Per il cineasta belga classe 1957 Jaco Van Dormael, autore, tra l’altro, di Totò le héros – Un eroe di fine millennio (1991) e L’ottavo giorno (1996), pare che l’idea per il suo quinto lungometraggio di finzione sia venuta fuori tenendo in considerazione una frase del mitico Woody Allen: “Se Dio esiste, è bene che abbia una buona giustificazione”.
Del resto, residente in un appartamento con tre camere, cucina e lavanderia, ma neppure una porta di uscita e di entrata, incarnato dall’ottimo Benoît Poelvoorde è proprio l’Onnipotente che troviamo al centro del pluripremiato Dio esiste e vive a Bruxelles (2015).
Un Onnipotente odioso e antipatico propenso a trascorrere le proprie giornate rendendo miserabile l’esistenza degli uomini; fino al momento in cui, a seguito dell’ennesimo litigio, la figlia Ea alias Pili Groyne decide di scendere tra essi per scrivere un altro Nuovo Testamento che consenta loro di cercare la felicità.
Non prima, però, di aver usato il computer del padre per inviare a tutti gli esseri umani un messaggio riportante la data di morte di ciascuno, in modo tale da liberarli dalla più grande delle loro paure e da fornire uno dei geniali elementi grotteschi volti ad infarcire quello che, in fin dei conti, altro non vuole essere che un miscuglio di ironia, fantasia e un pizzico di horror.
Miscuglio che, comprendente nel cast anche una Catherine Deneuve pronta ad accoppiarsi con un gorilla in probabile omaggio a Max mon amour (1986) di Nagisa Ôshima, riguarda l’autorità maschile, la famiglia, il ruolo della donna nella società e la sua assenza nella religione, in quanto sono pochissime le frasi scritte da quest’ultima nei testi sacri.
Miscuglio che, con filmato relativo al tour promozionale del film a Bologna e Roma, breve clip in cui il direttore del doppiaggio Teo Bellia spiega il lavoro a Frankie hi-nrg mc (è uno dei doppiatori) e interviste al regista e a diversi degli attori nella sezione extra, è Koch Media a rendere disponibile su supporto blu-ray.
La stessa Koch Media che lancia nel mercato dell’home video tricolore in alta definizione anche The last witch hunter – L’ultimo cacciatore di streghe (2015), tramite cui il californiano Breck Eisner torna ad occuparsi di tematiche legate al cinema della paura, dopo lo zombie movie La città verrà distrutta all’alba (2010), remake dell’omonimo cult di George A. Romero.
Anche se è maggiormente al cinema d’azione che guarda la oltre ora e quaranta di visione atta a porre Vin Diesel – una volta tanto lontano dai fiammeggianti bolidi della saga Fast & furious – nei panni di Kaulder, valoroso guerriero che riuscì ad uccidere la onnipotente Regina delle streghe ed a decimare i suoi seguaci; non prima che questa, con le fattezze della televisiva Julie Engelbrecht, riuscisse a maledirlo, separandolo per sempre da moglie e figlia.
Un Kaulder che, ultimo della propria stirpe, dopo aver combattuto per secoli si ritrova a dover proseguire la propria lotta nel mondo odierno, dal momento in cui si apprende che le megere vivono ancora e che, come ci sarebbe da aspettarsi, sono decise a scatenare la Morte Nera sotto la guida della Regina misteriosamente tornata in vita.
Man mano che, tra scontri corpo a corpo, creature concepite in digitale e Michael Caine, Elija Wood e Rose”Honeymoon”Leslie inclusi nel mucchio, sono L’apprendista stregone (2010) e L’ultimo dei templari (2011) con Nicolas Cage a tornare in un certo senso alla memoria.
Prima che si approdi all’inaspettato risvolto finale di uno spettacolare fanta-elaborato accompagnato in questo caso da trailer, breve backstage e dieci minuti di interviste a Eisner, i protagonisti e i produttori Mark Canton e Bernie Goldmann.
E, rimanendo nell’ambito di novità targate Koch, con trailer originale quale contenuto speciale segnaliamo anche l’inedito cinematografico Shark lake (2015), che, diretto dall’esordiente Jerry Dugan, rispolvera il filone eco-vengeance degli squali mangia-uomini sotto la produzione esecutiva del Dolph Lundgren entrato nella storia della celluloide hollywoodiana grazie al suo Ivan”Ti spiezzo in due”Drago incarnato in Rocky IV (1985).
Lo stesso Lundgren che ricopre nell’operazione anche il ruolo del contrabbandiere di specie esotiche Clint, rilasciato sulla parola dopo una breve permanenza in prigione e che, con l’arrivo dell’estate, si rivela l’unica persona in grado di fermare la feroce e mortale minaccia che ha iniziato a seminare morte e terrore nascosto nelle profondità di un lago.
Feroce e mortale minaccia rappresentata da un pericoloso pescecane che, a volte in modellino, a volte realizzato in computer grafica a basso costo, vediamo staccare gambe, assalire pescatori e turisti e, ovviamente, colorare di rosso sangue le acque del posto.
Mentre seguiamo anche la tormentata vicenda familiare del già citato Clint, padre di una bambina cresciuta da una poliziotta durante la sua incarcerazione; nella sola attesa dello scontro conclusivo con la mostruosità acquatica.
Francesco Lomuscio