Il regista, attraverso il racconto delle peripezie di due donne costrette al crimine, pur di sopravvivere, denuncia l’orrore della guerra, i cui effetti devastanti produssero un degrado morale diffuso, l’istinto di conservazione prese il sopravvento su ogni forma relazionale, e tutto era consentito pur di salvarsi la pelle. Due donne, dicevamo, una donna e la moglie di suo figlio Kichi, vivono in una capanna in riva al fiume, e come avvoltoi tendono agguati ai soldati feriti provenienti dai campi di battaglia, cui sottraggono ogni cosa per poi rivenderla a un laido ricettatore che in cambio fornisce loro pochi sacchi di miglio. Il precario equilibrio si mantiene fino all’arrivo di Hachi, loro vicino, il quale riferisce che il figlio della donna è purtroppo morto in seguito a un’insurrezione dei contadini, inferociti per i saccheggi subiti. La vedova, appreso il decesso del marito, intraprende una relazione con Hachi, e ogni sera, dopo che la suocera si è addormentata, attraversa correndo il fitto campo di piantagioni di riso, giungendo infine dal cinico uomo che l’attende. Particolarmente suggestive le sequenze notturne in cui vediamo la moglie di Kichi passare veloce nei folti paesaggi di canneti,  e davvero efficace risulta la fotografia di Kiyomi Kuroda che dona all’insieme un’atmosfera lunare che ben restituisce l’inquietudine vissuta dalla giovane ragazza. La madre di Kichi, per gelosia, ma soprattutto temendo l’abbandono della nuora in un momento di così grande difficoltà, dopo averla scoperta, osteggia apertamente la relazione con Hachi; nel frattempo, una notte che era rimasta sola, riceve la visita di un guerriero, sul cui volto campeggia una terrificante maschera da demone che la spaventa non poco. Ma l’uomo non ha cattive intenzioni, le chiede solo di accompagnarlo fuori dalla campagna per poter riprendere il proprio cammino: la donna però lo lascia cadere nella buca in cui si sbarazzava dei cadaveri dei soldati depredati, e successivamente vi si cala per recuperare i preziosi armamenti, dopo averlo smascherato. L’anziana donna, inoltre, per impedire che la nuora visiti ancora Hachi, ogni qual volta la vede allontanarsi indossa la mostruosa maschera e le si paventa contro, terrorizzandola, come se fosse un vero e proprio demone; fino a quando una sera piovosa è costretta a tornare nella capanna, in quanto non riesce più a levarsela di dosso. Dovrà implorare l’aiuto della nuora, a cui promette di non intromettersi più nel rapporto con Hachi (che nel frattempo è stato ucciso da un soldato di passaggio). Infine la maschera viene tolta, ma il volto della donna è sfigurato. Il film si conclude con una corsa affannata delle due donne nei campi, finché la suocera non cade proprio nella buca in cui aveva depositato in precedenza i corpi dei vari malcapitati.

La figura del demone che nella notte spaventa la giovane amante di Hachi ha inciso non poco nell’immaginario cinematografico di quegli anni e ancora continua a impressionare per la sua suggestiva immagine che, illuminata in maniera tale da creare un riverbero di luce abbagliante, non cessa di provocare stupore. Onibaba è un piccolo capolavoro che a distanza di cinquant’anni riesce a tenere desta l’attenzione dello spettatore e a turbarlo, nonostante il racconto trovi la propria matrice nella più profonda cultura giapponese. Un film, la cui iconografia risulta ancora assai efficace, gravida com’è di rimandi archetipici e simbolici. Da vedere per chi non ne avesse avuto l’opportunità, e da rivedere nella splendida edizione restaurata di Sinister Film.

Pubblicato da Sinister Film e distribuito da CG Entertainment, Onibaba è disponibile in dvd con audio in italiano e giapponese (DD 2.0) con sottotitoli opzionabili. Nei contenuti speciali: commento audio del regista e degli attori protagonisti Kei Sato e Jitsuko Yoshimura, Filmato in 8mm girato da sul set del film dal protagonista Kei Sato, trailer cinematografico, galleria fotografica.

Luca Biscontini

  • Anno: 1964
  • Durata: 98'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Giappone
  • Regia: Kaneto Shindō

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